Quali sono i vantaggi di avere un’auto aziendale ad uso promiscuo? Dal risparmio sui costi al fringe benefit più conveniente: ecco come funziona davvero oggi
L’auto aziendale a uso promiscuo è un benefit ambito perché libera da bollo, assicurazione e spese di manutenzione. Ma non è gratis, incide sulla busta paga, cambia in base alle emissioni del veicolo e con le nuove percentuali 2025 può costare al dipendente anche 100 euro al mese solo di tassazione. Per l’azienda, invece, la deducibilità al 70% rende il benefit uno strumento di welfare sempre più usato nelle assunzioni. Vediamo nel dettaglio come funziona.
Come funziona un’auto aziendale ad uso promiscuo?
Un’auto aziendale ad uso promiscuo è un veicolo intestato all’azienda ma assegnato al dipendente affinché possa utilizzarlo sia per le attività lavorative sia per esigenze personali, anche al di fuori dell’orario di lavoro. È l’elemento della disponibilità continuativa che lo distingue dagli altri modelli d’uso.
Che cosa significa “uso promiscuo” e come distinguerlo da uso strumentale o esclusivo
“L’uso promiscuo sussiste quando il dipendente ha l’auto a disposizione per tutto l’anno o per un periodo definito, non solo per gli spostamenti di servizio”.
La legge lo inquadra come benefit in natura, perché il dipendente riceve un vantaggio economico collegato alla possibilità di usarla anche privatamente.
È diverso dall’uso esclusivo aziendale, che riguarda i veicoli usati solo per l’attività lavorativa e che non generano alcun vantaggio personale né tassazione. Ancora distinto è l’uso strumentale ,si tratta di auto necessarie per lo svolgimento dell’attività (agenti, tecnici, manutentori), che seguono regole di deducibilità e IVA specifiche e non possono essere impiegate per fini privati.
Chi può guidare un’auto aziendale ad uso promiscuo?
L’auto aziendale ad uso promiscuo può essere guidata solo dal dipendente a cui è assegnata. L’assegnazione è personale, non trasferibile, ed è disciplinata dal contratto di assegnazione o dalla car policy aziendale.
Per quanto riguarda l’estensione ai familiari, può guidarla il coniuge o un altro componente della famiglia solo se espressamente consentito dall’azienda. In assenza di una clausola chiara, la guida da parte di terzi può costituire uso non autorizzato, con ricadute su responsabilità, franchigie e coperture assicurative. Alcune aziende consentono che un familiare usi l’auto per brevi necessità (es. emergenze o trasferimenti limitati), altre applicano divieti assoluti.
Auto aziendale a uso promiscuo: chi paga carburante, assicurazione, manutenzione?
“Le spese vive dell’auto, carburante, manutenzione, assicurazione, bollo, sono normalmente a carico dell’azienda, salvo diversa previsione contrattuale”.
Per quanto riguarda il carburante, in molti casi l’azienda fornisce una carta carburante o rimborsa i pieni; altre volte distingue tra carburante aziendale, per le trasferte di lavoro e carburante personale, che resta a carico del dipendente.
La manutenzione, l’assicurazione e le riparazioni restano di regola a carico dell’azienda, perché rientrano nei costi di gestione del veicolo e non sono imputabili al dipendente salvo uso improprio o dolo.
Il concetto di fringe benefit e come incide in busta paga
“Il fringe benefit è un vantaggio economico in natura riconosciuto al dipendente”.
Nel caso dell’auto a uso promiscuo, il valore non coincide con le spese effettive sostenute dall’azienda, ma con un importo convenzionale stabilito dall’art. 51, co. 4, TUIR.
Questo valore entra in busta paga come reddito aggiuntivo e comporta tassazione IRPEF secondo l’aliquota del dipendente; applicazione dei contributi previdenziali; riduzione del netto mensile proporzionata al valore del benefit. Quindi, un fringe benefit più alto aumenta l’imponibile, con un impatto diretto sul netto in busta.
Come si calcola il valore dell’auto aziendale ad uso promiscuo?
Il valore si calcola seguendo un metodo standard articolato in tre passaggi:
- si considera un percorso convenzionale di 15.000 km annui. Non importa quanti chilometri il dipendente percorre davvero, la legge usa questo riferimento fisso;
- si applica il costo chilometrico delle tabelle ACI, aggiornate annualmente, in base al modello e all’alimentazione del veicolo. Ogni auto ha un costo al km diverso, mantenimento, carburante, assicurazione, ammortamento;
- si applica una percentuale variabile, che dal 2025 dipende dal tipo di alimentazione del veicolo, mentre le precedenti assegnazioni continuano a seguire le vecchie percentuali.
Le percentuali attuali previste sono:
- 10% per auto elettriche (BEV);
- 20% per auto ibride plug- in (PHEV);
- 50% per tutti gli altri veicoli.
Il risultato ottenuto è il valore del fringe benefit annuo, che il dipendente vedrà rateizzato in busta paga per ciascun mese di assegnazione del veicolo.
Il calcolo non misura quanto costa l’auto all’azienda, ma attribuisce una quota fiscale che è l’uso personale del mezzo. Il dipendente non paga nulla di tasca propria, ma subisce un aumento dell’imponibile.
| voce | auto benzina | auto elettrica |
|---|---|---|
| valore ACI annuo (15.000 km) | 7.200 € | 7.200 € |
| percentuale tassata | 50% | 10% |
| fringe benefit mensile | 300 € | 60 € |
| IRPEF (25%) | 75 € | 15 € |
| contributi (≈ 9%) | 27 € | 5,40 € |
| impatto sul netto | ≈ 100–110 € | ≈ 20 – 22 € |
Quali sono le regole fiscali per l’auto aziendale ad uso promiscuo?
L’art. 51, co. 4, TUIR stabilisce che l’uso personale dell’auto aziendale genera un fringe benefit. Dal 2025, per le nuove assegnazioni, le percentuali non dipendono più dagli scaglioni di CO₂ ma dal tipo di veicolo, mentre le vecchie percentuali basate sulle emissioni restano applicabili solo in regime transitorio per le auto già assegnate o ordinate entro il 2024.
La disciplina 2025 introduce tre punti chiave:
- nuove percentuali per tipo di veicolo che si applicano al valore convenzionale ottenuto con il calcolo dei 15.000 km x costo ACI. Le precedenti aliquote basate sulla CO₂ rimangono solo per i veicoli che rientrano nelle condizioni del regime transitorio;
- rilevanza della data del contratto e dell’immatricolazione;
- incidenza sulle scelte aziendali: assegnare un veicolo elettrico o plug-in riduce sensibilmente il fringe benefit grazie alle nuove percentuali agevolate.
Deducibilità costi e IVA per l’azienda
Dal lato aziendale il tema centrale non è la tassazione del dipendente, ma la deducibilità dei costi e la detraibilità IVA. Il riferimento normativo è l’art. 164 TUIR. La regola generale prevede una deducibilità del 70% dei costi, a condizione che l’uso promiscuo sia effettivo e risultante da un atto aziendale. La deducibilità può scendere al 20% per le auto non assegnate a un dipendente o utilizzate solo in modo residuale per attività lavorative.
Sul piano IVA, l’art. 19-bis1 DPR 633/72 prevede la detraibilità limitata al 40% per le auto aziendali non utilizzate esclusivamente per l’attività. La detrazione più ampia richiede un uso strettamente strumentale, che nel caso dell’uso promiscuo non ricorre per definizione.
“Per l’azienda, l’auto a uso promiscuo è fiscalmente conveniente soprattutto se l’utilizzo del dipendente è continuativo e formalizzato. Da qui la rilevanza del contratto di assegnazione”.
Contratto di assegnazione e car-policy aziendale
Il contratto di assegnazione stabilisce:
- chi può guidare il veicolo e in quali limiti;
- quali spese sono coperte dall’azienda;
- come gestire carburante, telepass, rifornimenti e spese di manutenzione;
- le responsabilità in caso di sinistri, danni, sottrazione o utilizzo improprio;
- le condizioni per la restituzione del mezzo.
La car-policy integra il contratto con regole tecniche, uso in orari extra-lavorativi, localizzazione GPS, gestione delle multe. Le sanzioni stradali restano a carico del conducente, mentre il pagamento materiale può essere anticipato dall’azienda con successivo addebito. La perdita dei punti patente ricade sempre su chi guida.
Il monitoraggio dell’uso, quando previsto, deve essere compatibile con la normativa privacy; i sistemi di geolocalizzazione non possono essere usati come strumenti disciplinari, salvo informativa specifica e accordi sindacali.
Quando conviene e a chi conviene l’auto aziendale ad uso promiscuo?
La convenienza dell’auto aziendale ad uso promiscuo non è uguale per tutti. Dipende dal profilo del dipendente, dal tipo di veicolo, dal livello di emissioni, dalla politica aziendale e dal confronto con alternative come il rimborso chilometrico.
Vantaggi e svantaggi per il dipendente
Per il dipendente l’auto aziendale ad uso promiscuo è spesso un vantaggio, non deve acquistare un’auto propria, non sostiene spese di assicurazione, bollo o manutenzione e, nella maggior parte dei casi, non paga il carburante per le trasferte di lavoro. L’azienda gestisce ogni aspetto, riducendo l’esborso personale a zero. Il costo esiste ma è fiscale, perché il fringe benefit riduce il netto in busta paga.
In linea generale, l’auto aziendale conviene al dipendente se:
- effettua molti spostamenti e l’alternativa sarebbe usare un’auto privata con costi significativi;
- il veicolo assegnato rientra nelle categorie più favorevoli;
- la propria aliquota IRPEF non è particolarmente alta, riducendo l’effetto del fringe benefit.
Al contrario, potrebbe essere meno conveniente se si utilizza poco l’auto, se il mezzo assegnato è in veicolo tradizionale tassato al 50% o se il dipendente ha un’aliquota IRPEF elevata che amplifica l’effetto del reddito figurativo.
Vantaggi e svantaggi per l’azienda
Per l’azienda l’auto a uso promiscuo è uno strumento di gestione del personale. La convenienza economica dipende soprattutto dalla deducibilità fiscale al 70% prevista per le auto assegnate a uso promiscuo e dalla possibilità di modulare la flotta su veicoli più favorevoli ai fini fiscali, che riducono il fringe benefit del dipendente e, di conseguenza, i costi complessivi legati al benefit stesso. Le PMI, in particolare, possono trarre vantaggio dal noleggio a lungo termine, che consente una gestione più lineare dei costi rispetto all’acquisto.
Lo svantaggio principale riguarda la componente amministrativa, l’azienda deve predisporre un contratto di assegnazione, una car-policy coerente, un sistema di controllo delle spese e una gestione corretta delle responsabilità in caso di sinistri, multe o utilizzi non autorizzati. Tuttavia, quando la struttura è organizzata, questi aspetti diventano facilmente gestibili.
“L’auto aziendale conviene all’azienda se il dipendente percorre molti chilometri, quando serve uno strumento di retention o quando la deducibilità al 70% rende la gestione più efficiente di soluzioni alternative”.
Auto aziendale uso promiscuo o rimborso chilometrico?
Molti dipendenti si chiedono se sia meglio un’auto aziendale ad uso promiscuo o il rimborso chilometrico per utilizzo dell’auto privata.
Il rimborso chilometrico è vantaggioso se i tragitti sono ridotti o occasionali, il dipendente usa la propria auto e viene rimborsato, senza subire alcun fringe benefit. Invece, l’auto aziendale è più conveniente quando gli spostamenti sono frequenti, quando si desidera evitare l’acquisto di un’auto propria o quando il veicolo assegnato ha emissioni basse che riducono l’imposizione.
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