I voucher diventano tracciabili e sono previste multe per chi non rispetta le nuove regole varate dal governo. Ecco come si usano i buoni lavoro INPS e le novità previste nei diversi settori.
Novità in arrivo sull’utilizzo dei buoni lavoro INPS: i voucher saranno tracciabili e chi non rispetterà le norme sarà multato. Cosa cambia? Chi ha l’obbligo di comunicare l’uso dei voucher, solo le aziende o anche le famiglie che pagano in buoni lavoro colf, badanti e baby sitter? Tutto quello che c’è da sapere.
I voucher sono un metodo di pagamento dei contributi previdenziali per le prestazioni temporanee. Introdotti per semplificare la normativa, tra il 2015 e i primi mesi del 2016 i datori di lavoro ne hanno fatto un uso distorto, approfittandone in molti casi per non contrattualizzare i dipendenti. Ciò ha spinto INPS, sindacati ed esecutivo a correre ai ripari, puntando i riflettori su nuovi controlli e ispezioni.
Ora si cambia: le nuove norme varate in via preliminare dal Governo sui voucher INPS prevedono una “stretta” sui buoni lavoro. Per garantire la tracciabilità dei voucher da 10€ lordi l’ora, il committente imprenditore dovrà comunicare alla direzione territoriale del lavoro, almeno un’ora prima dell’inizio della prestazione, nome, cognome o codice fiscale del lavoratore che riceverà il buono; il luogo e la durata della prestazione con una email o un sms.
Per quanto riguarda i voucher in agricoltura, i buoni potranno essere utilizzati entro 7 giorni. Confermate le categorie aventi diritto ai voucher agricoli: pensionati, studenti e cassaintegrati.
Previste multe per chi non adempierà alle nuove regole: i datori di lavoro rischiano una sanzione amministrativa da 400 a 2400€ se non segnaleranno il lavoratore pagato in voucher.
Il decreto correttivo varato dall’esecutivo sull’uso dei buoni lavoro per prestazioni occasionali arriva dopo mesi di promesse. Lo scopo della “stretta” è quello di contrastare l’abuso dei voucher e l’uso improprio che se ne è fatto soprattutto in questi ultimi tempi.
Il problema dei voucher lavoro
Per chi non lo sapesse, i voucher sono dei buoni del valore di 10€lordi e 7,50€ netti utilizzati per pagare le prestazioni lavorative orarie accessorie. Negli ultimi anni l’uso dei voucher ha avuto un boom tale che si è reso necessario un intervento sempre più attento da parte del governo. Infatti sempre più datori di lavoro hanno approfittato di questo strumento per pagare i dipendenti, soprattutto giovani under 25 o immigrati.
Il problema è che in moltissimi casi il numero dei buoni lavoro dati all’imprenditore/professionista non corrispondono alle ore lavorative effettivamente svolte o, peggio, i voucher richiesti dal datore di lavoro non corrispondono al numero di voucher versati. Il che vuol dire che una parte della prestazione viene retribuita in voucher, l’altra parte pagata in nero.
Voucher lavoro tracciabili: come e per chi?
Ricapitolando, il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto che introduce la tracciabilità dei buoni lavoro e stabilisce che gli imprenditori professionisti o non agricoli che ricorrono al lavoro accessorio devono comunicare alla sede territoriale dell’Ispettorato nazionale del lavoro dati anagrafici o codice fiscale del lavoratore tramite sms o email, oltre che il luogo in cui viene svolta la prestazione e la durata.
Anche i committenti del settore agricolo avranno l’obbligo di comunicare secondo le stesse modalità i dati del lavoratore e il luogo e la durata della prestazione, ma entro un massimo di 7 giorni.
Nel caso in cui il datore di lavoro non rispetti gli obblighi sarà multato con una sanzione che va da 400 a 2400€ per ciascun lavoratore per cui non è stata data comunicazione.
Numero di telefono e indirizzo postale di tutti i DTL in Italia li potete trovare qui.
In ogni caso queste norme sulla tracciabilità non si applicano a tutte le prestazioni
indistintamente perché o a colpire professionisti e aziende. Il lavoro domestico, ad esempio, è escluso dall’obbligo: una famiglia che ricorrerà ai voucher per pagare colf, badanti e baby sitter, quindi, non dovrà dare alcuna comunicazione né sarà sanzionabile.
Voucher agricoltura: la tracciabilità non basta
La stretta decisa dall’esecutivo negli ultimi giorni è sicuramente un passo avanti nella lotta al lavoro nero e allo sfruttamento anche in agricoltura, ma, come fa notare il segretario generale della Uila Uil Stefano Mantegazza, non sarà la tracciabilità a evitare che un lavoratore dipendente venga pagato con un voucher e pochi euro di mancia.
L’uso dei voucher in agricoltura non ha avuto il boom di altri settori, grazie alle battaglie dei sindacati per consentirne l’uso solo a studenti e pensionati. Tuttavia, uno dei maggiori problemi dei voucher agricoli riguarda il valore nominale. In tutti i settori un buono lavoro equivale a 10€ lordi, mentre in agricoltura è “pari all’importo della retribuzione oraria delle prestazioni di natura subordinata individuata dal contratto collettivo stipulato dalle associazioni maggiormente rappresentative sul piano nazionale”.
Inoltre, la retribuzione oraria dei dipendenti agricoli varia da provincia a provincia, con la conseguenza che si verifica una disparità di trattamento lavorativo in base alla zona geografica.
Naspi compatibile con attività lavorativa
Il Governo ha precisato anche che chi usufruisce della Naspi, ovvero il sussidio di disoccupazione, potrà svolgere un lavoro autonomo o subordinato senza perdere il diritto all’indennità, ma solo nel caso di reddito annuo inferiore a quello non imponibile (8000€ per i dipendenti).
Inoltre, i contratti di solidarietà difensiva - che prevedono una riduzione oraria per fronteggiare le situazioni di esubero del personale - potrebbero essere trasformati in contratti di solidarietà espansiva finalizzati a nuove assunzioni se la riduzione dell’orario resta uguale o inferiore a quella già concordata
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