Il piano in quattro mosse di Scott Bessent per finanziare il maxi-debito USA ricorda Gallatin, ma anche l’azzardo di John Law. Tra dazi, crescita, stablecoin e Fed, l’equilibrio è fragile.
Fuori dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, a Washington, si erge una statua austera. Rende omaggio ad Albert Gallatin, lo statista di origini svizzere che, nel 1803, ideò il piano finanziario che rese possibile l’acquisto della Louisiana. La sua trovata – un’emissione di obbligazioni internazionali – non solo raddoppiò il territorio americano, ma consolidò la credibilità del debito sovrano della giovane nazione per un secolo. La sua epigrafe recita: “Genius of Finance”.
Oggi, chi siede sulla stessa poltrona, Scott Bessent, si misura con un compito di ben altra scala. Mentre Gallatin trovò 15 milioni di dollari per comprare un intero territorio, Bessent deve gestire una voragine fiscale da 3.400 miliardi generata dal nuovo One Big Beautiful Bill Act. La cifra è destinata ad alimentare una spaccatura politica profonda: secondo il Congressional Budget Office, il debito pubblico americano salirà al 130% del PIL, mentre per il Council of Economic Advisers della Casa Bianca scenderà addirittura al 94%. Il divario tra le due visioni è abissale, e il futuro del debito statunitense sembra sempre più un gioco d’azzardo.
Negli ultimi mesi, è emerso un piano a quattro livelli. La prima leva riguarda i dazi introdotti dall’amministrazione Trump: nel secondo trimestre del 2025, i dazi hanno portato nelle casse federali ben 64 miliardi di dollari, quasi 50 miliardi in più rispetto allo stesso periodo del 2024. Secondo Bessent, queste entrate straordinarie potranno superare i 300 miliardi entro fine anno e, secondo il CEA, potrebbero contribuire con 2.800 miliardi al bilancio nei prossimi dieci anni. [...]
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