Un anno di pandemia, quali effetti sull’economia italiana?

Pierandrea Ferrari

09/03/2021

Sono passati esattamente dodici mesi dal primo lockdown nazionale imposto dal Governo Conte. Pil, inflazione, occupazione: ecco quale è stata l’impronta della crisi sanitaria sull’economia italiana.

Un anno di pandemia, quali effetti sull’economia italiana?

Esattamente un anno fa l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte si affacciava nelle case degli italiani per annunciare il primo lockdown nazionale, dopo i provvedimenti restrittivi già implementati dall’esecutivo in Lombardia, covo del virus a cavallo tra febbraio e marzo. E ora, chiuso il primo giro nel calendario pandemico, è tempo di consuntivi: quale è stato l’impatto della crisi sanitaria sull’economia italiana?

Pil, occupazione, inflazione: così le misure anti-Covid approvate per frenare l’avanzata del virus hanno finito per deteriorare i fondamentali economici del paese.

Pil, nel 2020 una contrazione dell’8,9%

Tra i tanti dati snocciolati dall’Istat negli ultimi mesi è quello (sanguinoso) del Pil il vero termometro dello stato di salute dell’economia italiana. E la febbre è alta: nel 2020, secondo l’istituto statistico, la contrazione del Pil è stata del 7,8% rispetto all’anno precedente, e dell’8,9% in volumi, sebbene più contenuta rispetto a quanto previsto dalla nota di aggiornamento al Def dello scorso autunno (-9%).

Per fare un raffronto, le prime due economie europee, Germania e Francia, hanno chiuso il 2020 con una contrazione del Pil pari - rispettivamente - al 5% e all’8,3%, mentre dietro alle spalle dell’Italia si sono collocate Spagna (-11%), Grecia (-10%), Malta (-9%) e Croazia (-8,9%).

A pesare sull’indicatore macroeconomico - a quota 1.651.595 milioni di euro correnti - ci sono dodici lunghissimi mesi di misure restrittive, con le imprese italiane costrette a più riprese a ridimensionare, o persino annullare, la loro operatività, per riprendere respiro solo durante il break estivo.

In profondo rosso soprattutto la domanda interna, in calo del 9,1% in termini di volume, ma nella spirale pandemica sono finiti anche gli scambi con i partner esteri, in un tonfo certificato dal -13,8% delle esportazioni di beni e servizi e dal -12,6% delle importazioni.

Ora, saranno le vaccinazioni a dettare il rimbalzo dell’economia italiana: il passo incerto della campagna, influenzata dai continui dietrofront delle Big Pharma sulle forniture, verrà corretto nei prossimi giorni dal nuovo Governo Draghi, che in accordo con il Cts sta pensando di imporre una nuova stretta per accelerare i lavori. Le prospettive sono incoraggianti: secondo l’OCSE il Pil italiano crescerà del 4,1% nel 2021, con un altro balzo del 4% l’anno seguente.

Il tasso di disoccupazione sale al 9%

Un riflesso del tonfo del Pil, poi, è il dato relativo al tasso di disoccupazione in Italia. Secondo l’Istat, l’ulteriore calo del mese di dicembre – 101.000 lavoratori in meno, con una rappresentanza “bulgara” delle donne, 99.000 – rileva una contrazione dello 0,4% rispetto al mese precedente e fa schizzare il tasso di disoccupazione al 9%, mentre l’occupazione scende al 58%.

A pesare soprattutto l’impatto del secondo trimestre: nel pieno della prima ondata pandemica, e nel mese che ha seguito la fine del lockdown e l’alleggerimento delle misure restrittive, il calo degli occupati è stato infatti di 841.000 unità (-3,6% su base annua), con i dipendenti a termine e i liberi professionisti tra le categorie più colpite.

Corre anche un dato tradizionalmente forte come quello relativo alla disoccupazione giovanile, al 29,7%, sempre in cima alla classifica europea, ma dall’ultimo trimestre dello scorso anno arrivano anche delle timide indicazioni di una inversione di tendenza, nonostante la seconda ondata pandemica: tra il Q3 e il Q4 il tasso di occupazione è aumentato dello 0,2%, pari a 53.000 unità.

Inflazione debole, ma torna a crescere nel 2021

Infine, l’inflazione: dopo aver registrato un rialzo dello 0,1% su base mensile nel pieno della prima ondata pandemica, a marzo e aprile, l’indice dei prezzi al consumo ha subito una flessione dello 0,2% a maggio, seguita da un nuovo aumento dello 0,1% a giugno.

Poi, dopo i mesi estivi, il crollo dello 0,7% a settembre, a cui hanno fatto seguito il rimbalzo di ottobre, +0,2% rispetto al mese precedente, e la nuova contrazione di novembre, -0,1%.

Così, il dato di dicembre, +0,2%, ha finito per certificare una variazione negativa dell’inflazione dello 0,2% su base annua. Inflazione che è però tornata a crescere nel primo trimestre del 2021: lo scorso mese, secondo l’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un rialzo dello 0,1% su base mensile e dello 0,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, al lordo dei tabacchi.

Una prima fiammella inflativa, del resto, era stata già registrata lo scorso gennaio, +0,2%: dati, questi, influenzati soprattutto dall’attenuamento della flessione dei prezzi dei beni energetici e, in misura minore, dei trasporti.

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