Dalla Germania all’Italia, il mercato immobiliare finanziarizzato mette a rischio la sostenibilità economica delle famiglie e la coesione sociale urbana
Affordability, ovvero accessibilità e sostenibilità in termini economici: questa parola d’ordine, resa celebre da Zohran Mamdani nella sua travolgente corsa alla poltrona di sindaco di New York, sta acquisendo valore anche in Europa, dove le principali metropoli si trovano di fronte a un complesso processo di governance del mercato immobiliare, che si trova di fronte a un rischio serio di cortocircuito.
In Europa come nel resto del mondo le città sono l’epicentro dell’attrattività di capitale, degli investimenti, della concentrazione del capitale umano e tecnologico e dello sviluppo immobiliare.
Sempre più, l’ibridazione tra finanza e immobiliaristi nel passaggio dall’edilizia tradizionale al real estate ha reso le metropoli sempre più frenetiche in termini di sviluppo e costruzioni e la realizzazione di nuovi quartieri, centri direzionali e aree di sviluppo finanziario o tecnologico ha trasformato i volti di molti centri urbani (si pensi a Milano), con considerevoli effetti anche sul Pil e il posizionamento globale degli stessi. Questo ha però avuto un contraccolpo: sono stati trascurati fattori come la governance del mercato immobiliare, l’equilibrio con la disponibilità di alloggi a prezzi accessibili, il controllo della reale inclusività delle città di fronte al sorgere di modelli che rischiavano di proletarizzare i white-collar workers entranti nel mercato dei servizi ma schiacciati tra costi della vita crescenti nelle grandi capitali europee e l’assenza di una prospettiva reale per diventare. [...]
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