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Armi chimiche Isis testate sul cibo dei prigionieri, l’Europa deve avere paura?

lunedì 22 maggio 2017, di Alessandro Cipolla

Armi chimiche Isis sarebbero state testate a Mosul dagli estremisti su dei prigionieri, avvelendando il loro cibo e provocandone la morte dopo una lunga agonia. L’Europa ora deve temere attacchi di questo tipo?

Fanno tremare i polsi all’Occidente le ultime indiscrezioni che provengono da Mosul, città irachena dove infuria da mesi la battaglia contro il sedicente Stato Islamico. Secondo dei documenti trovati nell’Università della città, l’Isis avrebbe compiuto diversi esperimenti testando armi chimiche su dei prigionieri curdi.

A rivelarlo è stato il quotidiano britannico The Times, che ha visionato i documenti trovati dall’esercito iracheno all’interno dell’Università e poi passati alle intelligence di Stati Uniti e Regno Unito.

Il timore generale è che lo scopo di questi esperimenti possa essere una nuova strategia di terrore dell’Isis, che starebbe pensando di avvelenare con agenti chimici i cibi e le bevande nei paesi occidentali.

Armi chimiche Isis: test sui prigionieri

Armi chimiche Isis cresce la paura. Lo scoop del The Times getta l’Europa e gli Stati Uniti nell’inquietudine, vista quella che sarebbe la nuova strategia di terrore che i jihadisti sarebbero pronti a mettere in pratica.

Tutto sarebbe avvenuto a Mosul, località irachena da tempo in mano all’Isis dove sta infuriando una cruenta battaglia. L’esercito di Baghdad ha ormai quasi liberato la città, con i guerriglieri del califfato che sarebbero asserragliati in un solo quartiere.

Proprio dopo aver ripreso il controllo della zona di Mosul dove sorge l’Università, i militari iracheni hanno trovato dei documenti dove venivano annotati gli esiti delle sperimentazioni di agenti chimici nei pasti di alcuni prigionieri usati come cavie.

L’Isis avrebbe contaminato il cibo con sostanze come il tallio, la nicotina e diversi pesticidi. Il risultato sarebbe stato quello di una morte lunga e atroce da parte dei prigionieri, con i jihadisti che annotavano entusiasti gli esiti dei loro esperimenti.

Inoltre, nelle stanze dell’ateneo adibite a laboratori, sono state trovate anche tracce di iprite, una potente arma chimica che negli anni ‘30 venne usata anche dal regime di Mussolini per bombardare l’Eritrea e la Somalia.

Cresce sempre più quindi la convinzione che i terroristi stiano pensando sempre più ad un nuovo modo di effettuare i loro attacchi, con le armi chimiche Isis ammassate nella città di Deir ez-Zour che non fanno presagire nulla di buono.

Armi chimiche Isis: i pericoli per l’Occidente

Non è un caso che il The Times nel suo scoop sulle armi chimiche Isis ha parlato di un salto indietro verso il nazismo. Le sperimentazioni sui prigionieri infatti ci riportano fino ai drammatici anni della Seconda Guerra Mondiale.

Sempre nei documenti trovati all’interno dell’Università di Mosul, i jihadisti scrivono di aver trovato un’arma letale ideale che, assieme ad altre soluzioni, può permettere di far raggiungere i loro scopi.

Quali siano le priorità dell’Isis al momento non è dato saperlo, visto la delicata situazione del loro sedicente Stato Islamico che ormai sembrerebbe essere vicino alla caduta dopo le battaglie degli ultimi mesi.

Mosul è ormai quasi stata riconquistata dall’esercito iracheno, mentre la capitale del califfato Raqqa in Siria è assediata da settimana dalle milizie curde, che ormai controllano gran parte della città.

Ecco dunque che nei giorni scorsi era filtrata la prima indiscrezione su un cambio di strategia da parte degli estremisti. L’Isis si starebbe spostando in massa verso la desertica e ostica provincia di Deir ez-Zour, ancora saldamente in loro controllo, per creare una sorta di fortino in vista della battaglia finale.

Non solo combattenti comunque starebbero arrivando nella città, ma anche tutti i chimici al soldo del califfato per continuare il loro programma di creazione di nuove armi letali da poter usare.

La domanda che sorge spontanea è questa: L’Isis si sta dotando di armi chimiche per usarle nella battaglia in difesa dello Stato Islamico, oppure la loro intenzione è quella di adoperarle anche per compiere attentati in Europa e Stati Uniti?

Il timore di attacchi in Occidente di questo genere è esistente da tempo, basti pensare alla vicenda dell’antrace negli Stati Uniti, ma questo presunto salto di qualità da parte dei chimici dell’Isis desta molta preoccupazione.

Lo Stato Islamico in Siria e in Iraq è ormai vicino alla sconfitta. Resta comunque grande il timore per un’eventuale reazione da parte dei jihadisti irriducibili che, vista l’imminente caduta del califfato, si andrebbero di fatto a sparpagliare per il mondo.

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