Assegno di inclusione, in settimana i pagamenti di settembre. Ma prima le lavorazioni.
È la settimana dell’arrivo dell’Assegno di inclusione per le famiglie che lo prendono già da qualche mese, ma l’attenzione è tutta per le lavorazioni con le quali l’Inps determinerà se il nucleo familiare soddisfa ancora i requisiti per godere del sostegno al reddito, o comunque se ci sono le condizioni per un ricalcolo dell’importo.
È assolutamente importante ricordare, infatti, che mensilmente l’Inps fa un’analisi del nucleo familiare e sulla base delle informazioni in suo possesso, nonché su quelle comunicate dall’interessato, effettua una valutazione sul possesso dei requisiti come pure sui criteri che determinano l’importo della prestazione.
La lavorazione avviene pochi giorni prima della ricarica, così che l’Inps una volta chiarita la situazione per ciascun nucleo familiare ne invia le disposizioni di pagamento a Poste Italiane (che è l’ente incaricato della gestione delle carte Adi).
E dal momento che in settimana arrivano i soldi sulla carta, a breve iniziano anche le lavorazioni con il rischio che per alcune famiglie scatti la decadenza dell’Assegno di inclusione.
Quando viene pagato l’Assegno d’inclusione a settembre
Iniziamo ricordando quando arriva l’Assegno di inclusione a settembre, informazione che l’Inps non ha ufficializzato attraverso alcun messaggio ma che in ogni caso non dovrebbe presentare sorprese rispetto al mese scorso.
Da agosto, infatti, l’Inps sembra aver deciso di utilizzare per l’Assegno d’inclusione lo stesso calendario del Reddito di cittadinanza: il 15 di ogni mese, quindi, è prevista la consegna della carta con il primo pagamento per chi ne ha appena ricevuto l’esito positivo per una richiesta avanzata nei mesi scorsi, mentre il 27 del mese è in programma l’accredito delle ricariche successive.
Venerdì 27 settembre è quindi il giorno di paga dell’Assegno di inclusione, sempre che la lavorazione vada a buon fine.
Quando ci sono le lavorazioni dell’Assegno di inclusione
Tra mercoledì 25 e giovedì 26 l’Inps procede con la lavorazione di ogni singola domanda dell’Assegno di inclusione per la quale è già stata consegnata la carta e sono stati effettuati i primi pagamenti.
Ma cosa si intende per lavorazione? Semplicemente l’Inps va a verificare che il nucleo familiare possiede ancora i requisiti per godere della prestazione. Ad esempio, accedendo alla propria banca dati e a quella di tutte le altre istituzioni con cui ha firmato un accordo, l’Inps verifica se i requisiti reddituali e patrimoniali richiesti per godere della prestazione vengono ancora soddisfatti.
Controllo che in prima istanza viene effettuato sulla base di eventuali informazioni comunicate dai diretti interessati. Solitamente, infatti, dovrebbe essere il richiedente a comunicare, utilizzando il modello Adi-Com, se nell’ultimo periodo ci sono state variazioni tali da incidere sul diritto alla misura, come ad esempio se uno o più componenti hanno iniziato a lavorare oppure se c’è stato chi ha ricevuto una somma di denaro in donazione.
Tuttavia, se non lo fa è l’Inps a controllare direttamente che tutto sia in regola e laddove non sia così oltre al rischio che la misura decada potrebbero esserci anche ripercussioni di tipo penale.
Tra i controlli che l’Inps fa c’è quello afferente alle comunicazioni obbligatorie dei datori di lavoro, dove ad esempio potrebbe risultare che uno dei componenti del nucleo ha rassegnato le dimissioni nell’ultimo periodo. In tal caso scatta la decadenza immediata della misura (salvo il caso delle dimissioni per giusta causa), visto che non possono percepire l’Adi le famiglie in cui ci sono componenti che hanno lasciato il lavoro nell’ultimo anno.
In caso di avvio di un’attività lavorativa, invece, l’Inps valuta come il reddito presunto incide sul reddito familiare, ricordando però che i primi 3.000 euro non sono considerati. Una verifica da cui potrebbe scaturire una riduzione dell’Assegno di inclusione, ragion per cui l’importo sarebbe più basso rispetto al mese prima, o persino la perdita della misura nel caso in cui il reddito familiare superi la soglia consentita.
Ma tra le valutazioni che fa l’Inps ci sono anche quelle legate alla condizionalità. Laddove emerga che nell’ultimo mese ci siano componenti che non hanno preso parte agli obblighi indicati dal Patto sottoscritto con servizi sociali e centri per l’impiego, infatti, l’Inps ne applica la relativa sanzione che nella maggior parte dei casi prevede la decadenza della misura.
Per chi invece non si è ancora presentato ai servizi sociali del Comune di residenza entro il termine di 120 giorni calcolati dalla data di sottoscrizione del Patto di attivazione digitale (che solitamente coincide con l’invio della domanda) scatta la sospensione nel mese successivo a quello in cui si è attivata la scadenza.
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