YouTube chiuderà davvero?

Matteo Novelli

23/11/2018

YouTube contro l’articolo 13: la nuova norma sul copyright approvata dalla Corte Europea lo scorso settembre è oggetto di una campagna che sta mettendo in allarme diversi utenti. Ecco costa sta succedendo.

YouTube chiuderà davvero?

In questi giorni, aprendo YouTube, ti sarà sicuramente capitato di imbatterti in una schermata particolare. L’allarmante intestazione desta fin da subito qualche preoccupazione: “Immagina se non potessi guardare i video che ami” accompagnato dall’hashtag #Saveyoutinternet.

YouTube chiuderà davvero? Non proprio, nonostante il plotone di youtuber italiani preoccupati: si tratta infatti di una campagna pubblicitaria informativa rivolta a diffondere informazioni agli utenti riguardo l’articolo 13, il famigerato provvedimento approvato dalla Corte europea lo scorso settembre e che portò a protestare anche Wikipedia qualche mese fa.

L’intento della piattaforma di video streaming di Google è quello di dire la sua su un tema tanto delicato quanto importante: diversi spot prima dei video o nelle storie di Instagram, accompagnati da banner e un forzato reindirizzamento alla pagina dedicata all’iniziativa, stanno mettendo in allarme gli utenti, a cui forse manca qualche informazione preliminare in merito. Vediamo di fare chiarezza insieme.

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YouTube vs articolo 13

L’articolo 13 della nuova legge europea sul copyright prevede che le piattaforme online debbano controllare e verificare i contenuti caricati dagli utenti iscritti, escludendo la pubblicazione di materiale eventualmente protetto da diritto d’autore.

Le piattaforme in questione sono quelle denominate UGC, user generated content: l’articolo chiama a rispondere, in caso di violazione, direttamente la piattaforma (che in caso di infrazione sarà considerata come responsabile).

Quello che mette in allarme gli YouTuber italiani ed europei quindi è l’eventuale applicazione da parte di Google di filtri e algoritmi in grado di bloccare, in fase di caricamento, contenuti non conformi all’articolo 13.

In realtà, qualcosa di simile YouTube lo applica già da tempo: un sofisticato sistema di notifica e rimozione di contenuti che violano la proprietà intellettuale di un’artista esiste già da tempo, anche se il sistema poteva essere aggirato tramite qualche trucco (ad esempio, un numero preciso di secondi in cui limitare la durata dell’eventuale materiale non originale).

Ma YouTube non vuole sottostare alla nuova legislazione europea, forzando la mano: per allontanare eventuali ripercussioni legali a causa di video che violano il copyright, ma presenti magari da anni sulla piattaforma, il portale video più famoso al mondo annuncia la rimozione in Europa di diversi milioni di video, cambiano per sempre la faccia di YouTube per come lo conosciamo.

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YouTube sarà censurato?

YouTube potrebbe essere quindi, in qualche modo, censurato, dovendo rinunciare a tantissimi contenuti accumulati nel corso di un decennio.

Sono molti gli utenti che nel corso degli anni hanno fatto di YouTube una professione a tempo pieno, pensiamo a Willwoosh o FaviJi, insieme a gran parte dell’industria musicale che avverte l’articolo 13 come una minaccia per gli eventuali guadagni derivati dalle visualizzazioni dei video.

L’Unione Europea non ha tardato a dire la sua in merito. La risposta alle preoccupazioni, e alle non troppo velate accuse, di YouTube è arrivata direttamente dal profilo Instagram della Commissione Europea in Italia: “Le norme sul copyright non comporteranno alcun rischio per gli utenti di YouTube, che saranno liberi di continuare a fare quello che fanno oggi” viene dichiarato in sintesi da Bruxelles, accennando a informazioni non corrette diffuse in questi giorni.

Dalla parte dell’articolo 13 si schiera anche FIMI, Federazione Industriale Musicale Italiana, con il presidente Enzo Mazza che a Rockol dichiara che “la campagna in atto su YouTube Italia tende a spaventare gli utenti con messaggi manipolatori ed è inaccettabile. Il processo decisionale europeo è stato molto lungo e ha visto coinvolti le istituzioni e gli Stati membri, questa campagna dimostra un interesse al limite in termini di democrazia da parte di Google”.

YouTube quindi non chiuderà, ma potrebbe indirettamente cambiare: c’è da sottolineare che l’articolo 13 della nuova legge sul copyright è stato sì approvato a settembre, ma deve ancora entrare effettivamente in vigore: per farlo, dovrà essere rivisto attraverso i tre set rappresentati dalla Commissione, dal Parlamento e dal Consiglio europeo a cui spetterà l’ultima parola in merito.

YouTube, ne frattempo, dovrebbe iniziare a studiare un metodo di filtro dei contenuti alternativo che, al contrario di un sistema automatico, sia in grado di comprendere meglio le varie sfumature con cui la nuova norma potrebbe essere applicata.

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