Bonus busta paga confermato a metà: ecco perché da gennaio 2024 guadagneremo meno

Simone Micocci

21 Agosto 2023 - 11:15

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Sgravio contributivo, nel 2024 confermato a metà: da gennaio guadagneremo meno (al netto delle conseguenze della riforma fiscale).

 Bonus busta paga confermato a metà: ecco perché da gennaio 2024 guadagneremo meno

Il taglio del cuneo fiscale adottato dal governo nel 2023 è stato accolto con notevole entusiasmo: d’altronde, complessivamente quest’anno garantirà un aumento netto di stipendio fino a un massimo di 865 euro (considerando le tredici mensilità), una cifra considerevole che in parte è servita per contrastare la svalutazione delle retribuzioni dovuta dall’inflazione.

Un aumento che nel migliore dei casi a luglio è arrivato a circa 100 euro al mese ma che il prossimo anno potrebbe essere confermato solo parzialmente comportando così un ribasso dello stipendio.

Questo perché per confermare lo sgravio contributivo così com’è oggi - ossia con una percentuale del 7% per chi guadagna fino a 1.926 euro e del 6% per chi non supera i 2.692 euro - richiederebbe un esborso notevole, circa 10 miliardi di euro.

Soldi che il governo avrà difficoltà a reperire visto che per tutta la Legge di Bilancio 2024 dovrebbe avere a disposizione dai 25 ai 30 miliardi di euro. Ecco perché lo sgravio come lo conosciamo oggi non dovrebbe essere confermato: ci potrebbe essere un passo indietro, tornando a quanto fu stabilito dalla legge di Bilancio 2023, il che comporterà una differenza negativa tra quanto percepito a dicembre rispetto a gennaio 2024.

Sgravio contributivo, perché sarà complicato confermarlo

Sul taglio del cuneo fiscale il governo Meloni si gioca tanto, specialmente a livello d’immagine. D’altronde, proprio nell’anno delle elezioni Europee non sarebbe il massimo presentarsi con una riduzione degli stipendi.

Ma andiamo con ordine: con la legge di Bilancio 2023 il governo ha introdotto uno sgravio con cui è stata tagliata la quota di contributi che grava sul dipendente, riducendola del 3% per chi guadagna fino a 1.926 euro e al 2% per chi sta sopra questa soglia ma sotto i 2.692 euro. Un’operazione dalla quale ne è scaturito un buon risparmio per i lavoratori: circa 40 euro in più al mese per chi ha un reddito annuo di 25 mila euro (lordi), circa 33 euro per chi ne guadagna 35 mila.

Da luglio lo sgravio è stato aumentato di un ulteriore 4% (fino a dicembre, tredicesima esclusa) con un aumento ulteriore di 55 euro per un reddito di 25 mila euro e di 65 euro per chi ne guadagna 35 mila.

Complessivamente, considerando gli effetti del taglio del cuneo fiscale su tutte le 13 mensilità, ne è risultato un aumento complessivo di 865 euro per chi guadagna 25 mila euro, 822 euro per chi ne guadagna 35 mila.

Tuttavia, le risorse ci sono solamente per il 2023: se lo si vuole confermare in Legge di Bilancio 2024 serviranno - come confermato dal sottosegretario al ministero dell’Economia, Maurizio Leo, 11,4 miliardi di euro più altri 315 milioni di trascinamento all’anno successivo, che al netto delle tasse (3,2 miliardi) ammontano a 8,5 miliardi di euro.

Una cifra importante che sarà complicato reperire per la legge di Bilancio per la quale oggi il governo dovrebbe disporre di circa 9-10 miliardi e conta di arrivare, attraverso tagli alla spesa pubblica, a non più di 30 miliardi di euro.

Cuneo fiscale confermato solo parzialmente?

Una cosa è certa: il governo Meloni punterà ancora sullo sgravio contributivo ma difficilmente verranno confermate le percentuali del 6% e 7%. Anche perché bisogna ricordare che l’Esecutivo è già andato oltre alla percentuale che aveva fissato nel suo programma, un 5% di cui un 4% per la quota a carico del dipendente e un 1% a carico del lavoratore.

È probabile, quindi, che si vada incontro a una conferma parziale del cuneo fiscale, partendo da quanto fatto dalla legge di Bilancio 2023 - con sgravio del 2% e 3% - e valutando se ci sono margini per salire ancora.

Dobbiamo quindi aspettarci una riduzione dello stipendio, con una differenza che dipenderà da quello che sarà il nuovo sgravio. Ad esempio, come anticipa Repubblica, per un lavoratore con reddito da 25 mila euro al mese con uno sgravio al 5% ne risulterebbe un aumento netto di 66 euro, quindi circa 30 euro in meno rispetto a quanto percepito a dicembre.

Ma c’è la riforma fiscale

Tuttavia, c’è da considerare che nel 2024 verrà attuata anche una prima parte della riforma fiscale, quella che porterà a una revisione degli scaglioni - e relative aliquote - Irpef.

È proprio su questa riforma che il governo punta per recuperare quanto andrà perso dalla conferma parziale del cuneo fiscale.

D’altronde, come ricorda lo stesso Maurizio Leo, “il taglio del cuneo comporta un aumento del prelievo Irpef, se non si fa nulla”. Questo perché l’Irpef si paga sull’imponibile lordo al netto dei contributi: quindi meno sono i contributi e più sarà elevata la base imponibile con conseguente aumento delle imposte. Tant’è che dallo sgravio contributivo come introdotto nel 2023 lo Stato incasserà 3,2 miliardi di maggiore Irpef.

Rivedendo l’Irpef si potrebbe quindi garantire un risparmio maggiore in busta paga a parità di sgravio contributivo, senza considerare poi gli altri vantaggi sullo stipendio.

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