Assegno di mantenimento: come e quando lo si perde?

Caterina Gastaldi

3 Gennaio 2023 - 17:17

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Come e quando si perde l’assegno di mantenimento? Ci sono diverse situazioni in cui si perde questo diritto, come quando si inizia un’altra convivenza.

Assegno di mantenimento: come e quando lo si perde?

In caso di separazione il coniuge economicamente più forte deve corrispondere a quello più debole un assegno di mantenimento. Tuttavia, l’assegno di mantenimento non è un diritto eterno, e lo si può perdere per una serie di eventi e comportamenti.

La casistica in questo caso è ampia e include diverse possibilità, come quella di un nuovo matrimonio, fino alla scelta di rinunciare di propria volontà all’ottenimento dell’assegno. Inoltre un giudice, se richiesto, potrebbe anche rivalutare l’entità dell’assegno stesso, a seconda delle variazioni nella vita delle persone coinvolte.

Quali sono le regole riguardanti la perdita dell’assegno di mantenimento? Vediamo di seguito le eventualità più comuni.

A chi è dovuto l’assegno di mantenimento

L’assegno di mantenimento è dovuto al coniuge più economicamente debole nel momento della separazione. Si tratta di un assegno mensile, che non è sempre dovuto in tutti i casi di separazione, ma obbligatorio nel momento in cui viene assegnato.

Questa misura serve a proteggere il coniuge più debole dagli squilibri conseguenti la separazione, in modo che si possa mantenere un tenore di vita pari o similare a quello precedente la separazione. Questo significa che non spetta solamente al coniuge disoccupato, ma anche a chi ha uno stipendio considerato insufficiente ai suoi bisogni.

Tuttavia, questo non significa che sia eterno. Sussistono infatti una serie di situazioni in cui lo si può perdere, oppure può essere richiesta la rivalutazione dell’assegno di mantenimento da parte dell’ex coniuge.

Quando non si ha diritto al mantenimento

Esistono anche situazioni in cui non si ha diritto all’assegno di mantenimento, a prescindere. Stando a quanto stabilito dall’articolo 156 del Codice civile, il coniuge a cui viene addebitata la separazione, non riceve l’assegno di mantenimento, anche nel caso in cui soddisfi le caratteristiche richieste. Quindi, anche in caso di mancanza di redditi propri.

L’addebito della separazione avviene quando si è considerati la causa della fine del matrimonio, per via dei propri comportamenti. Infatti, in alcune circostanze, se viene richiesto, il giudice può pronunciarsi e dichiarare quale parte sia imputabile della fine della relazione.

In questo caso però rimangono validi gli alimenti, ossia un assegno minimo che permette di accedere a un livello di sostentamento.

Chiaramente, l’assegno di mantenimento non è dovuto quando i coniugi sono economicamente allo stesso livello, con pari stipendio.

Quando si perde l’assegno di mantenimento?

L’assegno di mantenimento riguarda strettamente il periodo della separazione, mentre nel momento del divorzio si parla di assegno divorzile. Uno deve permettere di mantenere lo stesso tenore di vita, mentre l’altro è legato al mantenimento di una vita decorosa (e può quindi essere inferiore rispetto al mantenimento).

Malgrado questa differenza, questo non significa che non siano presenti situazioni in cui l’assegno può essere revocato. In questa casistica rientrano:

  • nel caso di inizio di una nuova relazione, a patto che si riceva comunque il sostentamento di cui si ha bisogno, come vedremo in seguito;
  • nel caso si inizi a lavorare, diventando economicamente indipendente. Se lo stipendio non è comunque sufficiente al mantenimento, l’assegno può venire ridiscusso;
  • il cambiamento della situazione patrimoniale di uno o entrambi i coniugi può portare alla revoca;
  • nel caso si riceva un’eredità cospicua, in grado di modificare in modo evidente la propria situazione patrimoniale, il coniuge può perdere il mantenimento;
  • nel caso il coniuge che riceve il mantenimento svolga un’attività lavorativa in nero, e questo venga provato;
  • il coniuge può anche scegliere di rinunciare all’assegno di mantenimento.

Non viene perso il mantenimento quando si ricevono aiuti economici da altri parenti, perché non si possono considerare durevoli nel tempo, a patto che provengano dalla famiglia d’origine.

La convivenza fa perdere il mantenimento?

La convivenza può far perdere il mantenimento, ma non è detto che accada.

In questo caso le regole da seguire sono le seguenti:

  • il coniuge che inizia una nuova convivenza deve trarne beneficio economico. Non basta che vada a vivere con qualcuno, o che qualcuno che vada a vivere con il coniuge, per far perdere il mantenimento;
  • non è necessario che la convivenza venga comunicata in alcun luogo (come in Comune), perché questa sia tale. Basta che sia una convivenza di fatto, perché l’assegno venga perso.

Cosa accade quando muore chi corrisponde il mantenimento

In caso di decesso del coniuge che corrisponde il mantenimento, non si può andare a richiederlo a terzi. Questo significa che non si avranno diritti nei confronti dei genitori del coniuge defunto, o altri parenti.

Tuttavia, il coniuge che vantava il diritto al mantenimento potrà ottenere una parte dell’eredità, che sia commisurata al suo bisogno e all’entità ricevuta fino a questo momento. Il calcolo quindi varia da caso a caso. Si otterrà così un assegno a carico dell’eredità in questione.

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