Conguaglio busta paga dicembre 2025, stipendio più basso in questi casi

Simone Micocci

9 Dicembre 2025 - 17:59

Conguaglio fiscale in busta paga a dicembre, ecco chi rischia di ritrovarsi con uno stipendio molto basso.

Conguaglio busta paga dicembre 2025, stipendio più basso in questi casi

Dicembre non è solo il mese di pagamento della tredicesima. A incidere sull’importo netto dello stipendio, infatti, è anche il conguaglio di fine anno, l’operazione con cui il datore di lavoro ricalcola Irpef e addizionali regionali e comunali tenendo conto di quanto effettivamente guadagnato dal lavoratore nel corso del 2025.

Ricordiamo, infatti, che il datore di lavoro agisce come sostituto d’imposta: è a questo, quindi, che compete trattenere le imposte dalla busta paga, per quanto comunque in genere questo possa farlo solamente in misura parziale. Non sempre, infatti, i lavoratori comunicano all’azienda qual è effettivamente il reddito complessivo percepito, ad esempio informandoli su tutte le entrate mensili provenienti da altri incarichi di lavoro o da altri investimenti come possono essere le proprietà immobiliari.

Ecco perché in genere i lavoratori devono guardarsi da due conguagli: quello di fine anno di competenza del datore di lavoro, che come vedremo di seguito va a ricalcolare le imposte tenendo conto solamente dei redditi di cui ha notizia, e poi quello successivo alla dichiarazione dei redditi, per il quale l’appuntamento è fissato da luglio dell’anno successivo (a seconda di quando è stato presentato il modello 730).

Qui andremo a concentrarci sull’appuntamento più prossimo, ossia dal tanto temuto conguaglio di fine anno che in alcuni casi garantisce un aumento, mentre in altri - la maggior parte in realtà - scatta una trattenuta che può ridurre di molto l’importo netto dello stipendio.

A tal proposito, è lecito farsi alcune domande: ad esempio, se è il datore di lavoro ad agire come sostituto di imposta, per quale motivo questo dovrebbe considerare un reddito presunto diverso da quello che effettivamente verrà percepito? Le ragioni possono essere diverse: si pensi a chi gode di un aumento nel corso dell’anno, ad esempio per il passaggio a un livello successivo, con le trattenute effettuate nei mesi precedenti che quindi non risulteranno corrette perché calcolate su un reddito presunto più basso.

Errori che possono portare a diverse conseguenze, specialmente sul piano fiscale dove il calcolo sbagliato può incidere negativamente su Irpef, relative detrazioni, addizionali e persino sul pagamento del bonus 100 euro.

Detto questo, approfondiamo cos’è il conguaglio fiscale in busta paga, quali voci dello stipendio comprende, chi rischia di avere uno stipendio più basso e cosa bisognerebbe fare per evitare questa spiacevole circostanza.

Cos’è il conguaglio in busta paga a dicembre

Per capire perché nella busta paga di dicembre 2025 possono comparire trattenute più alte, è necessario chiarire innanzitutto cosa si intende per conguaglio Irpef di fine anno.

Con l’ultima busta paga dell’anno - o comunque entro il 28 febbraio dell’anno successivo - il datore di lavoro, che funge da sostituto d’imposta (così come l’Inps per i pensionati), deve verificare quanto il lavoratore è tenuto a versare davvero tra imposte e contributi.

Il calcolo dell’Irpef, delle addizionali regionali e comunali e delle detrazioni spettanti (da lavoro dipendente o per carichi familiari) può essere infatti effettuato in modo preciso solo a fine anno, quando si conoscono con certezza i redditi effettivamente percepiti.

Durante l’anno, invece, le trattenute vengono applicate in via presuntiva, sulla base del reddito che si prevede sarà percepito, spesso prendendo come riferimento quanto guadagnato l’anno precedente.

Per questo motivo, il conguaglio 2025 nella busta paga di dicembre serve ad allineare le imposte effettivamente dovute con quelle già trattenute: se durante i mesi precedenti sono state pagate tasse inferiori al dovuto, il datore di lavoro deve recuperare la differenza.

In pratica, è il datore di lavoro (o l’Inps, per i pensionati) a effettuare il conguaglio fiscale e a versare poi l’importo corretto al Fisco.

Le conseguenze del conguaglio

Con il conguaglio fiscale in busta paga i lavoratori dipendenti e pensionati pagano, semplicemente, quelle che sono le tasse effettivamente dovute.

Il ricalcolo che viene effettuato riguarda ad esempio i contributi Inps, l’Irpef dovuta comprensiva di addizionali regionali e comunali e si ricalcolano eventuali detrazioni fiscali spettanti.

Se per la retribuzione del mese di dicembre verrà consegnata la cosiddetta “busta paga pesante” vuol dire che nell’anno sono state pagate meno tasse di quanto dovuto e che quindi è stata effettuata la trattenuta fiscale di fine anno sui redditi effettivamente percepiti.

Una sorpresa ancora più amara per chi alla fine dell’anno e in base ai redditi percepiti risulta essere tra i contribuenti costretti a restituire in tutto o in parte il bonus di 100 euro.

Non per tutti il conguaglio Irpef di dicembre è una brutta sorpresa: nel caso in cui nel corso dell’anno siano state pagate più imposte di quanto dovuto, verrà erogato di diritto il rimborso fiscale.

Come evitare gli effetti spiacevoli del conguaglio di fine anno

Per evitare un recupero a fine anno, il lavoratore che ipotizza di ricevere un reddito non omogeneo, nei singoli mesi, può chiedere al sostituto d’imposta l’applicazione di un’aliquota fissa. Quest’ultima si determina:

  • calcolando l’Irpef lorda corrispondente al reddito complessivo che si ipotizza di ricevere nell’anno, ad esempio 39mila euro, pari in questo caso a euro 10.290 euro;
  • dividendo l’Irpef lorda per il reddito complessivo, 10.290/39.000,00 = 0,2638;
  • moltiplicando 0,2638 * 100 = 26,38%.

A questo punto non resta che chiedere al sostituto d’imposta di applicare, in tutti i singoli periodi di paga, l’aliquota fissa al 26,38%.

La scelta in parola dev’essere comunicata con la «Dichiarazione per il diritto alle detrazioni d’imposta per reddito e per carichi di famiglia» o «modello D23».

Nel documento il contribuente può chiedere che l’aliquota fissa:

  • si applichi soltanto nei singoli periodi di paga e non in sede di conguaglio di fine anno;
  • si applichi nei singoli periodi di paga e in sede di conguaglio di fine anno.

Di norma, quest’ultima opzione concerne i contribuenti che percepiscono redditi ulteriori a quello da lavoro dipendente, erogato dal sostituto d’imposta.

Lo stesso va fatto per le detrazioni da lavoro dipendente, indicando al datore di lavoro un certo reddito complessivo chiedendo che sia su questo che vengano calcolate le detrazioni da lavoro dipendente.

Discorso a parte per il bonus 100 euro, il trattamento integrativo che ha sostituito il bonus Renzi che oggi spetta per intero fino a 15.000 euro di reddito (e in misura parziale, e per chi ne soddisfa determinati requisiti, fino a 28.000). Per evitare di doverlo restituire a fine anno - e ritrovarsi così con una trattenuta di 1.200 euro sulla busta paga di dicembre - laddove il lavoratore preveda di ottenere redditi, nell’anno, superiori a 15mila euro è opportuno chiedere l’erogazione del bonus direttamente in sede di conguaglio di fine anno, quando sarà definitivo il dato relativo ai redditi da lavoro dipendente percepiti nel periodo d’imposta. O in alternativa lo si può recuperare in sede di dichiarazione dei redditi (opzione consigliata in presenza di più sostituti d’imposta, ad esempio per chi svolge più lavori).

In questo modo si evita di percepire il bonus per determinati mesi dell’anno, salvo poi dover restituire le somme in sede di conguaglio se il reddito complessivo eccede i 15.000 euro.

Conguaglio di fine anno, un esempio pratico

Per capire meglio come funziona il conguaglio di fine anno, ecco un esempio pratico.

Immaginiamo un lavoratore che a inizio 2025 percepiva uno stipendio di 1.800 euro lordi al mese. Per quasi metà dell’anno il datore di lavoro ha calcolato le ritenute Irpef su questo importo, applicando quindi un’aliquota coerente con un reddito annuo presunto di circa 21.600 euro. A luglio, però, il dipendente riceve un aumento per passaggio di livello e lo stipendio sale a 2.100 euro lordi. Da quel momento le trattenute vengono ricalcolate sul nuovo importo mensile, ma tutto ciò che è avvenuto nei mesi precedenti resta basato sul reddito più basso.

Arrivati a dicembre, il datore di lavoro deve verificare quanto il dipendente ha realmente guadagnato nell’anno: non più 21.600 euro, ma poco più di 24.000. Con questo nuovo reddito complessivo cambiano l’Irpef dovuta, le detrazioni spettanti e le addizionali da versare. A quel punto emerge che per i primi sei mesi dell’anno sono state trattenute meno imposte del necessario. Il datore di lavoro, come sostituto d’imposta, è quindi obbligato a recuperare la differenza nell’ultima busta paga, generando la famosa “busta paga pesante”, cioè con una trattenuta più alta del normale.

La sorpresa può essere ancora più amara se questo aumento di reddito fa anche superare la soglia dei 15.000 euro per il bonus 100 euro. In quel caso, se il lavoratore lo ha percepito ogni mese, a dicembre si ritroverà a dover restituire in una sola volta tutti gli importi non spettanti, che possono arrivare anche a 1.200 euro. Il risultato è che lo stipendio netto di dicembre potrebbe scendere sensibilmente, nonostante la presenza della tredicesima.

Il quadro cambia del tutto se il lavoratore, a inizio anno, avesse chiesto l’applicazione di un’aliquota fissa basata su un reddito complessivo stimato più vicino a quello reale. In quel caso, le trattenute mensili sarebbero state più precise e il conguaglio di dicembre molto più leggero, perché il datore di lavoro non avrebbe dovuto recuperare grandi differenze. Lo stesso vale per il bonus 100 euro: richiedere di riceverlo solo in sede di conguaglio avrebbe evitato di restituire somme elevate a fine anno.

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