Armi chimiche dalla Corea del Nord alla Siria, di cosa deve aver paura l’Occidente?

Alessandro Cipolla

23 Agosto 2017 - 16:42

L’Onu parla di due spedizioni di armi chimiche dalla Corea del Nord verso la Siria intercettate negli ultimi sei mesi. Di cosa dobbiamo aver paura?

Armi chimiche dalla Corea del Nord alla Siria, di cosa deve aver paura l’Occidente?

Tra la Corea del Nord e la Siria sarebbe in corso un traffico di armi chimiche. Questo è quanto sarebbe contenuto in un rapporto di 37 pagine consegnato all’Onu da un pool di loro esperti che si occupa delle sanzioni inflitte a Pyongyang.

Secondo quanto raccolto dagli esperti delle Nazioni Unite, due nazioni membre avrebbero intercettato negli ultimi sei mesi delle spedizioni di armi chimiche tra i due paesi, con un terzo stato che avrebbe confermato questi fondati sospetti.

Il rapporto consegnato all’Onu quindi rafforzerebbe il sospetto dell’utilizzo di armi chimiche da parte del regime di Assad, una circostanza questa che lo scorso aprile scatenò l’attacco degli Stati Uniti contro una base militare siriana per rappresaglia.

La notizia però che più inquieta è che queste armi chimiche sarebbero arrivate a Damasco dalla Corea del Nord. Un particolare che rende ancor più torbida questa vicenda, tanto da far pensare che in Siria la guerra non finirà quando l’Isis sarà sconfitto.

I traffici tra Corea del Nord e Siria

Negli ultimi sei mesi dunque due distinte spedizioni di armi chimiche sono state bloccate mentre, dalla Corea del Nord, erano dirette verso la Siria. Questo è quanto si legge nel rapporto arrivato sul tavolo delle Nazioni Unite.

Una commissione sta verificando le informazioni relative alla cooperazione tra la Corea del Nord e la Siria nel campo della chimica vietata (armi), missili balistici ed armi convenzionali.

Da quello che emerge, le merci intercettate con ogni probabilità facevano parte di un contratto tra il Centro per la Ricerca e lo Sviluppo Scientifico della Siria (SSRC) e la Komid, acronimo della Korea Mining Development Trading Corporation.

Secondo l’Onu la Komid è l’apparato della Corea del Nord che si occupa del traffico di armi, esportando missili balistici e armi non convenzionali verso altri paesi. Non è un caso che le Nazioni Unite nel 2009 l’abbia inserita nella propria lista nera.

Se questo quadro fosse veritiero, ma difficilmente potrebbe trattarsi di un equivoco, la Corea del Nord quindi oltre che adoperarsi per aumentare il proprio armamento, anche nucleare, è molto attiva anche nell’esportare armi non convenzionali.

Il secondo aspetto molto preoccupante è che la Siria, di conseguenza, sta lavorando per costruirsi un proprio arsenale di armi chimiche, in previsione di una guerra nel suo territorio che sarebbe ben lontana dall’essere vicina al suo epilogo.

Cosa succederà in Siria?

Attualmente la Siria è lo scenario di una feroce guerra. Da quando l’Isis ha proclamato il suo sedicente Stato Islamico, quella che prima era una guerra civile tra Assad e i ribelli ora è diventata un conflitto per cacciare gli estremisti islamici.

Dopo le recenti sconfitte e la perdita di Mosul, l’Isis ormai è sul punto di perdere la guerra. Con Raqqa assediata da tempo, ai guerriglieri non rimane che il controllo della zona desertica al confine con l’Iraq.

Il grande interrogativo riguardante la Siria è quello su cosa succederà una volta caduto lo Stato Islamico. Facile ipotizzare che il regime di Assad, sostenuto dalla Russia e dall’Iran, riprenda la sua guerra civile contro i ribelli ora alleati dei curdi, appoggiati a loro volta dagli Stati Uniti.

Quello che potrebbe generarsi quindi è un nuovo conflitto, dove è alto è il rischio di un coinvolgimento anche diretto da parte degli Usa e della Russia. Del resto gli uomini di Mosca sono già impegnati sul campo contro l’Isis, mentre le truppe statunitensi sono anche loro dislocate in zona e pronte a colpire come si è visto con il bombardamento alla base militare siriana.

Assad quindi starebbe pensando a rinforzare il proprio armamento, anche non convenzionale, in vista di questa nuova guerra. Per farlo avrebbe fatto affidamento su un altro dittatore, Kim Jong-un.

I due in comune hanno uno stesso nemico: gli Stati Uniti. Donald Trump quindi, che di recente ha aumentato l’impegno militare americano in Afghanistan, non avrà preso molto bene questi scambi di armi tra Assad e Kim Jong-un.

Così come l’Isis è sospettata di utilizzare armi chimiche, riguardo la Siria questi dubbi sono quasi certezze. Il rischio di una degenerazione dell’utilizzo di armi non convenzionali è quindi molto alto.

La grande paura è che, così come per quanto riguarda la situazione in Corea del Nord, la guerra in Siria possa diventare nei prossimi mesi ancora più drammatica di quanto non lo sia già adesso.

Con un Trump molto in difficoltà di consensi in patria e una tensione con la Russia sempre più crescente, l’Occidente trema al pensiero di come potrà evolversi la questione siriana, se poi ci mettiamo anche le armi chimiche l’incubo si fa ancora più pesante.

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