Dopo Melfi, Pomigliano e Termoli, arriva un’altra tranche di ammortizzatori sociali nello stabilimento di Mirafiori: 2.300 i dipendenti coinvolti. Le proteste di operai e sindacati.
Stellantis rinnova l’utilizzo degli ammortizzatori sociali per altri 2.300 lavoratori distribuiti in diversi reparti dello stabilimento di Mirafiori. Si tratta dell’ennesimo ricorso agli strumenti di sostegno al reddito che evidenzia una situazione di estrema precarietà per migliaia di famiglie.
La situazione di Mirafiori si inserisce in un panorama nazionale particolarmente critico per tutti gli stabilimenti Stellantis. A giugno è stato rinnovato il ricorso agli ammortizzatori sociali per 4.860 metalmeccanici di Melfi, dove la produzione ha subito un crollo del 59,4%, fermandosi a sole 19.070 vetture prodotte.
Il contagio si è esteso a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale. A Termoli, 1.823 operai saranno in regime di solidarietà fino ad agosto 2026, mentre a Pomigliano d’Arco è stato siglato un accordo per prorogare di un anno la cassa integrazione in deroga per 3.750 addetti.
I numeri complessivi per Mirafiori, che ha registrato un calo del 21,5% nella produzione durante il primo semestre dell’anno, parlano per l’esattezza di 2297 persone. Nello specifico, dal primo settembre al 31 gennaio, saranno interessati i settori carrozzeria per quanto riguarda la linea 500 Bev (coinvolti 903 lavoratori), ma anche per la linea Maserati, in cui saranno coinvolti 674 lavoratori. Contratti di solidarietà anche per la Stellantis Europe di San Benigno (ex-PCMA) in cui saranno coinvolti 300 lavoratori, per il settore presse (294 lavoratori), per la costruzione stampi (85 lavoratori) e la Mould Shop di Grugliasco (ex TEA), in cui saranno interessati 41 lavoratori.
La crisi Stellantis colpisce Mirafiori: l’appello degli operai
La frustrazione dei lavoratori si traduce in appelli diretti alle istituzioni. “Meloni, dove sei?” è il grido di Maria Epifania, impiegata nel reparto carrozzerie che rappresenta il sentimento di migliaia di operai che si sentono abbandonati dalle istituzioni.
La situazione economica delle famiglie si fa sempre più precaria: “Ormai da 18 anni lavoriamo così a Mirafiori, alternando periodi di cassa a periodi di lavoro”, racconta la lavoratrice.
Le conseguenze economiche sono gravi ed evidenti: Vuol dire percepire quasi 500 euro in meno al mese e non sapere mai se quel mese riceverai lo stipendio intero o no, spiega Giuseppe, operaio dello stabilimento dal 1989.
Le richieste dei sindacati e la speranza di rilancio
I sindacati chiedono un intervento strutturale e coordinato. Edi Lazzi, segretario generale della Fiom Cgil Torino, sottolinea la necessità di “un piano speciale per rilanciare il settore automotive e l’industria manifatturiera del territorio, possibile solo con unità di intenti della classe dirigente di Torino e Piemonte”.
Le segreterie nazionali dei sindacati metalmeccanici hanno lanciato un appello per un intervento politico tempestivo e chiedono l’apertura di un tavolo con il governo per avviare un confronto diretto con il nuovo amministratore delegato di Stellantis, Antonio Filosa.
La critica più aspra arriva da Gianni Mannori, responsabile Fiom Cgil, che evidenzia il paradosso della situazione attuale: “Servono nuovi modelli, ma quelli disponibili sono destinati altrove. Torino, pur dichiarata centrale da Elkann e Filosa, oggi sembra centrale solo per la decrescita. Da capitale dell’auto è diventata capitale della cassa integrazione”.
L’unica nota di speranza viene dall’arrivo della 500 ibrida, previsto per novembre, che è atteso come possibile segnale di rilancio. Tuttavia, resta da vedere se questo nuovo modello sarà sufficiente a invertire una tendenza che sembra ormai consolidata.
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