Banche, è giusto tassare gli extra-profitti? Il sondaggio

Redazione

4 Novembre 2025 - 14:25

Tassare gli extra-profitti delle banche è davvero la strada giusta? E’ questo il sondaggio che Money.it rivolge ai propri lettori, dopo due anni di margini in forte crescita.

Banche, è giusto tassare gli extra-profitti? Il sondaggio

Il tema torna a infiammare la politica italiana: tassare gli extra-profitti delle banche è davvero la strada giusta?
E’ questo il sondaggio che Money.it rivolge ai propri lettori, dopo due anni di margini in forte crescita grazie ai tassi di interesse elevati mentre il governo Meloni sta valutando di rendere strutturale un prelievo che, nelle intenzioni, dovrebbe finanziare misure a sostegno di famiglie e imprese in difficoltà.

Banche, è giusto tassare gli extra-profitti?

Alla base della scelta politica c’è una lettura di equità redistributiva: per chi sostiene la tassa, il successo temporaneo di cui ha beneficiato il settore — tra margini più ampi sui prestiti e rendimenti resi favorevoli dal contesto monetario — rappresenta una rendita che lo Stato può in parte riallocare verso famiglie e imprese in difficoltà, o usare per misure di stimolo mirate; questa argomentazione ha trovato eco anche in altri Paesi europei che dal 2023 a oggi hanno introdotto o valutato prelievi straordinari su profitti ritenuti “eccezionali”.

Sul fronte opposto, le banche e i loro rappresentantisollevano obiezioni non soltanto tattiche ma sostanziali: il presidente dell’Associazione Bancaria Italiana ha insistito nell’ultimo mese nel distinguere ricavi lordi da utili netti già soggetti a tassazione e ha richiamato l’attenzione sul rischio che misure affrettate o mal calibrate possano indebolire la capacità di credito delle banche verso l’economia reale, oltre a penalizzare gli investimenti e la stabilità dei mercati finanziari. Parallelamente, gruppi di analisti e agenzie di rating osservano che le banche italiane, pur esposte a rischi, mostrano capacità di assorbire contributi aggiuntivi senza immediati rischi sistemici, ma avvertono che l’effetto sulle valutazioni e sui comportamenti di erogazione del credito dipenderà molto dal meccanismo preciso scelto e dalla sua durata.

La discussione politica, che a ottobre e novembre 2025 si è tradotta in trattative serrate all’interno della maggioranza e in confronti con i vertici del settore, non è soltanto una partita contabile: è una scelta di politica industriale e sociale. Da una parte c’è la tentazione — forte in parti dell’esecutivo — di usare la leva fiscale per dimostrare attenzione alle fasce più deboli e per trovare coperture alle misure annunciate; dall’altra c’è la preoccupazione di esacerbare tensioni finanziarie e di inviare segnali di incertezza agli investitori, con il rischio di effetti collaterali su prestiti alle imprese e sui costi del credito. Le posizioni interne alla coalizione di governo e le reazioni del mercato indicano che la misura, se confermata, sarà probabilmente più sfumata e articolata rispetto alle prime proposte che avevano parlato di aliquote elevate e misure immediate.

Banche, è giusto tassare gli extra-profitti?

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