Nonostante il calo dei prezzi del petrolio, i prezzi della benzina in Italia tendono a scendere proporzionalmente meno. Molti consumatori si lamentano di questo problema, a ragione, poiché effettivamente è vero che i prezzi della benzina stanno scendendo meno di quanto ci si possa aspettare.
Attraverso un’analisi storica dei prezzi del petrolio e della benzina, possiamo cercare di dare una risposta a questo quesito, cercando di capire inoltre quale sarà l’evoluzione dei prezzi del carburante per i prossimi anni e qual’è il ruolo che sta giocando l’Euro in tutto questo.
Benzina: basso calo dovuto ad accise e Iva
I prezzi del petrolio continuano a scendere, spinti dal possibile aumento della produzione da parte dell’Iran, dalla possibile rivalutazione del Dollaro e dal conseguente indebolimento della domanda.
Tuttavia, i prezzi della benzina tendono a scendere proporzionalmente meno. Basti pensare che da Giugno 2015, quando il prezzo del petrolio era di circa 53€ a barile e quello della benzina 1,75€, i prezzi del carburante sono scesi di circa 0,2-0,25€ con il prezzo del greggio che si è quasi dimezzato.
Prima di procedere ad un analisi dell’evoluzione storica dei prezzi, è bene precisare che in Italia le accise sui prezzi della benzina hanno una datazione che va dal 1935 ai giorni nostri.
Infatti, sul prezzo del carburante italiano pesano ancora tasse relative a:
- Guerra in Abissinia
- Disastro del Vajont
- Alluvione di Firenze
- Guerra in Libano
- Terremoto dell’Irpinia
- Rinnovo contratto Ferrotranvieri
- Acquisto di autobus ecologici
Questi sono solo alcuni esempi, in realtà la lista sarebbe molto più lunga. In linea generale possiamo affermare che le accise pagate sul carburante riguardano svariati motivi di contesti storici diversi (nel complesso coprono circa 80 anni di Storia italiana).
Facendo una somma del totale delle accise, che al 1° Gennaio 2015 ammontavano in totale a 0,7284 €/l, con i prezzi della produzione industriale e con l’iva si ottiene che lo Stato incassa circa 1€ su ogni litro di benzina venduto.
Questo punto è da tenere bene a mente per le prospettive future sui prezzi della benzina di cui parleremo più avanti.
Il grafico seguente mostra l’evoluzione storica dei prezzi del petrolio e della benzina italiana, dal quale risulta che i prezzi del carburante in Italia non sono saliti sempre in maniera sproporzionata. Nel 2008, quando il petrolio toccò i massimi di 145$ a barile, il prezzo della benzina in Italia fu al massimo di 1,54 €/l.
Le ragioni che spiegano un tale prezzo della benzina sono due: l’iva e il livello delle accise. Sempre nel 2008, le accise sul carburante in Italia erano di 0,564 €/l che, sommate al livello di iva del periodo, facevano risultare il prezzo del carburante nettamente più basso di oggi.
Dopo che il petrolio subì un crollo, che vide il prezzo di un barile di greggio scendere a quasi 24€, i prezzi della benzina subirono una contrazione fino a toccare 1,12 €/l (il cambio Euro-Dollaro all’epoca era di gran lunga a favore dei consumatori europei). L’ultima volta che in Italia si è visto un prezzo della benzina uguale o minore a 1€ risale al lontano 2001, quando il prezzo del petrolio era di 21,14€ a barile.
Con l’iva che è raddoppiata negli ultimi 30 anni e con le accise che sono aumentate di 0,2€ rispetto a 15 anni fa sembra che il prezzo del greggio abbia ben poca influenza sul carburante italiano.
Prezzo Benzina: il ruolo delle compagnie petrolifere
Altra variante che incide sul prezzo del carburante è il prezzo della produzione di quest’ultimo. Le compagnie petrolifere, con livelli di prezzo del petrolio al pari o superiori ai 75$ a barile riescono a mantenere prezzi della produzione più bassi, facendo pesare meno ai cittadini i costi di produzione.
Con prezzi del petrolio troppo bassi, invece, le compagnie petrolifere sono in qualche modo costrette ad aumentare i margini di guadagno sulla produzione, per cercare di difendere questi ultimi dal pericoloso calo del greggio.
Quindi, ricapitolando, sui prezzi della benzina italiana incidono maggiormente:
- Iva
- Accise
- Prezzi di produzione
Benzina: l’Euro ha inciso sull’aumento delle accise?
Non solo, sui prezzi della benzina potrebbe aver pesato la presenza dell’Euro. Come può la moneta unica aver influenzato i prezzi del carburante in Italia?
Da quando l’Italia è entrata nell’Eurozona, ad oggi è cresciuta del solo 4%. L’ingresso dei Paesi nell’area Euro ha rovinato molte economie, un tempo floride, a causa della presenza della moneta unica che non ha permesso il riequilibrio delle economie dei Paesi che si sono trovati in difficoltà con un tasso di cambio molto poco flessibile.
Cosa comporta questo? Da quando l’Euro è entrato nella vita degli italiani, i consumi, i salari, i margini di guadagno delle aziende sono diminuiti. Lo Stato, che un tempo poteva contare sulla rivalutazione o svalutazione della Lira per riequilibrare i bilanci statali (che all’epoca non erano sottoposti al controllo ferreo degli organismi europei), si è trovato in enorme difficoltà e ha dovuto iniziare a tagliare le spese da una parte e ad aumentare le tasse dall’altra.
L’Italia insieme ad altri Paesi dell’Eurozona, ha pagato a caro prezzo l’assenza di vantaggio competitivo derivante da un Euro troppo forte nei confronti del Dollaro americano e di altre monete che ha di fatto soffocato le esportazioni del Bel Paese, notoriamente uno dei pilastri degli introiti italiani.
Le famose clausole di salvaguardia non sono altro che aumenti di tassazione volti a coprire le spese previste dallo Stato (una volta era la c.d. “finanziaria bis” ossia correzioni del bilancio) . Queste clausole fanno parte delle manovre finanziarie italiane dal 2002.
Le clausole di salvaguardia scattano automaticamente quando i conti del bilancio dello Stato non quadrano (con scatti automatici di accise su carburante e Iva, per esempio). Il Governo Renzi ha intenzione di eliminare le clausole di salvaguardia dalla legge di Stabilità 2016, convinto che la mancanza di queste stimolerà i consumi degli italiani. Senza soffermarci sulla legge di Stabilità 2016, cosa può accadere se la manovra non verrà recepita nella spesa degli italiani?
Benzina: nei prossimi anni nessuna possibilità che torni a 1 €/l
Il rischio che si incorre è quello che, se la manovra del Governo si rivelasse fallimentare, tra circa 2 anni l’aumento dell’Iva e delle accise sulla benzina potrebbero essere notevolmente peggiori dell’aumento che era previsto per il prossimo anno.
In sostanza, con i livelli attuali di accise e di Iva, che rimarranno tali anche l’anno prossimo, la benzina non dovrebbe arrivare mai a toccare quota 1€ (cosa che invece in altri Paesi UE non accade) neanche nel caso in cui il petrolio tocchi i 20$ a barile (visto che l’Euro potrebbe arrivare alla parità con il Dollaro, il prezzo è più o meno equivalente con la moneta unica).
Nel 2017-2018 invece, se si dovesse verificare lo scenario peggiore descritto in precedenza, ci si potrebbe ritrovare con l’Iva al 26% e le accise sulla benzina aumentate in modo sproporzionale per via degli squilibri di bilancio ottenuti.
Sperando che la legge di Stabilità varata dal Governo Renzi non abbia questi effetti (è da vedere ancora se l’UE darà l’ok a tale manovra), di una cosa si può stare sicuri: la benzina non tornerà mai a 1 €/l.
Infografica: prezzo della benzina vs prezzo del petrolio
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