Caos PD, ora tutti contro il capo. Renzi: “Si va avanti, no a riportare le lancette al passato…”

Alessandro Cipolla

28 Giugno 2017 - 10:36

Dopo le elezioni amministrative, oltre a Prodi e Zingaretti, anche i ministri Franceschini e Orlando attaccano un Renzi che comunque tira dritto per la sua strada.

Caos PD, ora tutti contro il capo. Renzi: “Si va avanti, no a riportare le lancette al passato…”

Tutti contro Matteo Renzi. Il voto dei ballottaggi delle elezioni amministrative di domenica scorsa continua a scuotere il Partito Democratico, dove il segretario sembrerebbe aver perso anche importanti alleati.

Il post su Twitter del ministro Dario Franceschini infatti è un autentico tackle a gamba tesa visto che, in questo caso, la critica verso Matteo Renzi arriva da un suo storico e prezioso alleato all’interno del partito.

Mentre i commenti duri dell’altro ministro Andrea Orlando e del governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti erano da mettere in conto, il primo è stato il principale sfidante di Renzi alle primarie mentre il secondo è molto vicino a Pisapia, il cinguettio al veleno di Franceschini è un duro colpo per l’ex premier.

Oltre alla solita ridda di risposte piccate piovute da parte dei renziani di ferro, il segretario del Partito Democratico ha scelto sempre i social, questa volta però Facebook, per rispondere alle critiche annunciando che non intende tornare indietro sui suoi passi.

PD, tutti contro Renzi

Si preannuncia essere infuocata la direzione del Partito Democratico del prossimo 10 luglio. Intanto, aspettando la riunione, gli screzi tra i massimi esponenti dem si consuma a suon di post e cinguettii sui social.

Nonostante Matteo Renzi a caldo abbia cercato di trarre degli aspetti positivi dalle elezioni amministrative, col passare dei giorni nel PD questo ottimismo di facciata ha lasciato il campo ad una sorta di resa dei conti.

I primi colpi sono arrivati da Romano Prodi, Beppe Sala e Walter Veltroni, che hanno auspicato un cambio di passo del partito dopo la sconfitta nei ballottaggi dove il PD ha fatto registrare un’autentica emorragia di voti.

Ma l’affondo che più ha fatto male a Matteo Renzi è stato quello del ministro ai Beni Culturali Dario Franceschini, da sempre solido e prezioso alleato del segretario visto che di fatti guida la corrente più corposa all’interno del partito.

Una nuova richiesta di unione da parte del centrosinistra a cui fa eco, con ironia, il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che critica ancora una volta la possibilità di un’alleanza post voto con Silvio Berlusconi.

Bersagliato da più fronti, Matteo Renzi a stretto giro ha deciso di replicare alle critiche con un post su Facebook, dove si ribadisce la volontà di andare avanti per la propria strada forte della legittimazione appena avuta dal voto delle primarie.

Renzi e i suoi quindi continuano a respingere con forza ogni ipotesi di apertura verso una grande coalizione di centrosinistra, in uno scontro ormai aperto con tutte le restanti anime del partito.

Renzi accerchiato

La guerra via social che è appena iniziata all’interno del Partito Democratico potrebbe avere delle conseguenze anche rilevanti. Le differenze di vedute infatti tra Dario Franceschini e Matteo Renzi sono un pericoloso campanello d’allarme per i dem.

Franceschini ha sempre fiancheggiato Renzi fin dagli inizi della sua ascesa. Con il corposo esercito di parlamentari tra le propria fila, il sostegno dell’attuale ministro dei Beni Culturali ha sempre garantito un’ampia maggioranza all’ex premier all’interno del partito.

Questa richiesta di cambiamento di strategia arriva quindi proprio dall’alleato più importante di Renzi nel PD. Il fatto poi che il segretario abbia dichiarato che non si torna indietro dalla strada intrapresa può aprire una crisi politica.

Fin quando Matteo Renzi sarà a capo del Partito Democratico non ci saranno speranze per una coalizione che comprenda gli scissionisti del Movimento Democratico e Progressisti e la sinistra radicale, da sempre ostile nei suoi confronti per via del Jobs Act.

Questo è un punto ben noto a tutti fin da prima delle primarie. Una linea quindi in qualche modo sposata anche da Franceschini, visto che ha appoggiato con fermezza la corsa di Renzi verso la segreteria del partito.

Fa strano quindi ora questa sorta di smarcamento. Cambiare opinione è lecito e dovuto in politica, ma prima nel caso bisognerebbe anche fare un po’ di autocritica visto che la linea politica tracciata dal segretario è stata sempre sostenuta e condivisa da Franceschini.

Mentre Orlando ha cercato in ogni modo di evitare la scissione dei bersaniani, il ministro dei Beni Culturali non si è di certo strappato i capelli quando è avvenuta la separazione. Se Renzi ha compiuto degli errori, Franceschini li ha commessi di conseguenza anche lui.

Ecco perché il cinguettio del fedele alleato deve aver creato più di un pensiero a Matteo Renzi. Oltre alla sua cerchia di fedelissimi, senza l’appoggio della corrente di Franceschini il segretario potrebbe trovarsi in minoranza all’interno del partito.

Lo strappo comunque è ancora facilmente ricucibile, fatto sta che questa estate si preannuncia essere più rovente che mai per il Partito Democratico. Con la manovra economica che incombe e la campagna elettorale ormai iniziata, la strada per Renzi, oltre che per il governo Gentiloni, al momento sembrerebbe essere in salita.

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