Cosa sta succedendo a Revolut, perché Londra dice ancora no alla licenza bancaria

Laura Naka Antonelli

15 Ottobre 2025 - 16:11

Il successo della fintech è esploso ovunque nel mondo, Italia inclusa. Ma le autorità britanniche guardano con prudenza al gruppo di origine lituana.

Cosa sta succedendo a Revolut, perché Londra dice ancora no alla licenza bancaria

La fintech Revolut, che in Italia si è messa in evidenza con un vero e proprio boom - diventando la quinta banca del Paese con ben 4 milioni di clienti - sta incontrando non poche difficoltà a ottenere la licenza bancaria nel Regno Unito.

Leader mondiale nel settore delle fintech, la cosiddetta “banca del futuro”, così come si presenta la società finanziaria britannica, sperava di ricevere dalle autorità di regolamentazione UK l’ok a operare come un vero e proprio istituto di credito entro la fine del 2025. Ma l’approvazione definitiva non è arrivata, per motivi che sono stati illustrati da un articolo del Financial Times.

Revolut non ha ottenuto ancora la piena licenza bancaria in UK, l’FT spiega perché

Il quotidiano della City ha spiegato la riluttanza delle autorità britanniche a rilasciare l’ok alla licenza bancaria con la preoccupazione delle stesse, in merito alla capacità della fintech di disporre di un controllo sui rischi che possa essere al passo con la crescita decisamente rapida delle sue operazioni all’estero.

Stando a tre fonti vicine al dossier interpellate dall’FT, i funzionari della Bank of England, in particolare, hanno chiesto al gruppo di impegnarsi a dar vita a una infrastruttura dedicata alla gestione del rischio che si adatti ai suoi piani globali di espansione, che sono decisamente ambiziosi.

Basti pensare che Revolut è diventata un vero e proprio fenomeno, confermato da numeri impressionanti: in tutto il mondo la società conta 65 milioni di clienti, dislocati in 40 Paesi circa.

In realtà, quella che è nota come “la start up che vale di più in Europa” ha ricevuto l’approvazione per ottenere la licenza bancaria nel Regno Unito nel luglio del 2024, dopo ben tre anni di trattative con le autorità UK.

L’ok ricevuto non è stato tuttavia totale in quanto, in capo alla fintech, sono state poste alcune restrizioni. Revolut rimane così ancora in un limbo, per ora priva di una licenza bancaria piena che le consentirebbe di entrare nel mercato dei prestiti del Regno Unito, definito dall’FT “ redditizio ”: mercato in cui il gruppo potrebbe mettere a frutto la sua ricca base di depositi.

Nello specifico, a impedire al gruppo di fare il grande passo, è la cautela della divisione Prudential Regulation Authority (PRA) della Bank of England, che ha il compito di monitorare il modo in cui le banche vigilano sui rischi legati alle attività di riciclaggio di denaro sporco, ai sistemi di Information Technology e ai requisiti patrimoniali.

In Italia Revolut è una banca a tutti gli effetti

L’autorità della Bank of England sta al momento vagliando la solidità della rete di controlli di Revolut presente sia nel Regno Unito che a livello mondiale, per accertarsi che la neobank abbia tutte le carte in regola per esercitare la piena attività bancaria nel Paese.

Fino a quando non arriverà l’ok definitivo, ha fatto notare il Financial Times, e fino a quando l’istituto non otterrà il pieno via libera sia dalla PRA che dall’autorità FCA (Financial Conduct Authority), la sua divisione bancaria potrà detenere solo un massimo di depositi totali di 50.000 sterline.

In Italia, Revolut è diventata invece una banca a tutti gli effetti già alla metà di dicembre del 2024, attraverso il lancio della succursale Revolut Bank UAB, che è sottoposta alla vigilanza sia di Bankitalia che della BCE.

La fintech non ha fatto mistero dell’importanza di ottenere la licenza bancaria in UK, nell’annunciare il suo nuovo quartiere generale a Canary Wharf il mese scorso, quando ha alzato il velo sui propri piani: entrare in 30 nuovi Paesi entro la fine del decennio, nell’ambito di un progetto ambizioso che punta a raggiungere i 100 milioni di clienti in tutto il mondo.

Nel corso di quell’evento, il co-fondatore Nik Storonsky che, secondo gli insider, detiene tuttora il 25% della fintech, ha sottolineato come l’ottenimento di una licenza bancaria piena sia “ la priorità numero uno ” di Revolut.

Revolut e l’istruttoria aperta dall’Antitrust

Revolut ha avuto qualche grattacapo anche in Italia, Paese dove ha continuato a crescere negli ultimi anni, così come altrove, grazie alla sua super APP finanziaria.

L’Antitrust ha infatti annunciato lo scorso 10 luglio 2025 di avere avviato una istruttoria sul gruppo, accusandolo di avere “diffuso messaggi ingannevoli dei servizi di investimento offerti e avrebbe impiegato modalità aggressive nella gestione dei servizi bancari”.

L’istruttoria è stata avviata nei confronti di Revolut Group Holdings LTD, Revolut Bank Uab e Revolut Securities Europe Uab, dopo che due giorni prima, i funzionari dell’Autorità, insieme al Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, avevano svolto ispezioni nelle sedi di Revolut Bank UAB, Revolut Digital Assets Europe LTD e Revolut LTD.

Così l’Antitrust:

“Per quanto riguarda i servizi di investimento, Revolut avrebbe promosso la possibilità di investire in azioni evidenziando l’assenza di commissioni e non chiarendo la presenza di ulteriori costi e le limitazioni che caratterizzano gli investimenti senza commissioni. Inoltre, avrebbe omesso un’importante informazione ossia che gli investimenti a 0 commissioni includono azioni frazionate che - rispetto alle azioni intere - hanno notevoli differenze, tra l’altro, in termini di diritti di voto dell’azionista e di trasferibilità. Per gli investimenti in criptovalute, che per loro natura sono altamente rischiosi, Revolut non avrebbe chiarito che non è possibile modificare nel corso dell’investimento le impostazioni di stop-loss e take-profit, strumenti che consentono di gestire il proprio rischio. Nell’ambito dei servizi bancari, Revolut avrebbe omesso o fornito con modalità non chiare informazioni rilevanti su condizioni e modalità di sospensione, limitazione e blocco del conto. Le società avrebbero adottato modalità aggressive nel sospendere o bloccare i conti, senza fornire un adeguato preavviso né garantire ai clienti un confronto o un’assistenza adeguata. Ciò avrebbe impedito agli utenti, anche per lunghi periodi, di accedere ai propri fondi e ai servizi collegati, ostacolando l’esercizio dei loro diritti contrattuali. Infine, Revolut avrebbe omesso di fornire informazioni chiare ed esaustive sui requisiti richiesti per ottenere l’Iban italiano (con iniziali IT) al posto dell’Iban lituano (con iniziali LT)” .

Immediata la risposta di Revolut che, alla notizia, ha sottolineato di prendere molto seriamente l’indagine dell’AGCM, aggiungendo di avere fornito, come avrebbe continuato a fare, “la nostra piena collaborazione all’Autorità” e precisando di “impegnarsi a mantenere i più elevati standard di conformità e tutela dei clienti in Italia e in tutto il mondo ”.

Revolut Group Holdings LTD, o semplicemente Revolut, è conosciuta per essere una neobanca multinazionale britannica. È stata fondata nel luglio del 2015 da Nikolay Storonsky, businessman anglo-russo e dall’ingegnere anglo-ucraino Vlad Yatsenko.

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