Nei verbali Bce confermata la flessibilità: troppa incertezza per l’Europa

Violetta Silvestri

7 Aprile 2022 - 15:15

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I verbali Bce relativi alla riunione di marzo hanno confermato l’incertezza economica del momento e la scelta della banca centrale di operare con la massima flessibilità. L’inflazione resta in focus.

Nei verbali Bce confermata la flessibilità: troppa incertezza per l’Europa

I verbali Bce hanno ribadito due concetti chiave: incertezza e flessibilità.

Se il tono della Fed si è fatto decisamente aggressivo, e anche le mosse di politica monetaria appaiono da falco senza grandi eccezioni, lo stesso non si può dire dell’Eurotower.

A Francoforte soffiano venti più attendisti, ma ugualmente preoccupati. L’inflazione resta osservata speciale, con Lagarde e diversi altri funzionari che insistono sulla natura eccezionale, e al di fuori dallo spazio interventista della banca, dell’impennata dei prezzi.

Cosa hanno svelato i verbali Bce di marzo?

Verbali Bce: tassi ancora fermi per questo motivo

Il passaggio chiave delle minute della Banca centrale europea sulla riunione dello scorso 9 marzo può essere considerato questo:

“Un gran numero di membri è del parere che l’attuale elevato livello di inflazione e il suo persistere richiedano ulteriori passi immediati verso la normalizzazione della politica monetaria...le tre condizioni di forward guidance per un adeguamento al rialzo dei tassi di interesse di riferimento della BCE erano già state soddisfatte o erano molto vicine a essere soddisfatte.”

La discussione sulla necessità di avviare il rialzo del costo del finanziamento c’è stata, quindi, anche a Francoforte. L’inflazione a livelli così elevati ha suscitato allarme e spinto alcuni funzionari a suggerire interventi più aggressivi.

Tuttavia, come si legge sempre nei verbali, “è stato affermato che rimaneva incerto quanto sarebbe stato persistente l’aumento degli indicatori dell’inflazione sottostante, dato il ruolo dei fattori temporanei legati alla pandemia e gli effetti indiretti dell’aumento dei prezzi dell’energia. È stato inoltre osservato che, anche se i criteri di forward guidance possono essere ritenuti soddisfatti, l’incertezza è elevata al momento attuale e il rispetto dei criteri è una condizione necessaria ma non sufficiente per un primo rialzo dei tassi ufficiali.”

La decisione, quindi, è stata di concludere gli acquisti netti di obbligazioni nel terzo trimestre, se i dati in arrivo avessero supportato l’aspettativa che le prospettive di inflazione a medio termine non si sarebbero indebolite dopo la fine degli acquisti netti.

Gradualità, prudenza e massima osservazione dei dati sono state ribadite come le linee guida per intervenire, ma solo dopo la fine degli acquisti di debito, sui tassi di interesse.

La guerra ha gettato troppa incertezza sul futuro dell’Eurozona e mantenere un’opzionalità bilaterale e un approccio dipendente dai dati è stato considerato vitale, “poiché era troppo presto per dire come si sarebbero svolti gli eventi nei mesi successivi”.

Nello scenario di una guerra ancora imprevedibile, un’azione prudente stata considerata giustificata, “in particolare ridimensionando il programma per gli acquisti netti di attività nell’ambito dell’App, scollegando la data di un “aumento iniziale del tasso” dalla durata degli acquisti di attività.”

L’Eurozona, d’altronde, resta sotto tiro con il conflitto in Ucraina senza esiti certi, la regione non rischia la staglflazione, stando ai verbali Bce, ma effetti di rallentamento con il pericolo di una “slowflation” (crescita lenta e prezzi elevati).

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