Aerei russi in Polonia e Svezia, partono i jet italiani per difendere lo spazio Nato: cosa sta succedendo?

Giacomo Andreoli

6 Ottobre 2022 - 14:52

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Quattro caccia di Mosca sono entrati nello spazio aereo polacco e svedese: per questo gli Eurofighter italiani sono intervenuti, come una settimana fa, per vigilare sull’area Nato.

Aerei russi in Polonia e Svezia, partono i jet italiani per difendere lo spazio Nato: cosa sta succedendo?

Ancora una volta aerei russi sono entrati nello spazio aereo Nato (questa volta di Svezia e Polonia) e di nuovo i caccia Eurofighter italiani sono intervenuti per vigilare e impedire azioni dannose da parte di Mosca. L’azione rientra nella missione “Air policing” dell’Alleanza Atlantica in Polonia e già lo scorso 27 settembre l’Aeronautica militare del nostro Paese aveva informato di un intervento simile per intercettare tre velivoli russi in volo a ridosso del fianco nord-est della Nato.

In questo caso i caccia di Mosca sono stati costretti a rientrare nello spazio aereo di Kaliningrad. La stessa Aeronautica italiana, poi, fa sapere che nelle ultime settimane i decolli dei velivoli italiani in ottica anti-Russia si sono ripetuti più volte, a segnalare un’attività intensa di risposta alle iniziative russe nell’area nord-est dello spazio aereo Nato.

Insomma, sembra evidente che la Russia stia mandando dei segnali all’Europa e all’Occidente, provocando. A cosa potrebbero portare effettivamente, però, queste continue invasioni dell’area dell’Alleanza Atlantica. Davvero c’è un rischio immediato di escalation con allargamento della guerra dall’Ucraina al resto d’Europa, a cui parteciperebbe anche l’Italia?

Quante volte sono intervenuti gli aerei italiani contro Mosca

In tutto, negli ultimi mesi, sono state cinque le operazioni degli Eurofighter italiani per intercettare i velivoli russi che si erano avvicinati pericolosamente all’Europa. I velivoli del nostro Paese sono schierati nella base di Malbork, nella Polonia settentrionale, a ben poca distanza dall’enclave russa di Kaliningrad (cioè il territorio russo che si trova dentro i confini europei).

Dall’inizio del conflitto l’Italia ha aumentato il numero degli Eurofighter già operanti nell’attività di “airpolicing”, raddoppiandoli ad esempio in Romania. Era accaduto anche prima che ci fossero interventi per vigilare su violazioni di spazio aereo da parte della Russia (in gergo tecnico è il cosiddetto “scramble”), ma stavolta la cosa avviene in un’area molto calda, lì dove sono stati sabotati i due gasdotti Nord Stream, creando problemi di approvvigionamento all’Europa.

Motivo per cui la formazione d’attacco dei nostri aerei e la loro velocità che ha sfiorato il muro del suono, seppur rientrano in protocolli già definiti, fanno più paura del solito.

Pericolo escalation militare?

Non ci sarebbero però pericoli immediati, secondo quanto detto a Money.it dal generale di divisione aerea Carlo Landi, che ha servito in Aeronautica militare fino al 2011 e comandato proprio il 21° Gruppo Radar, uno dei centri di controllo della Difesa aerea che guidano i velivoli intercettori in questo tipo di missioni.

Landi spiega che “si tratta di azioni di vigilanza, prettamente difensive, che servono a garantire che nessun veicolo possa entrare nel nostro spazio aereo”. Secondo il generale, poi, gli interventi di risposta sono limitati ed hanno avuto sempre effetto immediato nello scoraggiare i velivoli russi. Non si tratta quindi di iniziative italiane, ma sempre di azioni coordinate tra tutti i Paesi della Nato.

Tra l’altro le situazioni di incontri ravvicinati con i velivoli russi possono essere di varia natura. In almeno un paio di questi ultimi cinque casi presi in esame quella italiana è stata un’intercettazione di mezzi non ostili, che stavano cercando di raggiungere Kaliningrad.

Aerei che non vogliono essere intercettati sono invece di solito ostili e usano tecnologie che possono occultarne la presenza. Gli aerei russi, poi, finora non volavano a bassa quota: in quel caso l’intercettazione sarebbe più difficile. Tutto ciò, quindi, fa pensare a provocazioni da parte della Russia, per ora limitate e non l’inizio di qualcosa di più grave.

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