Busta paga, occhio a ferie e permessi in scadenza: cosa conviene fare?

Simone Micocci

19 Maggio 2023 - 11:52

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Ferie e permessi in scadenza il 30 giugno 2023: cosa fare e cosa può succedere dal 1° luglio ai giorni residui e non goduti.

Busta paga, occhio a ferie e permessi in scadenza: cosa conviene fare?

C’è una data molto importante che i lavoratori devono tenere in mente: il 30 giugno, quando in molti settori scatta l’azzeramento dei permessi, con la sola eccezione di quelli maturati nell’anno in corso. Lo stesso termine vale per le ferie ma, come vedremo di seguito, in questo caso non si può parlare di vero e proprio azzeramento poiché le ferie maturate e non ancora godute restano a disposizione del lavoratore.

Nel dettaglio, il termine del 30 giugno viene fissato dalla maggior parte dei contratti collettivi come deadline per i permessi maturati e non goduti, mentre per le ferie questa è la data entro cui i datori di lavoro devono assicurarsi, se non vogliono incorrere in spiacevoli conseguenze, che i dipendenti abbiano fruito dei giorni maturati entro il 31 dicembre di 2 anni prima.

Ci sono diverse regole, quindi, per ferie e permessi ma la data del 30 giugno è importante per entrambe. La differenza sostanziale sta nel fatto che le ferie non possono essere monetizzate dal dipendente, se non al termine del rapporto di lavoro, mentre i permessi sì: una regola che avrà conseguenze su cosa succederà il 1° luglio laddove in busta paga dovessero esserci dei giorni residui di ferie e permessi.

A tal proposito, di seguito faremo chiarezza su cosa succede tra il 30 giugno e il 1 luglio per ferie e permessi, così da capire cosa conviene fare in vista di questa importante scadenza.

Ferie non godute: che succede l’1 luglio

Generalmente il lavoratore matura 4 settimane di ferie ogni anno. Di queste, 2 devono essere obbligatoriamente fruite nel corso dell’anno di riferimento, mentre per le restanti c’è tempo 18 mesi dalla scadenza del periodo di maturazione.

Ciò significa che il termine ultimo per usufruire di tutti i giorni di ferie maturati tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2021 è fissato al 30 giugno 2023.

Non bisogna pensare, però, che se il datore di lavoro non concede le ferie maturate nel 2021 queste si perdono a partire dall’1 luglio 2023: è importante sottolineare, infatti, che per il lavoratore non ci sono conseguenze, in quanto potrà godere delle suddette ferie in qualsiasi altro momento. Ed eventualmente, se alla cessazione del rapporto di lavoro ci saranno ancora delle ferie residue, sarà possibile monetizzarle.

Perché allora la scadenza del 30 giugno è così importante? A tenerla d’occhio devono essere le aziende, le quali rischiano di dover far fronte a oneri contributivi e a sanzioni nel caso in cui non abbiano concesso ai dipendenti tutte le ferie maturate due anni prima.

Nel dettaglio, sulle ferie non concesse bisognerà comunque farsi carico degli oneri contributivi, per i quali c’è tempo fino al 22 agosto. E poi ci sono le sanzioni da considerare, per un importo che va da 120 a 5.400 euro.

Permessi non goduti: cosa succede l’1 luglio

Quando parliamo di permessi ci riferiamo a quelli concessi per le ex festività (come ad esempio è stato per il 29 giugno) e ai permessi riconosciuti per riduzione dell’orario di lavoro (i cosiddetti Rol).

Le regole per i permessi non goduti, però, sono molto più articolate: trattandosi di strumenti nati dalla contrattazione collettiva, infatti, è al Ccnl di riferimento che bisogna rivolgersi.

In molti contratti collettivi, infatti, viene stabilito che i permessi maturati dovrebbero solitamente essere fruiti entro l’anno di maturazione, o comunque entro il 30 giugno successivo. Entro oggi, quindi, bisognerebbe fruire dei permessi maturati lo scorso anno e non ancora goduti.

Che succede altrimenti? È sempre il Ccnl a definire le conseguenze per eventuali permessi non goduti entro il termine previsto. Quel che è importante sottolineare è la differenza che c’è con le ferie, visto che i permessi possono essere monetizzati anche in costanza di rapporto.

Potrebbe succedere, dunque, che i permessi non goduti al 30 giugno vengano indennizzati dal datore di lavoro, i quali verrebbero così pagati nella prima busta paga successiva alla scadenza del periodo di fruizione dei permessi, come previsto dal Ccnl.

Cosa conviene fare?

Per quanto riguarda le ferie non ci sono conseguenze per il lavoratore, quindi semmai a doversi interrogare su cosa conviene fare entro il 30 giugno è l’azienda. Per evitare sanzioni, infatti, a questa conviene mettere il dipendente nella condizione di fruire delle ferie ancora residue (ma solo per quelle maturate entro il 31 dicembre 2021) entro la fine di giugno.

Per quanto riguarda i permessi, invece, molto dipende dalle preferenze del dipendente. Laddove se ne voglia approfittare per un po’ di riposo extra prima delle ferie estive se ne può fare richiesta fin da subito al datore di lavoro; chi invece preferisce farseli pagare, potrà aspettare tranquillamente la scadenza del 30 giugno quando i permessi non goduti contribuiranno ad aumentare l’importo della prima busta paga utile.

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