Il rally delle materie prime sta favorendo la ripresa delle quotazioni delle valute legate alle commodity. In grande spolvero troviamo le valute oceaniche e diverse monete dei mercati emergenti
Il significativo recupero delle quotazioni delle materie prime, avvenuto nelle ultime settimane (l’ultima ottava è stata la migliore degli ultimi tre anni), sta favorendo la ripresa delle cosiddette commodity currencies, ovvero quelle valute legate a doppio filo con l’andamento delle materie prime. Basta osservare il movimento dei prezzi nell’ultimo mese per verificare quanto sia stato sostenuto il rally di queste monete, in particolare le valute oceaniche e il dollaro canadese. In netto miglioramento troviamo anche la corona norvegese, il rublo russo e altre valute esotiche importanti (real brasiliano, peso messicano, rand sudafricano, tanto per citarne alcune).
Il rally delle commodity currencies potrebbe, però, essere solo un rimbalzo tecnico, dovuto sia alla decisione della FED di rimandare ancora l’aumento dei tassi di interesse negli Usa sia a fattori di natura speculativa, con gli hedge funds in prima linea a trainare il rialzo di breve periodo dopo aver verificato che le quotazioni erano ormai scese su valori minimi. Le valute legate alle materie prime dovrebbero tornare sotto pressione sul finire dell’anno, quando probabilmente si farà insistente il dibattito sui tassi di interesse Usa. La FED per ora non vuole incrementarli, temendo uno shock su scala globale, ma non va escluso che la stretta possa aver luogo già nel meeting di dicembre (o al massimo a inizio 2016).
Tra le commodity currencies più in forma troviamo quelle oceaniche. A partire da ottobre, il dollaro australiano ha messo a segno un rialzo del 4,5% sul biglietto verde. Il tasso di cambio AUD/USD si è spinto fino a 0,7380, il livello più alto da un mese e mezzo. Bene anche il dollaro neozelandese, che ha realizzato una performance vicina al 5% rispetto al dollaro Usa, con il cambio NZD/USD che è arrivato a sfiorare quota 0,6750 ai top da due mesi e mezzo. Tra le monete emergenti spicca il recupero del rublo russo, che ha approfittato del recente rally del petrolio sopra i 50$ al barile. La valuta di Mosca ha recuperato il 12% dai bottom di fine agosto, salendo sui massimi a due mesi contro il dollaro.
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