L’Europa, frenata da un Antitrust interno e da regole asimmetriche, ha impedito la crescita di colossi industriali, lasciando spazio a giganti americani e cinesi nel mercato globale.
Basta vedere le dimensioni delle imprese statunitensi e di quelle cinesi che dominano il mercato globale per rendersi conto che c’è stato qualcosa che, in Europa, ha frenato la crescita delle imprese e la costituzione di colossi in grado di competere sul mercato globale: dal settore di Internet a quello delle telecomunicazioni, per parlare di quelli più recenti e dinamici, la taglia media delle imprese europee è lillipuziana.
Tutto deriva dalla mancanza del mercato globale come riferimento globale per l’Antitrust europeo, che ha costruito uno spazio legale artificioso per una competizione limitata al Mercato interno, una monade senza né porte, né finestre: questo è stato il Mercato interno dell’Unione europea, il contesto competitivo rispetto a cui sono state determinante le dimensioni ritenute adeguate per assicurare la concorrenza tra le imprese europee da parte dell’Antitrust basato a Bruxelles.
La DG Competition ha avuto come missione quella di assicurare la piena concorrenza tra le imprese, evitando per un lato gli Aiuti di Stato e per l’altro le pratiche distorsive, sia sul piano commerciale che finanziario, prima tra tutte il divieto di costituzione di posizione dominante sul mercato e, di conseguenza, anche la traslazione di una preesistente posizione dominante ad un altro mercato connesso o adiacente: tutto è stato cristallizzato, creando delle artificiose nicchie da cui le imprese non si potevano protendere per crescere. [...]
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