La decisione sui tassi UK annunciata dalla Bank of England (BOE) è stata sofferta: 5 voti favorevoli, 4 contrari.
La Bank of England, banca centrale del Regno Unito, ha annunciato di avere lasciato i tassi di interesse UK invariati al 4%, con 5 voti favorevoli e 4 contrari.
La decisione non è una vera e sorpresa, visto che diversi erano stati gli economisti che avevano previsto la conferma dei tassi, a causa dell’inflazione che continua a essere persistere nell’economia britannica e a fronte di un outlook sull’economia incerto. I mercati avevano inoltre scommesso su un taglio dei tassi da parte della BOE con una probabilità pari all’incirca del 32%, dunque piuttosto bassa.
Nel comunicato diramato per annunciare i tassi, la Bank of England ha scritto tuttavia che l’inflazione, misurata dall’indice CPI, dovrebbe aver testato il suo picco, e che “i progressi sull’inflazione sottostante vanno avanti, sostenuti dalla politica monetaria tuttora restrittiva” adottata dall’istituzione. Inoltre, “di recente, i rischi derivanti da una persistenza più significativa dell’inflazione sono diventati meno pronunciati” e il rischio “di una inflazione nel medio termine” che sia condizionata dalla “domanda più debole è diventato più visibile”. In sostanza, “i rischi ora sono più bilanciati”. Detto questo, la BOE ha precisato di avere bisogno di maggiori prove sul dietrofront delle pressioni inflazionistiche.
La banca centrale guidata da Andrew Bailey ha aggiunto tuttavia che, pur versando ancora in una fase di restrizione, la politica monetaria è diventata comunque meno restrittiva, a causa dei precedenti tagli dei tassi che sono stati annunciati. Riguardo alla possibilità che i tagli possano tornare, la Bank of England ha spiegato che “l’intensità di future riduzioni dipenderanno dall’evoluzione dell’outlook sull’inflazione”, il che significa che, “nel caso in cui la disinflazione dovesse continuare a mostrare progressi, i tassi potrebbero continuare a puntare gradualmente al ribasso”.
Nel comunicato si legge che alcuni esponenti della Commissione di politica monetaria della Bank of England, per la precisione Greene, Lombardelli, Mann, Pill, hanno dato maggiore importanza al rischio che l’inflazione rimanga persistente, chiedendo dunque che la restrizione moonetaria vada avanti ancora a lungo.
Il governatore Bailey ha sottolineato nel corso della riunione che, nel complesso e a suo avviso, i rischi che incombono sull’inflazione di medio termine sono scesi, diventando per l’appunto più bilanciati, considerando allo stesso tempo opportuna l’attesa di ulteriori prove che confermino il processo disinflazionistico in corso. Gli altri esponenti della Commissione Breeden, Ramsden, Dhingra, Taylor hanno votato invece contro lo status quo sui tassi, dopo aver detto di considerare necessario, nel meeting di oggi, un taglio di 25 punti base.
La sterlina avanza nei confronti del dollaro USA, segnando un rialzo dello 0,20% circa a quota $1,3073 mentre dal fronte macroeconomico degli Stati Uniti è arrivata la pessima notizia dal mercato del lavoro con la pubblicazione del report Challenger, Gray & Christmas. Dal rapporto è emerso che, nel mese di ottobre, i licenziamenti annunciati negli Stati Uniti sono stati pari a 153.074, segnando un balzo del 183% rispetto a settembre, e una impennata del 175% su base annua. Il livello è stato il più alto in qualsiasi mese di ottobre a partire dall’anno 2003.
Così Simon Dangoor, deputy CIO of Fixed Income di Goldman Sachs Asset Management, nel comnentare la decisione sui tassi annunciata dalla Bank of England.
“Riteniamo che il Comitato di politica monetaria (MPC) sia orientato verso un taglio dei tassi a dicembre, a condizione che i prossimi dati lo consentano. Prima della prossima riunione, il Comitato riceverà due serie di dati PMI, oltre a quelli su PIL, inflazione e mercato del lavoro; la decisione accomodante di oggi probabilmente riflette il desiderio di ottenere conferma che l’inflazione sia effettivamente in calo dopo la recente sorpresa al ribasso. Se la legge di bilancio sarà disinflazionistica, in linea con le attese, un taglio dei tassi a dicembre appare probabile.”
In evidenza anche la nota di Jamie Niven, Senior Fixed Income Fund Manager di Candriam, che ha messo in evidenza come i toni emersi dal comunicato diramato dal Comitato di politica monetaria della Bank of England, pur a fronte di tassi che sono rimasti “invariati al 4%, in linea con le aspettative del mercato”, abbiano presentato “una sfumatura più dovish nel voto”, visto che “Sarah Breeden si è unita ai tre membri più accomodanti del comitato votando a favore di un taglio”.
Così ha fatto notare Niven:
“Il mercato sottovalutava la possibilità di un taglio già oggi, ma l’aspettativa era che Breeden e il governatore Bailey avrebbero continuato a rimanere allineati nel voto; pertanto, gli esiti più probabili erano un 6-3 a favore del mantenimento invariato dei tassi o un 5-4 per il taglio. Da questo punto di vista, si può quindi parlare di una pausa con un orientamento più dovish”.
Il gestore dei fondi della divisione di reddito fisso di Candriam ha indicato che “per il futuro Bailey ha lasciato aperta la possibilità di un taglio a dicembre (anche se non sarà una riunione di previsione), soprattutto perché a quel punto il Budget potrà fornirà ulteriori informazioni”. Nello specifico, ha spiegato Niven, “l’espressione secondo cui ’il tasso bancario dovrebbe proseguire su un percorso gradualmente discendente’ suggerisce che sono probabili ulteriori tagli, e quindi che i rischi sui tassi terminali siano orientati al ribasso”. Il gestore ha concluso puntualizzando che Candriam mantiene “una visione positiva sui tassi del Regno Unito, soprattutto in termini relativi”.
Il tasso di inflazione del Regno Unito è rimasto stabile al 3,8%, nel mese di settembre, per il terzo mese consecutivo. Il dubbio, tra gli operatori di mercato, non è su un prossimo taglio dei tassi da parte della Bank of England che, a loro avviso, si ripresenterà, ma sul quando verrà annunciato, in relazione tra l’altro a quanto emergerà il prossimo 26 novembre quando la Cancelliera allo Scacchiere Rachel Reeves annuncerà i contenuti della legge di bilancio 2026 su cui sta lavorando.
La prospettiva di un aumento delle tasse di cui ha parlato la stessa Reeves, al fine di ripianare le casse dello Stato, che presentano un buco compreso tra 20 miliardi e 50 miliardi di sterline e dunque l’effetto ribassista che le tasse avranno sulle tasche dei consumatori UK dovrebbe tradursi in una riduzione della domanda, facendo scendere ulteriormente l’inflazione nel Regno Unito. Di conseguenza, c’è chi guarda già alla possibilità di un nuovo taglio dei tassi in UK nella prossima riunione, a fronte di chi ritiene che bisognerà attendere la riunione di febbraio.
Così Andrew Wishart, economista di Berenberg, in una nota riportata dalla CNBC e pubblicata venerdì scorso, prima dell’annuncio dei tassi di oggi:
“Se le misure (della legge di bilancio] includeranno un aumento dell’imposta sul reddito, il peso che l’alta inflazione e il rallentamento della crescita dei salari sui redditi reali delle famiglie aumenterà. Poiché questi fattori frenano la domanda, l’inflazione probabilmente tenderà a diminuire. In tal caso, ciò consentirebbe alla Banca of England di tagliare i tassi di interesse di 25 punti base almeno due volte nel prossimo anno, portandoli al 3,50%. Un politica fiscale restrittiva anticipata potrebbe aprire inoltre la strada a un terzo taglio nel 2026, fino al 3,25%”.
(in fase di scrittura)
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