Doppio premio da parte degli analisti, che hanno annunciato un grande ribaltone della view sulle azioni di Generali.
Un upgrade spettacolare, che ha ribaltato la view precedente sulle azioni Generali. È quello annunciato oggi dalla divisione di ricerca di UBS, che ha premiato il titolo del colosso assicurativo italiano, scambiato sul Ftse Mib di Piazza Affari, con un maxi doppio upgrade.
UBS ha infatti da un lato alzato il giudizio sulle azioni del Leone di Trieste da “Sell” a “Buy”, dall’altro lato quasi raddoppiando il target price, dai precedenti 23,70 euro a 40 euro.
Il titolo scambia oggi a quota 35,09 euro, forte di rialzi che nell’ultimo mese sono stati pari a +6,95% e a quasi +29% dall’inizio del 2025.
Perché UBS ha ribaltato la sua view sulle azioni Generali con Buy e target price quasi doppio
Motivo del grande doppio premio di UBS: la fiducia nella capacità di Generali, grazie al mix composto dalla posizione favorevole in cui versa il suo business e dalla solidità del suo capitale, di incassare un EPS (utile per azione) caratterizzato dal tasso di crescita annuo più elevato rispetto a quelli riportati da altre compagnie assicurative.
Gli analisti del colosso bancario svizzero hanno spiegato la ratio dell’upgrade sia con il portafoglio di attività di Generali, che con le scelte strategiche del management, decidendo di conseguenza di riavviare la copertura sul titolo con una raccomandazione di acquisto, per l’appunto Buy.
A loro avviso, la dinamica degli utili per azione superiore a quella dei concorrenti sarà sostenuta, tra gli altri fattori, anche da un mix più favorevole del business Danni, maggiormente orientato al segmento retail rispetto a quello commerciale e riassicurativo.
La redditività di Generali, secondo UBS, sarà supportata anche da una esposizione geografica che privilegia aree contraddistinte da un più alto potenziale di crescita e mercati in cui i rendimenti degli investimenti hanno mostrato stabilità nel corso del 2025.
Crescita ricavi Generali supererà le rivali
Nello specifico, UBS stima che nel 2026 una percentuale pari al 45% circa dell’utile operativo di Generali sarà riconducibile al ramo Vita, quota nettamente superiore rispetto a quella prevista per i principali competitor, compresa tra il 25% e il 37%.
Gli analisti hanno fatto notare inoltre che, sul fronte Danni, circa l’85% dei premi del gruppo proviene dal segmento retail, con una forte concentrazione nei mercati dell’Europa continentale e dell’Europa centro-orientale, aree in cui le previsioni sono di livelli tariffari, dunque sostenzialmente di polizze, che dovrebbero rimanere nel corso del 2026 a livelli allineati o superiori al tasso di inflazione.
Questi elementi dovrebbero garantire a Generali una crescita media annua dei ricavi su tre anni superiore di circa 1,2 punti percentuali rispetto alla media del settore.
Parallelamente, è atteso un miglioramento del combined ratio di circa 30 punti base, a fronte di un deterioramento stimato di 50 punti base per i concorrenti, dinamica che porterebbe le stime di utile per azione 2026 al di sopra del consenso di mercato.
In sostanza, UBS è dell’idea che, grazie al livello di indebitamento contenuto, all’alta flessibilità del capitale, alla struttura patrimoniale solida e alla crescita attesa degli utili superiore alla media, le azioni Generali meritino una valutazione più alta rispetto alle rivali.
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Il titolo Assicurazioni Generali, presunta vera preda secondo la Procura di Milano e secondo alcune ricostruzioni di Borsa della maxi operazione con cui la banca senese MPS è riuscita a conquistare la rivale Mediobanca, rimane grande protagonista di Borsa.
L’operazione della scalata di Mediobanca da parte di MPS è finita nel mirino della Procura di Milano, che sospetta che dietro l’offerta ci sia stato un piano dei principali azionisti del Monte dei Paschi di Siena Delfin - holding della famiglia Del Vecchio - e Francesco Gaetano Caltagirone, per avere maggiore voce in capitolo proprio nel board del Leone di Trieste.
Di Generali si è parlato più volte quest’anno a Piazza Affari anche come del grande gioiello italiano acquirente di BTP e cassaforte dei risparmi degli italiani, che avrebbe preoccupato non poco il governo Meloni a causa della sua iniziale ambizione di creare un colosso del risparmio gestito con la francese Natixis, controllata della banca transalpina BPCE.
Secondo alcune ipotesi piombate subito a Piazza Affari, proprio quell’intesa non vincolante con Natixis avrebbe portato i grandi azionisti di MPS, ma anche di Mediobanca e della stessa Generali, ovvero Delfin e Caltagirone, a meditare un piano volto a tutelare il DNA italiano del Leone. Piano che si sarebbe sostanziato nella conquista di Mediobanca, principale azionista di Generali, da parte di MPS.
Nel frattempo, mentre le indagini della Procura di Milano vanno avanti, e in attesa dell’informativa urgente del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, in dirittura d’arrivo nel giorno clou, si è appreso che il governo Meloni ha già vinto, visto che l’accordo tra Generali e Natixis per creare un campione del risparmio gestito è appena saltato in aria.
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