Allarme inflazione in Italia: brutti segnali per famiglie e Bce

Violetta Silvestri

16 Marzo 2023 - 11:44

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In Italia l’inflazione di febbraio rallenta la crescita, ma non per i prezzi del carrello della spesa. L’aggiornamento dei dati è una tegola per le famiglie. E un chiaro segnale per la Bce.

Allarme inflazione in Italia: brutti segnali per famiglie e Bce

L’inflazione in Italia mostra una doppia faccia. E, purtroppo, la lettura dei dati di febbraio conferma che una emergenza prezzi c’è ancora e l’allarme per le famiglie non è affatto rientrato.

I dati Istat definitivi sull’andamento mensile e annuale dell’IPC (indice dei prezzi al consumo) di febbraio hanno svelato che “la fase di rapido rallentamento dell’inflazione (scesa a +9,1%)”, ma il carrello della spesa ha ripreso a correre.

Questo significa che la pressione sui prezzi non si sta placando e le famiglie restano alle prese con un potere di acquisto indebolito. Non solo, proprio nel giorno di riunione della Bce, la lettura offre un ulteriore spunto all’Eurotower per alzare ancora i tassi.

Inflazione in Italia: l’allarme c’è per il carrello della spesa

I numeri Istat sui prezzi al consumo in Italia nella lettura definitiva di febbraio parlano chiaro: +0,2% a livello mensile e +9,1% su base annua, in rallentamento dal +10,0% nel mese precedente e dalla stima preliminare di un +9,2%.

Buone notizie? Non del tutto e per trovare segnali preoccupanti basta osservare l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, in accelerazione da +6,0% a +6,3% e quella al netto dei soli beni energetici passata da +6,2% a +6,4%.

Alla flessione dei prezzi dei beni energetici su base annuale si è aggiunta la corsa dei prezzi degli Alimentari, sia lavorati (da +14,9% a +15,5%) sia non lavorati (da +8,0% a +8,7%), di quelli dei Tabacchi (da una variazione tendenziale nulla a +1,8%), dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +6,1%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +5,9% a +6,4%), ha precisato Istat.

In sostanza, “...si mantengono le spinte al rialzo dei prezzi nel comparto dei Beni alimentari, lavorati e non, dei Tabacchi e dei Servizi, quasi tutti in accelerazione tendenziale. Come conseguenza di tali andamenti, si accentua la crescita su base annua della componente di fondo (+6,3%) e quella del cosiddetto “carrello della spesa”, che risale a +12,7%, dopo il rallentamento osservato a gennaio.”

Questo significa che la diminuzione dei prezzi energetici non si sta diffondendo ancora sui costi degli altri beni e le famiglie si trovano ad affrontare evidenti disagi proprio nell’acquisto della prodotti di maggiore uso quotidiano. In un momento, inoltre, in cui i tassi di interesse della Bce sono visti in crescita, facendo salire ulteriormente le rate dei mutui e gli oneri da pagare per ottenere prestiti.

Bce avvisata: l’inflazione core è alta

Le letture aggiornate sull’inflazione offrono suggerimenti alla Bce, che si riunisce proprio oggi, 16 febbraio.

Non solo Italia: anche i dati di ieri della Francia sono stati allarmanti. I prezzi al consumo sono aumentati del 7,3% rispetto a un anno fa, il più forte per la nazione. Il governo francese già la scorsa settimana ha negoziato un accordo con i rivenditori per appiattire i margini sugli articoli essenziali mentre le famiglie lottano con il rapido aumento dei prezzi dei generi alimentari.

Nel rapporto di mercoledì 16 marzo sull’inflazione francese, cibo, servizi e beni manifatturieri sono stati i principali contributori agli aumenti dei prezzi, mentre gli aumenti dei costi energetici sono rallentati. L’indice sottostante, che è attentamente monitorato dai banchieri centrali, ha raggiunto il 6,1% a febbraio dopo il 5,6% di gennaio.

Il messaggio alla Bce appare chiaro: alzare ancora i tassi, ma di quanto ancora?

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