Uno short squeeze in Italia? Gli investitori retail puntano Mps e Tiscali

Pierandrea Ferrari

22/02/2021

25/10/2022 - 11:53

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Dopo il caso GameStop la grande febbre per i titoli deboli sta contagiando anche l’Italia: nel mirino degli investitori retail, tra gli altri, Mps e Tiscali.

Uno short squeeze in Italia? Gli investitori retail puntano Mps e Tiscali

Tra le eredità lasciate dallo short squeeze che ha spedito in orbita il titolo GameStop lo scorso mese non ci sono solo le perdite miliardarie degli hedge fund o il giro di vite che si sta consumando in questi giorni al Congresso statunitense: in una sorta di domino internazionale, infatti, quella stessa aria di rivoluzione che soffiava sull’azionario USA sta iniziando a tirare anche in Italia, con gli investitori retail pronti ad affinare le armi per spingere fuori dal mercato i big della finanza nazionale, puntando – così come già avvenuto sul NYSE con le azioni targate GME – sui titoli deboli ampiamente shortati.

Tanti i nomi sul tavolo: Mps è la balena bianca, sebbene la percentuale del flottante della banca senese shortato sul mercato sembra essere largamente insufficiente per generare uno short squeeze sul titolo. In lista anche Tiscali, ePrice e Digital Bros: la grande caccia dei “daily trader” è iniziata.

Uno short squeeze in Italia è alle porte?

Gli eredi dei Redditors statuntiensi sono già al lavoro. Del resto, la contesa tra gli investitori retail, ribattezzati “trader gang”, e i big della finanza USA ha avuto una risonanza tale da ispirare, quasi naturalmente, dei movimenti emulativi a tutte le latitudini. Cerchiata in rosso, ora, anche l’Italia.

Ed è MPS il nome che rimbalza continuamente tra gli internauti italiani. Buone le premesse: la banca senese, dopo le alterne vicende degli ultimi anni, ha recuperato un certo grado di stabilità, e ancora oggi figura tra i primi dieci istituti di credito italiani per capitalizzazione di mercato e per volume di asset gestiti. Ciononostante, le azioni targate BMPS vengono scambiate di poco al di sopra dei minimi storici, rendendole di fatto un boccone succulento per gli investitori retail italiani.

Manca, però, un ingrediente cruciale: il float short, ovvero il volume di azioni shortate sul mercato, è fermo al 5%, a distanza esponenziale da quel 170% che aveva ingolosito i trader statunitensi sul titolo GameStop. Al massimo, un mini short squeeze, ma nulla di più.

Aumentano così le quotazioni di alcune small cap come Tiscali, ora a 0,028 euro ad azione, ePrice, la versione nostrana di Amazon, a quota 0,072 euro ad azione, o Digital Bros, azienda meneghina produttrice di videogiochi, con azioni che vengono scambiate a 21,35 euro: tutte con uno short interest favorevole alle incursioni degli investitori retail.

ESMA avverte gli investitori retail sui rischi

Vista l’aria che tira, ESMA – European Security and Markets Authorities – ha già iniziato a mandare dei chiari segnali per scongiurare l’emulazione dei Redditors sul suolo continentale: nella nota diramata lo scorso mese i vertici dell’ESMA hanno infatti sottolineato i rischi insiti nel seguire le linee di investimento tracciate dai forum sul web.

Del resto, alcuni titoli europei erano già stati spinti al rialzo durante le settimane calde di gennaio: tra questi la finlandese Nokia, la tedesca Varta e la polacca CD Projekt. Ora, ESMA spera di raffreddare i bollori degli investitori retail.

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