Bond UK, il massacro va avanti. Rendimenti a 30 anni schizzano al nuovo record in 27 anni con ansia debito

Laura Naka Antonelli

03/09/2025

Gilt sotto attacco, i sell sui bond UK fanno volare i rendimenti al record dal 1998 per la seconda sessione consecutiva. I bond vigilantes attaccano governo Starmer.

Bond UK, il massacro va avanti. Rendimenti a 30 anni schizzano al nuovo record in 27 anni con ansia debito

Riesplode nel Regno Unito il panico per le casse dello Stato e dunque per i Gilt, i Titoli di Stato UK, bombardati dai sell.

Sell così imponenti da avere portato già ieri i rendimenti a 30 anni a schizzare al 5,723%, record in 27 anni, ovvero dal 1998. Oggi, mercoledì 3 settembre 2025, i Gilt a lungo termine sono stati bastonati di nuovo dalle vendite, scattando fino al nuovo massimo storico dal 1998, al 5,747%, prima di fare qualche passo indietro, viaggiando comunque ancora al di sopra del 5,7%.

Inchiodati dopo l’alta tensione di ieri i Gilt a 10 anni, che hanno visto i rendimenti salire alla vigilia al 4,80% circa.

Non solo bond UK, sotto i riflettori il caso Francia con crisi di governo

La nuova tornata di smobilizzi e il boom dei rendimenti hanno messo ieri KO la sterlina, con il rapporto di cambio GBP-USD che, sul mercato del forex, ha sofferto una perdita fino a -1,5%. Oggi la sterlina recupera lievemente terreno, registrando un rialzo di appena lo 0,10% sulla valuta USA, che la porta a quota $1,3404.

La fuga dai Titoli di Stato UK di lungo termine ha infettato alla vigilia anche i bond sovrani dell’area euro, i cui rendimenti sono tornati a impennarsi fino a +7 punti base (nel caso dei BTP italiani).

Hanno continuato a soffrire i già malandati bond francesi, ovvero gli OAT, che stanno pagando già i problemi di casa, ergo quella che viene profetizzata come l’imminente fine dell’ennesimo governo lampo, stavolta guidato dal premier francese Francois Bayrou, dopo quello durato il tempo di qualche mese di Michel Barnier.

L’ansia, che in generale ha fatto danni ieri, e nelle prime ore di stamattina, soprattutto sul mercato dei Titoli di Stato a lunga scadenza, ha avuto oggi però stavolta la sua genesi soprattutto nel Regno Unito, a causa dell’improvvisa decisione del governo Starmer di annunciare qualche giorno fa un rimpasto del proprio staff e di quello della Cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves, nel tentativo disperato di recuperare il consenso tra gli elettori.

Tra i cambiamenti più importanti annunciati da Downing Street, la nomina dell’ex vice governatrice della Bank of England Minouche Shafik alla posizione di responsabile della consulenza economica del suo staff.

Starmer ha deciso anche di avere come suo braccio destro Darren Jones, vice di Reeves.

Il rimpasto, che è stato letto da molti come una umiliazione per Reeves, è avvenuto in un momento in cui Downing Street ha visto il suo rating capitolare ad appena il 13%, stando ai dati di YouGov, a fronte di una percentuale decisamente alta, pari al 67%, che disapprova il suo operato.

Il motivo, anche in questo caso, così come in Francia, porta il doppio nome di manovra finanziaria-legge di bilancio.

Lo stesso motivo che ha scatenato il terremoto sui Gilt UK agli inizi di luglio, quando i Titoli di Stato del Regno Unito sono stati azzannati da una sfilza di sell, scontando il timore dell’uscita di scena della Cancelliera dello Scacchiere Reeves, in lacrime in Parlamento, neanche difesa prontamente dagli attacchi della opposizione dal premier britannico Keir Starmer.

Quel giorno i rendimenti dei Gilt sia a 10 che a 30 anni sono schizzati di più di 20 punti base.

La scossa è poi rientrata, con il premier Starmer che ha confermato di avere piena fiducia nella gestione di Reeves, in evidente difficoltà da settimane, se non mesi, nel riuscire a sfornare ricette fiscali che da un lato rimettano in sesto i conti pubblici UK e che dall’altro non fomentino l’ira, non solo dell’opposizione, ma degli stessi laburisti che appoggiano il governo.

Armistizio tra governo Starmer e bond vigilantes solo di breve durata. La prova nei numeri dei Gilt

La verità è che, se le tensioni si sono smorzate dopo la scossa di luglio, il merito è stato solo di un armistizio, puramente di facciata, e destinato ad avere breve durata, il tempo di qualche seduta, tra il governo Starmer e i bond vigilantes.

Armistizio di facciata, nel senso che, nella realtà dei mercati finanziari, i rendimenti dei Gilt hanno continuato a salire, con i bond vigilantes che hanno continuato a prendere le distanze dal debito made in UK.

Basti pensare che, al 4,80%, i rendimenti decennali UK viaggiano a un valore superiore di ben 27 punti base rispetto a quello che presentavano appena un mese fa, a conferma della sfiducia degli investitori nei confronti dei bond sovrani del Regno Unito.

Sfiducia che va avanti da un po’, se si considera che in un anno gli stessi rendimenti sono volati di ben 81 punti base, addirittura di più degli altri bond, anch’essi decisamente sotto pressione di Parigi, ovvero degli OAT.

Proprio i bond francesi sono tornati tristi protagonisti in queste ultime sessioni, a causa dei nuovi smobilizzi che li hanno colpiti, in vista del test del voto di fiducia al Parlamento, del prossimo 8 settembre, che quasi sicuramente il governo di Francois Bayrou non riuscirà a superare.

A confronto con i Titoli di Stato UK, nell’ultimo mese di contrattazioni, i rendimenti degli OAT a 10 anni hanno fatto tuttavia meglio, salendo in un mese di 23 punti base e balzando in un anno di 58 punti base, a ritmi dunque inferiori.

Il Regno Unito è riuscito insomma a fare peggio anche della pecora nera del mercato dei Titoli di Stato dell’area euro, ovvero degli OAT, che pur rischiano di incassare un brutto colpo dai BTP italiani.

L’alert: Il Regno Unito non può permettersi di soddisfare le promesse fatte ai cittadini

Susannah Streeter, responsabile della divisione monetaria e dei mercati di Hargreaves Lansdown, ha menzionato come i mercati dei bond abbiano dato già una “pagella (a Rachel Reeves) all’inizio del mandato”, spiegando che il timore dei cosiddetti bond vigilantes è che il governo Starmer non riesca a varare una legge di bilancio che ponga le casse dello Stato britanniche su un percorso di riduzione del debito e del deficit.

Un allarme sul rischio di una insostenibilità del debito pubblico del Regno Unito è stato lanciato agli inizi di luglio da Richard Hughes, presidente dell’Office for Budget Responsability, che ha avvertito che il rapporto debito-PIL del Paese, che ora viaggia a un valore poco al di sotto del 100%, rischia di balzare fino al 270% del PIL entro il 2070.

Il Regno Unito non può permettersi di soddisfare le promesse che ha fatto ai cittadini ”, ha sentenziato Hughes, decretando che “i conti pubblici UK, nel lungo termine, si trovano in una posizione insostenibile ”.

Nella sua valutazione annuale, la commissione OBR - organismo indipendente di controllo sui conti pubblici UK che elabora previsioni sull’economia e che fa il punto sulle casse dello Stato del Regno Unito - ha ricordato tra l’altro che l’economia britannica “ presenta il sesto debito più alto, il quinto deficit più alto, e i terzi costi di indebitamento più alti, tra le 36 economie avanzate ”.

Streeter, la responsabile della divisione monetaria e dei mercati di Hargreaves Lansdown, ha spiegato dal canto suo la difficile posizione in cui versa Rachel Reeves, in vista della legge di bilancio per il 2026 che dovrà essere presentata durante l’autunno, facendo notare anche che la disciplina fiscale, attraverso, l’imposizione di tasse più alte, avrebbe l’effetto collaterale di frenare la crescita di un PIL già alquanto debole.

Così la responsabile della divisione monetaria e dei mercati di Hargreaves Lansdown:

“Gli investitori stanno vendendo debito governativo UK, chiaramente preoccupati per il rischio che il governo stia perdendo la presa sulle finanze pubbliche, fattore che si riflette nell’aumento dei rendimenti dei Gilt UK a 30 anni, che hanno toccato il 5,71% (ieri, prima di aggiornare nelle ultime ore il record), valori massimi che non si vedevano dal 1998. Con così tante opzioni di aumenti delle tasse di cui si è parlato durante l’estate, senza rifletterci però molto, l’impressione è che ci sia preoccupazione per la possibilità che le decisioni che sono state prese non siano state ponderate in modo sufficiente. Il timore non è solo sul rischio che le casse del governo non saranno rimpinguate, ma che alla fine vengano riempite a spese della crescita, facendo emergere un circolo vizioso”.

I bond vigilantes temono dunque non solo il rischio che il governo Starmer non riesca a tamponare il debito pubblico, ma anche che, nel farlo, finisca con lo strozzare la crescita economica. Un timore che assilla in generale tutti coloro che guardano in questo momento al mercato mondiale dei debiti sovrani e che interessa, a causa del suo debito immenso, anche l’Italia, che sta in ogni caso continuando a vivere un momento felice, grazie al calo dello spread BTP-Bund - che tuttavia ieri è risalito superando quota 90 punti base - e allo shopping che gli investitori continuano a fare di Titoli di Stato italiani.

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