Ue, riapertura «graduale» frontiere esterne dal primo luglio

Mario D’Angelo

10/06/2020

23/06/2020 - 12:19

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Le frontiere esterne dell’Unione europea verranno riaperte a partire dall’1 luglio. Ma non a tutti

Ue, riapertura «graduale» frontiere esterne dal primo luglio

L’Unione Europea comincerà a riaprire le proprie frontiere esterne a partire dall’1 luglio. La notizia è stata data dal commissario Ue agli Affari esteri Josep Borrell, il quale ha affermato che la Commissione suggerirà agli Stati membri “una graduale e parziale riapertura”.

Le frontiere Ue sono state chiuse a partire dai mesi scorsi quando molti Paesi membri, Italia in testa, hanno cominciato ad applicare il lockdown sui propri territori e serrare i confini nazionali per contenere l’epidemia di coronavirus.

Europa verso riapertura dei confini

I Paesi europei hanno già iniziato ad ammorbidire le regole temporanee relative all’attraversamento dei confini interni al blocco con l’obiettivo di toglierli del tutto entro il 15 giugno.

L’Italia, il Paese europeo più colpito dall’epidemia di coronavirus, ha visto più di altri negato l’accesso agli altri territori. La politica italiana si è unita nella critica ad Austria e Grecia, che hanno ribadito più volte di non voler aprire le proprie frontiere ai cittadini italiani per via dell’ancora alto numero di contagi al Nord. Ma negli ultimi giorni sia Vienna che Atene hanno acconsentito ad allentare le restrizioni.

Intanto la Germania ha annunciato che toglierà tutti i controlli alle frontiere nei confronti dei cittadini europei a partire dal 16 giugno. Ad annunciarlo è stato il ministro dell’Interno Horst Seehofer: «Continueremo a monitorare lo sviluppo della situazione nei Paesi vicini», ha detto il ministro tedesco.

Riapertura graduale confini Ue, forse esclusi USA e Brasile

La riapertura delle frontiere esterne dell’Europa, ha assicurato Borrell, dovrebbe comunque essere parziale. Non è chiaro ancora quali saranno i Paesi da cui sarà possibile raggiungere l’Europa. Al momento si può ipotizzare che gli Stati a rischio dovranno aspettare di più: in testa, Stati Uniti e Brasile.

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