Busta paga pesante, via libera al rimborso dell’Agenzia delle Entrate

Simone Micocci

19 Settembre 2025 - 17:31

L’Agenzia delle Entrate adesso è obbligata ai rimborsi relativi alle buste paga pesanti. Ecco cos’è successo.

Busta paga pesante, via libera al rimborso dell’Agenzia delle Entrate

Buone notizie in arrivo per migliaia di cittadini.

Con la decisione della Corte di giustizia tributaria di Ascoli Piceno, l’Agenzia delle Entrate è obbligata a riconoscere il rimborso ai cittadini che hanno beneficiato della cosiddetta “busta paga pesante”. Si spera così di mettere finalmente la parola fine ad anni e anni di contenzioso, portato avanti dai ricorsi del sindacato Cisl e Spi Marche, che hanno ora ottenuto una vittoria con gli studi legali rappresentanti.

Adesso le pratiche dei cittadini dovranno necessariamente essere rivalutate, aprendo finalmente una speranza per moltissimi contribuenti. Vediamo cos’è successo e cosa cambia ora.

Buste paga pesanti, qual è il problema

Per capire il peso della decisiva pronuncia del tribunale marchigiano bisogna fare un passo indietro, all’origine del problema.

Tutto inizia con la sequenza sismica del Centro Italia del 2016-2017, che ha procurato danni devastanti al territorio e agli abitanti. Tra le misure disposte dagli enti pubblici per far fronte alle difficoltà patite dai cittadini c’è stata appunto la cosiddetta busta paga pesante, ossia la sospensione delle ritenute fiscali e previdenziali da agosto 2016 all’intero 2017. Così, lavoratori e pensionati hanno percepito inizialmente dei trattamenti più favorevoli, dovendo però poi restituire parte delle somme.

L’Agenzia delle Entrate ha quindi provveduto a trattenere le somme dovute negli anni successivi, in un caos normativo e giurisprudenziali senza paragoni. Inizialmente era previsto che i contribuenti restituissero interamente ritenute non versate, ma successivamente la percentuale di restituzione è stata abbassata al 40% con il Decreto Sisma del 2019.

L’adesione all’esenzione dell’Irpef e delle ritenute, la busta paga pesante, era del tutto facoltativa e il momento storico particolarmente difficile per i residenti dei Comuni colpiti dal terremoto. Di conseguenza, moltissimi cittadini hanno preferito rinunciare al beneficio, per evitare di indebitarsi negli anni successivi. Di regola, infatti, i contribuenti avrebbero dovuto restituire all’Agenzia delle Entrate l’intera percentuale delle ritenute sospese per metà del 2016 e per il 2017, trovandosi così con maggiori disagi e difficoltà.

L’Irpef, in particolare, doveva essere restituita integralmente per tutto l’anno 2017, trovando i contribuenti in difficoltà.

Moltissime persone, pur avendo diritto all’agevolazione, hanno così deciso di non avvalersi della busta paga pesante e non beneficiare della sospensione. Di conseguenza, per i periodi interessati hanno continuato a percepire stipendi e pensioni ordinari, senza dovere alcuna restituzione in seguito però. Con il cambiamento della normativa, però, chi ha compiuto questa scelta si è trovato estremamente penalizzato, in quanto avrebbe potuto più agevolmente provvedere alla restituzione del solo 40%.

Presumibilmente, gran parte dei cittadini che hanno rinunciato avrebbero accolto con maggiore favore la busta paga pesante dinanzi a un’ipotesi di restituzione parziale. Oltretutto, chi ne ha usufruito ha comunque ottenuto un vero e proprio sconto del 60% sulle ritenute, non dovendo rendere al Fisco questa percentuale.

Via libera ai rimborsi dall’Agenzia delle Entrate

La busta paga pesante doveva agevolare i terremotati, ma si è rivelata controproducente per tante persone. Un meccanismo inizialmente imprevedibile che ha leso l’uguaglianza dei cittadini, peraltro riguardando un aspetto delicato come una misura post sisma. Per questo motivo i sindacati hanno fortemente preteso un intervento che garantisse l’equità del trattamento, trovando come soluzione migliore il rimborso da parte dell’Agenzia delle Entrate dello sconto di cui hanno beneficiato gli altri terremotati.

Chi ha rinunciato alla busta paga pesante prima che l’obbligo di restituzione venisse ridotto al 40% ha diritto a un rimborso del 60% sulle ritenute pagate nel periodo interessato dalla sospensione. Una situazione che riguarda più di 3.000 cittadini che hanno correttamente presentato l’istanza di rimborso soltanto per vedersi negare la pratica dall’Agenzia delle Entrate innumerevoli volte. I diversi ricorsi confermano infatti che questi importi sono dovuti ai cittadini, come avevano chiarito anche le sentenze n. 23642, 23647 e 23652 del 2024 della Corte di Cassazione.

Adesso, la Corte di Giustizia di Ascoli Piceno ha stabilito l’accoglimento di oltre 500 domande presentate dai cittadini, obbligando l’AdE a erogare il rimborso entro 120 giorni. Continua, con maggiori speranza, il contenzioso per coloro che ancora attendono invano l’accoglimento della pratica.

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