Vaccini, perché l’Italia frena: Regioni in difficoltà e diffidenza verso AstraZeneca

Alessandro Cipolla

05/05/2021

06/07/2021 - 17:15

condividi

Dopo l’entusiasmo per il raggiungimento della soglia delle 500.000 vaccinazioni al giorno, in Italia ora c’è una frenata sul fronte vaccini: molte Regioni sono sotto la soglia prevista da Figliuolo, con diversi cittadini che rifiutano AstraZeneca.

Vaccini, perché l’Italia frena: Regioni in difficoltà e diffidenza verso AstraZeneca

L’Italia rallenta nei vaccini anti-Covid. Dopo che lo scorso 29 aprile il commissario straordinario Francesco Figliuolo ha annunciato il raggiungimento, con due settimane di ritardo rispetto al piano vaccinale, delle 500.000 somministrazioni in 24 ore, negli ultimi giorni c’è stato un rallentamento.

Il problema questa volta non sarebbe la scarsa disponibilità delle dosi che al momento in Italia non mancano, ma un mix di problematiche che se non affrontate nell’immediato rischiano di zavorrare la nostra campagna vaccinale.

Stando ai dati forniti da Lab24, in Italia il 4 maggio sono state somministrate 396.000 dosi, mille in più rispetto al giorno prima. In generale finora a maggio non si è mai raggiunto il target delle 500.000 inoculazioni al giorno.

I problemi sono diversi. Nonostante i richiami da parte di Figliuolo, le Regioni stanno continuando ad andare per ordine sparso evidenziando anche difficoltà nella gestione delle prenotazioni. Resta poi il problema della diffidenza verso AstraZeneca, con circa 2 milioni di dosi del siero made in Oxford che al momento giacciono inutilizzate nei nostri magazzini.

Vaccini: l’Italia non accelera

Se ad aprile con un totale di 7 milioni di vaccini a disposizione era impossibile da metà mese iniziare a vaccinare mezzo milione di persone al giorno come indicato dal piano, a maggio con una dotazione prevista di 17 milioni di dosi i margini per il cambio di passo ci sono tutti.

Invece che accelerare l’Italia a inizio maggio ha rallentato, evidenziando tutta una serie di problematiche riguardanti soprattutto il rapporto tra la struttura commissariale e le varie Regioni.

Figliuolo di recente in ogni occasione ha invitato i Presidenti a tenere il ritmo delle somministrazioni giornaliere stabilito, ribadendo la necessità di procedere seguendo uno stringente criterio anagrafico.

Nonostante abbiamo in magazzino al momento oltre 3 milioni di dosi, una parte delle quali comunque vanno tenute in frigo a mo’ di scorta, molte Regioni stanno negli ultimi giorni procedendo sotto il ritmo stabilito.

A riguardo Repubblica così scrive nell’edizione odierna: “La Liguria aveva un obiettivo di 13.000 somministrazioni quotidiane, il 3 maggio era a 2.900. Lo stesso giorno, l’Emilia Romagna che ne avrebbe dovuto fare 42.000 si è fermata a 27.534, il Friuli 4.183 invece di 10.000”.

Il motivo principale di questo rallentamento sarebbe da ricercare nella difficoltà di “potenziare la capacità di prenotazione”. Si starebbe pensando così di consentire la vaccinazione anche a chi si presenta spontaneamente allo sportello, purché abbia i requisiti anagrafici per ricevere la dose.

C’è poi la questione AstraZeneca. In Sicilia un cittadino su due avrebbe rifiutato il vaccino dell’azienda anglo-svedese, mentre in Campania ci sono stati momenti di tensione visto che alcuni over 60 pretendevano di essere vaccinati con Pfizer.

Il tutto nonostante i casi di reazioni avverse con AstraZeneca siano sull’onda di un caso ogni 100.000 somministrazioni, una percentuale migliore di tantissimi farmaci di uso comune ma ormai il danno di immagine sembrerebbe essere stato fatto.

Argomenti

# Italia

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO