Turchia: la banca centrale taglia i tassi per la quarta volta

Violetta Silvestri

16 Dicembre 2021 - 12:38

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La banca centrale turca ha confermato la linea di Erdogan: nella riunione del 16 dicembre è arrivato il quarto taglio dei tassi. In Turchia la valuta è ai minimi, mettendo a rischio l’economia.

Turchia: la banca centrale taglia i tassi per la quarta volta

La banca centrale turca ha votato giovedì 16 dicembre per ridurre il tasso di interesse chiave del Paese, il tasso pronti contro termine a una settimana, al 14% dal 15%.

L’inflazione è ora superiore al 21% ed è aumentata costantemente, poiché il presidente Recep Tayyip Erdogan si è rifiutato di aumentare i tassi, il che significa che il potere d’acquisto dei turchi che guadagnano salari locali è crollato.

La lira ha perso il 50% del suo valore rispetto al dollaro da inizio anno. Il cambio USD/TYR sta salendo a 15,3830 al momento in cui si scrive.

Turchia: nuovo taglio dei tassi, Erdogan detta la linea della banca centrale

La banca centrale turca ha tagliato il tasso di interesse di riferimento per il quarto mese consecutivo a sostegno della politica monetaria non ortodossa del presidente Recep Tayyip Erdogan, nonostante il peggioramento delle prospettive di inflazione e della lira, che ha toccato una serie di minimi storici negli ultimi mesi.

Il Monetary Policy Committee ha ridotto il suo tasso di pronti contro termine a una settimana di 100 punti base al 14%.

Investitori ed economisti hanno chiesto disperatamente a Erdogan di invertire la rotta, ma finora è rimasto attaccato alla sua insolita convinzione che tassi più alti peggiorino l’inflazione, piuttosto che raffreddarla, come è il principio economico ampiamente accettato.

Intanto, la banca centrale della Turchia ha annunciato che stava intervenendo direttamente nel mercato dei cambi, vendendo dollari per sostenere la lira. Tuttavia, date le sue già basse riserve valutarie, gli analisti dubitano che la strategia sarà efficace.

Nel frattempo, secondo alcune analisi, lo squilibrio commerciale cronico della Turchia significa che la debolezza della lira si traduce in una maggiore inflazione attraverso le importazioni.

Riflettendo il deprezzamento della valuta, l’indice dei prezzi alla produzione della Turchia è salito di quasi il 55% a novembre rispetto all’anno precedente, spingendo gli economisti a prevedere che i prezzi al consumo dovrebbero raggiungere il 30% l’anno prossimo, cinque volte l’obiettivo ufficiale.

Intanto, molti ora fanno la fila per il pane sovvenzionato a Istanbul, dove il comune afferma che il costo della vita è aumentato del 50% in un anno, compreso un aumento del 71% degli affitti.

Erdogan, il cui partito al governo ha subito un’erosione del sostegno nei sondaggi a causa della turbolenza economica, dovrebbe annunciare un enorme aumento del salario minimo, nel tentativo di compensare l’impatto della valuta in calo. I media filo-governativi hanno riferito che l’incremento dovrebbe essere compreso tra il 35 e il 40% circa.

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