Accordo dazi USA-Cina: quali effetti per le materie prime?

Violetta Silvestri

18 Gennaio 2020 - 00:40

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Accordo dazi USA-Cina: quali effetti per le materie prime? Un’analisi

Accordo dazi USA-Cina: quali effetti per le materie prime?

L’accordo sui dazi USA-Cina è stato appena siglato e già gli analisti gettano ombre sui potenziali effetti commerciali. L’evento della firma della Fase 1 è stato rilevante nello scenario dell’economia internazionale.

I mercati di tutto il mondo attendevano la tregua tariffaria ufficiale da mesi. Gli effetti benefici in termini di fiducia nei confronti di investimenti e crescita economica dovrebbero, infatti, essere garantiti.

Le prime valutazioni più approfondite, però, lasciano intendere un impatto più mitigato rispetto a quanto ci si attende, soprattutto per quanto riguarda le materie prime.

L’accordo sui dazi USA-Cina, infatti, mette in evidenza impegni di acquisto davvero enormi per Pechino. Che, secondo alcune considerazioni, non potrà avverarsi, almeno non nei tempi sperati.

Accordo dazi USA-Cina: prospettive incerte su materie prime. I motivi

L’intesa raggiunta e ufficializzata al mondo dagli Stati Uniti e dalla Cina prevede innanzitutto un impegno di acquisto oneroso da parte di Pechino. Nello specifico, in appena due anni, quindi entro il 2021, il Dragone dovrà acquistare prodotti Made in Usa per un valore di 200 miliardi di dollari.

Circa la metà delle importazioni riguarderanno le materie prime. Nel dettaglio, secondo stime rilevate dal Sole 24 ore, il settore delle risorse energetiche - gas e petrolio - dovrebbe costare a Pechino ben 52,4 miliardi di acquisti in più. Questo significa che, nel 2020 sarà spinta a comprare energia per un totale di 27,6 miliardi e nel 2021 raggiungerà la quota di 43 miliardi di euro in importazioni.

Un impegno che, stando ad alcune valutazioni, la Cina non sarà in grado di mantenere. Al comparto energetico si aggiungono le considerazioni del settore soia. La peste suina che ha colpito drasticamente la nazione asiatica ha di fatto ridimensionato di molto il fabbisogno di questo cereale.

Restano dubbi, dunque, sulla portata dell’accordo e sui profitti economici che dovrebbero arrivare alle casse statunitensi grazie all’avvio di tali volumi di importazioni. La Cina, bisogna sottolinearlo, ha sempre cercato di tutelarsi in questo impegno di acquisti previsti dagli accordi, soprattutto nel settore materie prime.

Il vicepremier cinese che ha firmato la Fase 1 ha chiarito che per questo settore in particolare “gli scambi saranno fatti a prezzi di mercato, in base a considerazioni commerciali”.

Non solo, ha voluto anche evidenziare che “Nessun Paese può esportare in Cina tutto ciò che vuole, bisogna dimostrare la competitività del prodotto”.

Un avvertimento, probabilmente, agli stessi USA considerando che nel frattempo il Brasile è diventato il primo esportatore di soia in Cina.

L’accordo sui dazi USA-Cina, quindi, suscita ancora perplessità sulle conseguenze commerciali probabili e, soprattutto, concretizzabili. Ci vorranno mesi, forse un primo anno, per avere un quadro più chiaro e veritiero di quanto beneficiato dalle due rivali.

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