Aerei italiani hanno intercettato mezzi russi, «Solo operazione di vigilanza»: intervista al generale Carlo Landi

Giorgia Bonamoneta

03/10/2022

04/10/2022 - 09:36

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Il 27 settembre l’Aeronautica militare ha informato dell’intercettazione di velivoli russi. Il generale Carlo Landi ha raccontato a Money.it i retroscena dell’episodio.

Aerei italiani hanno intercettato mezzi russi, «Solo operazione di vigilanza»: intervista al generale Carlo Landi

Lo scorso 27 settembre l’Aeronautica militare ha informato attraverso un tweet di un ordine di decollo immediato per i caccia tricolore. Il motivo sarebbe stata l’intercettazione di tre velivoli russi in volo a ridosso del fianco nord-est dell’alleanza atlantica. Un sicuro segnale di tensione nell’aria o un rischio concreto di guerra?

Nel continuo gioco di tensione tra Russia e Stati Uniti, anche un episodio di ordinario vigilanza può divenire critico. L’intercettazione dei tre velivoli russi ha creato della preoccupazione. L’azione di decollo immediato (in gergo “scramble”) però non è un segno di guerra o di futuri scenari di guerra partecipata in maniera attiva. Abbiamo chiesto al generale di divisione aerea Carlo Landi, che ha servito in Aeronautica Militare fino al 2011 ed è stato comandante del Centro Sperimentale di Volo, di spiegarci l’accaduto. Infatti, nella sua lunga carriera, Landi ha comandato proprio il 21° Gruppo Radar, uno dei centri di controllo della Difesa Aerea che guidano i velivoli intercettori in questo tipo di missioni.

Intercettazione di tre mezzi russi: perché gli Eurofighter italiano sono decollati

Landi ha subito tranquillizzato sulla natura delle azioni dell’Aeronautica e il decollo immediato dei piloti italiani. Come ha raccontato il generale, si tratta infatti di operazioni di routine che, al netto dell’attuale situazione di tensione, assume una valenza diversa. «Si tratta di azioni di vigilanza, azioni prettamente difensive che servono a garantire che nessun veicolo possa entrare nel nostro spazio aereo», ha spiegato. Quando si parla di “nostro spazio aereo” si intende in realtà lo spazio aereo della Nato. Proprio per questo motivo i veicoli italiani, gli Eurofighter, sono oggi stanziati in Polonia, in difesa come gli altri membri Nato dei confini a Est.

«Si tratta di una difesa dello spazio aereo che dà sul mar Baltico e sulle tre repubbliche baltiche che si affacciano su questo mare», ha aggiunto Landi.

Sorveglianza a Est: perché i membri Nato guardano proprio in quella zona

«Dobbiamo ricordare», dice il generale Landi, «che proprio nella zona controllata si trova l’enclave russa di Kaliningrad». La base russa Kaliningrad è uno spazio che appartiene alla Federazione russa, ma che è isolata dal suo territorio. I velivoli russi che viaggiano per arrivare a Kaliningrad devono seguire il percorso in rosso (fig.1). Si tratta di un corridoio stretto, che rischia di aumentare i casi di sconfinamento. Per questo gli aerei Nato decollano in difesa dello spazio aereo dell’Alleanza.

Fig.1 Fig.1 Percorso velivoli russi per Kaliningrad

La Nato ha organizzato un’architettura di difesa aerea che copre tutto il fianco dell’alleanza e guarda proprio ai confini russi e all’Ucraina. «È stato rinforzato il dispositivo (Ndr, il sistema di difesa) movimentando i veicoli da combattimento proprio in quelle aeree», ha spiegato il generale Landi. Questo genere di operazioni non sono però di iniziativa italiana. Il Centro di comando e controllo si trova in Germania, a Uedem e l’ordine per tali azioni proviene proprio dalla Nato.

Tecnologia russa e intercettazione: si possono eludere i sistemi di difesa?

Le situazioni di incontri ravvicinati con i velivoli russi possono essere di varia natura. Quello commentato nell’intervista a Landi si tratta di un tipo di intercettazione di mezzi non ostili, che stavano cercando di raggiungere Kaliningrad. I mezzi italiani hanno quindi “scortato”, dice Landi, i mezzi. Un’operazione comune anche durante la Guerra Fredda.

Mezzi che non vogliono essere intercettati sono solitamente ostili e usano tecnologie conosciute o sconosciute. Esistono infatti sistemi per ritardare l’intercettazione. «Se il velivolo utilizza sistemi di inganno elettronico, può da una parte non farsi vedere oppure moltiplicare le tracce radar e rendere difficile l’intercettazione». Esistono però delle contromisure, infatti quelle spiegate dal generale Landi sono tecniche piuttosto note per eludere i sistemi di intercettazione. Diversa è invece l’intercettazione dei velivoli a bassa quota, più difficili. Non sappiamo però esattamente cosa la Russia può mettere in campo una volta, e se, entrati in conflitto.

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