L’ultimo decreto del ministro Bianchi fa discutere: un bonus per gli insegnanti che non si trasferiscono. Ecco quali sono i punti critici e perché.
Agli insegnanti che decideranno di non trasferirsi verrà elargito un bonus in busta paga. È questa la proposta dell’ultimo decreto del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, prima che alle elezioni del 25 settembre gli succeda un nuovo esecutivo.
Il ministro scivola su quella che dovrebbe essere una mossa strategica per garantire una continuità didattica agli studenti, che ogni anno o anche più di frequente cambiano insegnante, rischiando di rimanere indietro con i programmi ministeriali e di non instaurare il rapporto di fiducia essenziale per una didattica proficua.
Eppure, il decreto non piace al Cspi (il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione) che lo rimanda a settembre: sono ancora molte le criticità del testo. Il ministro rischia quindi di concludere il suo mandato con una sonora bocciatura, ma non è ancora detto. C’è tempo per correggere il tiro e sistemare quei punti critici che hanno acceso numerose polemiche. Ecco cosa prevedeva il decreto e cosa non funziona nel testo.
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Bonus in busta paga per l’insegnante che non si trasferisce: cosa prevede il decreto
Valorizzare i docenti che garantiscono, nell’interesse dei loro alunni, una continuità didattica: è questo l’obiettivo del decreto firmato dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, ma che è stato rigorosamente bocciato dal Cspi, il più importante organo collegiale dell’istruzione italiana.
Il decreto cerca di limitare il più possibile i continui trasferimenti degli insegnanti da una scuola all’altra, interrompendo la cosiddetta continuità didattica anche all’interno dello stesso anno scolastico. Garantire un rapporto continuativo tra docente e alunno è fondamentale non solo per una migliore l’esperienza didattica, ma anche per far sì che gli studenti e le studentesse trovino nei loro insegnanti un punto di riferimento durante il delicato periodo dell’adolescenza.
Il governo Draghi ha dunque pensato di premiare gli insegnanti che restano nella medesima scuola per più anni con un bonus in busta paga. A oggi - come riporta anche Repubblica - il governo Draghi avrebbe messo a disposizione ben 30 milioni da suddividere tra le scuole. Modalità di distribuzione che dovrebbero essere stabilite da un decreto del ministero dell’Istruzione, così come i requisiti per ottenere il bonus in busta paga, peccato però che il Cspi abbia deciso di bloccarlo
Come spiegato dal Consiglio, pur condividendo l’obiettivo con il ministro di valorizzare la continuità didattica all’interno del sistema scolastico, il decreto entra purtroppo in merito a questioni “squisitamente” sindacali, come la mobilità del personale. Inoltre, potrebbe non essere sufficiente per gli alunni “più fragili”, in quanto sono soprattutto i docenti di sostegno quelli continuamente trasferiti.
Bonus in busta paga per l’insegnante che non si trasferisce: il perché della polemica
Sono effettivamente molti i dubbi sollevati dal testo. Se lo scopo è quello di valorizzare i docenti di ruolo, come riportato nel decreto, che sono residenti o “abitualmente domiciliati in un comune diverso da quello in cui ha sede l’istituzione medesima” e che “non hanno ottenuto il trasferimento”, è indubbio che ci siano dei punti controversi.
Infatti, se il docente ha richiesto il trasferimento ma non lo ha ottenuto, bisogna rimettere in discussione la sua volontà di garantire la continuità didattica ai propri alunni. A questo punto è più che logico domandarsi perché premiarlo. In più, basterebbe un solo anno di permanenza nella stessa scuola per ottenere il premio. Ma questa è solo la punta dell’iceberg, bisogna prendere in considerazione situazioni quali:
- insegnanti trasferiti d’ufficio (perché su sede provvisoria o in soprannumero) ai quali non sarebbe riconosciuto il bonus;
- insegnanti residenti in Comuni dove non sono presenti istituzioni scolastiche dove prestare servizio.
- insegnanti residenti in comuni della stessa provincia o un’altra. Il decreto, infatti, non fa alcuna distinzione, perciò, agli insegnanti residenti in diversi comuni, ma nella stessa provincia della scuola, avrebbero lo stesso bonus di chi si sposta tra province per insegnare.
Quest’ultima situazione vede la presa in considerazione della residenza come un criterio fondamentale. Il decreto è quindi frutto di una scrittura veloce, causata dall’avvicinarsi delle elezioni, che non ha preso in considerazione una serie di criticità, e come è risaputo correndo si rischia di scivolare, esattamente come è capitato al ministro Bianchi.
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