Assegno unico di novembre, ecco quando verrà pagato

Ilena D’Errico

07/11/2022

08/11/2022 - 11:52

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L’8 novembre vari nuclei familiari riceveranno l’accredito degli arretrati dell’assegno unico: ecco il calendario dei pagamenti previsto dall’Inps.

Assegno unico di novembre, ecco quando verrà pagato

L’istituto nazionale di previdenza sociale ha annunciato le date dei pagamenti dell’assegno unico di novembre. Alcuni beneficiari potranno ricevere il contributo già da domani, martedì 8 novembre, ma questo dipende soprattutto dalla data di presentazione della domanda e dall’eventuale percezione del Reddito di cittadinanza.

Per alcune famiglie è previsto l’invio degli arretrati, mentre in determinate situazioni il pagamento inizierà dalla mensilità in corso. L’importo dell’assegno unico sarà comunque determinato dall’Isee e va nel complesso da un minimo di 50 euro a un massimo di 175 euro per ogni figlio.

Questo contributo è entrato in vigore il 1° marzo 2022, come misura economica per sostenere le famiglie con uno o più figli a carico. Il nome deriva dal fatto che racchiude in un’unica misura gli assegni al nucleo familiare come pure i vari bonus previsti per la nascita, nonché le detrazioni per figli a carico.

Assegno unico di novembre: il calendario dell’Inps

Come anticipato, durante il mese di novembre si susseguiranno diverse date di pagamento, necessarie all’invio diversificato fra gli arretrati e la mensilità in corso e tenendo conto della situazione dei nuclei familiari percettori. La comunicazione dell’Inps prevede il seguente calendario di erogazione:

  • L’8 novembre verrà pagata la mensilità arretrata di ottobre, ma soltanto ai nuclei che non percepiscono il Reddito di cittadinanza, e che naturalmente non l’abbiano già ricevuta il mese precedente.
  • Intorno al 13 novembre verrà completata l’erogazione degli arretrati ai vari nuclei familiari aventi diritto.
  • Il 15 novembre anche i percettori del Reddito di cittadinanza riceveranno il contributo.
  • Fra il 13 e il 30 novembre verrà erogato l’assegno unico di novembre.

In particolare, gli arretrati spettano soltanto ai nuclei familiari che hanno presentato la domanda entro il 1° giugno, mentre per tutti gli altri bisognerà fare riferimento alle altre date sopra indicate.

È comunque possibile rimanere sempre aggiornati sulla propria situazione attraverso l’apposita sezione presente su Myinps, dalla quale è possibile verificare l’intera situazione previdenziale semplicemente accedendo con un sistema di identità digitale come Spid. Dalla pagina relativa all’Assegno unico, peraltro, è possibile oltre a consultare i dati relativi alla domanda anche apporvi variazioni o presentarne una nuova.

In alternativa, la domanda può essere presentata anche contattando il numero verde 803.164, il numero 06.164.164 da cellulare, oppure rivolgendosi direttamente a un patronato o a un ufficio dell’Inps.

Assegno unico: i requisiti per presentare la domanda

L’assegno unico spetta ai nuclei familiari per ogni figlio a carico fino al massimo di 21 anni, se ne sussistono le condizioni, e per ogni figlio con disabilità senza alcun limite di età. L’assegno decorre dal 7° mese di gravidanza e perdura senza condizioni specifiche fino al compimento dei 18 anni, ma può protrarsi fino a 21 anni se il soggetto a carico:

  • Frequenta un corso di formazione scolastica, professionale o di laurea.
  • Svolge un tirocinio o un’attività lavorativa con un reddito complessivo inferiore a 8.000 euro annui.
  • È registrato come disoccupato e in cerca di lavoro presso il Centro per l’impiego.
  • Svolge il servizio civile universale.

L’importo totale si compone di una quota variabile, dipendente dal reddito familiare, e della parte riservata a eventuali maggiorazioni dovute. La quota variabile parte da un minimo di 50 euro mensili per ogni figlio, quando l’Isee è pari o superiore a 40.000 euro, e arriva fino a 175 euro mensili per ognuno se l’Isee non supera i 15.000 euro. Questi importi possono subire degli incrementi in alcuni casi specifici:

  • Maggiorazioni per nuclei numerosi, per i figli dopo il secondo.
  • Età della madre inferiore a 21 anni.
  • Nuclei familiari con quattro o più figli.
  • Percezione di reddito da lavoro per entrambi i genitori.
  • Figli affetti da disabilità.

A tutto ciò può poi aggiungersi una quota a titolo di maggiorazione, necessaria a compensare l’eventuale perdita economica del nucleo familiare rispetto alla somma percepita con il precedente regime previdenziale.

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