Bonus pensioni 2023, quali sono gli aiuti che aumentano l’assegno

Simone Micocci

10 Novembre 2023 - 10:11

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Pensione bassa, quali sono i bonus (o gli aiuti) a cui si ha diritto? Ecco una guida completa.

Bonus pensioni 2023, quali sono gli aiuti che aumentano l’assegno

Chi ha una pensione molto bassa, inadeguata per arrivare senza affanno alla fine del mese, si chiede se ci sono dei bonus o delle agevolazioni che possano rappresentare un valido aiuto.

A tal proposito, se vi trovate in questa spiacevole situazione vi farà piacere sapere che la risposta è affermativa: per quanto non esista un vero e proprio bonus pensioni ci sono diversi aiuti che possono essere richiesti dal pensionato con reddito basso. In alcuni casi si tratta di vere e proprie maggiorazioni che incrementano l’importo dell’assegno, in altre di misure che intervengono in sostegno del pensionato riconoscendogli ad esempio l’accesso gratuito ad alcuni servizi.

Ecco quindi un approfondimento su quelli che potremmo considerare come una sorta di bonus pensioni, una guida utile per tutti coloro che sono in cerca di un sostegno al reddito.

Incremento al trattamento minimo di pensione

Dovete sapere che per quanto riguarda la pensione esiste un importo minimo riconosciuto dalla legge, nel 2023 pari a 563,74 euro al mese, 7.328,62 euro l’anno.

Ebbene, per coloro che si trovano al di sotto questo valore, a patto però di soddisfarne i requisiti economici, è riconosciuta un’integrazione dell’importo percepito tale da permettere di raggiungere la soglia minima. Ad esempio, grazie alla cosiddetta integrazione al trattamento minimo, una pensione di 500 euro mensili gode di un’integrazione di 63,74 euro.

Tuttavia, è importante sottolineare che non hanno diritto al trattamento minimo coloro che hanno la pensione calcolata interamente con le regole del contributivo, quindi chi non ha contributi maturati entro il 31 dicembre 1995. Come anticipato, inoltre, bisogna soddisfare un requisito economico: l’integrazione, infatti, spetta solo a coloro che hanno un reddito complessivo (quindi non solo la pensione) che non supera i 7.328,62 euro (ossia l’importo annuo del trattamento minimo). Spetta, parzialmente, a coloro che superano questa soglia ma non i 14.657,24 euro (2 volte il valore del trattamento minimo).

Si guarda anche al reddito coniugale: per avere diritto all’integrazione per intero è necessario che questo non superi quota 29.314,48 euro (4 volte il trattamento minimo), mentre per quella parziale il limite è di 36.643,10 euro (5 volte).

Assegno sociale

Altra misura che incrementa l’importo della pensione, ma in maniera meno conveniente rispetto alla suddetta integrazione, è l’Assegno sociale. Questa prestazione spetta al compimento dei 67 anni di età a coloro che si trovano in una situazione economica di bisogno, calcolata prendendo come riferimento l’importo annuo dell’Assegno sociale stesso, 6.542,51 euro annui (503,27 euro al mese) nel 2023.

Per avere diritto al pieno importo bisogna avere un reddito pari a zero: non è quindi il caso di chi prende la pensione, il quale può comunque richiedere l’Assegno sociale nel caso in cui il reddito complessivamente percepito non superi i 6.542,51 euro annui. In tal caso spetterà una sola integrazione, calcolata sottraendo dal suddetto valore l’importo del proprio reddito.

Anche in questo caso si tiene conto del reddito coniugale: spetta per intero ai soggetti coniugati che hanno un reddito familiare inferiore al totale annuo dell’Assegno, parzialmente quando invece il reddito non supera di 2 volte il valore (restando quindi entro la soglia dei 13.085,02 euro).

Maggiorazioni sociali

Esistono poi una serie di maggiorazioni sociali che intervengono in sostegno del pensionato, il cui importo aumenta con il passare dell’età.

Si parte infatti da una maggiorazione pari a 25,83 euro al mese - come riconosciuta dall’articolo 1 della legge n. 544 del 1988 - per coloro che hanno un’età compresa tra i 60 e i 64 anni, che sale a 82,64 euro mensili al compimento dei 65 anni. Dopodiché, al compimento dei 70 anni vi è un ulteriore scatto, in quanto si sale a 136,44 euro (124,44 euro per i titolari di quattordicesima mensilità). L’ultimo scatto si può persino anticipare: il limite anagrafico dei 70 anni, infatti, può essere ridotto di 1 anno per ogni 5 anni di contribuzione, ma fino a un massimo di 65 anni di età.

Ad averne diritto sono coloro che hanno una pensione d’importo inferiore al trattamento minimo che non percepiscono altri redditi. Per quanto riguarda il reddito coniugale, invece, la maggiorazione sociale spetta a patto che il reddito non superi il valore del trattamento minimo incrementato dell’Assegno sociale.

Pensione di cittadinanza

Un’altra prestazione che va a integrare il valore della pensione è la cosiddetta Pensione di cittadinanza, variante del più conosciuto Reddito di cittadinanza. Spetta a coloro che fanno parte di un nucleo familiare composto da soli componenti over 67 o comunque disabili gravi o non autosufficienti, con un Isee che non supera i 9.360 euro e un reddito familiare (in cui quindi è compresa anche la pensione) pari o inferiore a 7.560 euro (soglia che viene moltiplicata per il parametro di scala di equivalenza, assegnato in base al numero dei componenti del nucleo).

L’importo è pari alla suddetta soglia, maggiorata in base al valore del parametro di scala, meno il reddito percepito. Per chi vive solo e ha un reddito pari a zero l’importo è quindi di 630 euro mensili, mentre il pensionato solo che ad esempio prende una pensione di 580 euro avrà diritto a una pensione di cittadinanza mensile pari a 50 euro.

Da segnalare poi la possibilità di godere di ulteriori 150 euro come rimborso per il canone di locazione (quindi riservata a chi vive in affitto).

Dal 2024 la Pensione di cittadinanza cesserà di esistere e verrà sostituita dall’Assegno di inclusione, che di fatto è molto simile tanto per i requisiti quanto per gli importi.

Carta acquisti

In favore di coloro che hanno compiuto 65 anni, indipendentemente se percepiscono o meno la pensione, è riconosciuta una Carta acquisti dal valore di 40 euro mensili (ricaricati ogni bimestre), con cui poter fare la spesa, acquistare farmaci o pagare le bollette.

Spetta a coloro che hanno un Isee non superiore a 7.640,18 euro, stessa soglia per quanto riguarda i redditi. Nel caso di chi ha compiuto 70 anni, invece, l’Isee è sempre lo stesso mentre la soglia di reddito sale a 10.186,91 euro.

Esenzione canone Rai

Tra le agevolazioni figura invece l’esenzione del canone Rai, riconosciuta in favore dei cittadini - non necessariamente pensionati - che hanno compiuto 75 anni di età e hanno un reddito annuo proprio o del coniuge che non supera gli 8.000 euro. Per avere diritto all’esenzione non bisogna avere altri conviventi titolari di un reddito proprio, con l’unica eccezione rappresentata da collaboratori domestici, colf e badanti.

Esenzione ticket sanitario

I pensionati con basso reddito non pagano neppure il ticket sanitario: il caso di esenzione indicato con la dicitura E1, infatti, riguarda coloro che hanno compiuto i 65 anni di età e hanno un reddito familiare inferiore a 36.165,98 euro.

Le altre agevolazioni per i pensionati

Ci sono poi da considerare diverse iniziative volte ad agevolare l’accesso dei pensionati a una serie di servizi. Ad esempio, in molti Comuni esistono bonus trasporti riservati a chi ha superato una certa soglia di età, grazie ai quali è riconosciuto un forte sconto sulle spese di biglietti e abbonamenti o persino la gratuità del viaggio.

Ci sono poi agevolazioni per la spesa, con alcune grandi catene di distribuzione che in un giorno della settimana sono soliti riconoscere uno sconto extra (solitamente tra il 10% e il 15%) a chi ha superato i 65 anni oppure è percettore di pensione.

E ancora, agevolazioni ci sono per le bollette, come pure per le tariffe telefoniche, o anche per entrare nei musei e nei siti culturali.

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