Aspettativa per il dipendente che vuole mettersi in proprio

Simone Micocci

17 Settembre 2018 - 14:18

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Il dipendente pubblico che vuole avviare una nuova attività senza perdere il proprio posto di lavoro può richiedere un’aspettativa - non retribuita - della durata massima di un anno.

Aspettativa per il dipendente che vuole mettersi in proprio

L’aspettativa per il dipendente che vuole avviare un’attività è uno strumento utile per tutti coloro che vogliono mettersi in proprio ma - almeno inizialmente - non vogliono lasciare il posto da lavoratore subordinato.

Avviare un’attività, infatti, può dare grandi soddisfazioni ma allo stesso tempo rappresenta un investimento rischioso; non è detto infatti che mettendovi in proprio riuscirete a raggiungere gli obiettivi - e i guadagni - che vi eravate prefissati.

Per questo motivo lasciare definitivamente il proprio lavoro per dedicarsi alla nuova attività potrebbe non essere la scelta migliore. Nel caso in cui ce ne fosse la possibilità, infatti, è consigliato richiedere un periodo di aspettativa dal lavoro come dipendente in modo da vedere come va l’attività intrapresa, così da rimandare in un secondo momento la decisione sul risolvere o meno il rapporto come lavoratore subordinato.

Questa possibilità, però, è riconosciuta ai soli dipendenti della pubblica amministrazione, i quali possono chiedere l’aspettativa per mettersi in proprio così da avere più tempo da dedicare alla nuova attività ma conservando il posto di lavoro.

Naturalmente l’aspettativa ha una durata limitata, entro la quale il dipendente pubblico dovrà decidere cosa fare del proprio posto di lavoro. Vediamo quindi come fare per richiedere l’aspettativa per l’avvio di un’attività come autonomo, qual è la durata massima consentita e quali sono le regole da rispettare nel farne richiesta.

Perché richiedere l’aspettativa per l’avvio di un’attività

Come prima cosa bisogna sottolineare che l’aspettativa di cui stiamo parlando non è retribuita: chi la richiede, quindi, avrà diritto alla conservazione del posto di lavoro durante la propria assenza, ma non percepirà alcuno stipendio.

Si tratta comunque di uno strumento importante perché consente al lavoratore dipendente di intraprendere un secondo lavoro senza dover per forza rinunciare al primo.

Dovete sapere, infatti, che la legge permette al dipendente pubblico di svolgere un secondo lavoro in modo continuativo solamente se:

  • è impiegato nella pubblica amministrazione di appartenenza con un contratto part-time con una riduzione pari o superiore al 50%;
  • è impiegato con contratto full-time e richiede l’aspettativa suddetta.

Quindi il dipendente pubblico che vuole aprire la Partita Iva ma è impiegato full-time (o con part-time superiore al 50%) deve obbligatoriamente chiedere un periodo di aspettativa per non rischiare il licenziamento. In tal caso, però, dovrà rinunciare momentaneamente alla retribuzione prevista dal contratto di lavoro subordinato.

Durata dell’aspettativa

Ovviamente l’aspettativa non ha una durata illimitata; il dipendente pubblico, infatti, ha diritto alla conservazione del posto per un massimo di 12 mesi.

È bene sottolineare, però, che l’aspettativa può essere fruita anche in maniera frazionata, quindi non esclusivamente in modalità continuativa come molti credono.

L’autorizzazione dell’amministrazione d’appartenenza

Per richiedere l’aspettativa per avvio di un’attività il dipendente pubblico deve farne richiesta alla propria amministrazione di appartenenza, la quale può riservarsi di accettare o meno.

Non si tratta infatti di un diritto assoluto per il dipendente, il quale per poter beneficiare di questa possibilità deve attendere l’autorizzazione della pubblica amministrazione presso la quale lavora; questa però può rifiutarsi di concederla motivando la sua decisione su determinate esigenze di servizio.

Quindi, nel caso in cui - dopo aver valutato tutta la documentazione fornita dal dipendente - l’amministrazione si renda conto che la richiesta contrasta con le esigenze di servizio può rifiutarsi di concedere l’aspettativa. A questo punto il dipendente avrebbe di fronte a lui due possibilità tra cui scegliere: rinunciare all’avvio della nuova attività, oppure mettersi in proprio ma lasciando il posto di lavoro come dipendente.

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