Secondo alcuni esperti Donald Trump potrebbe spingersi dove nessuno ha osato mai, ovvero cercare il dialogo con il dittatore nordcoreano Kim Jong-un. Ma è davvero possibile un avvicinamento tra USA e Corea del Nord?
L’avvicinamento tra USA e Corea del Nord è davvero possibile? Dopo aver preso ufficialmente le redini dello studio ovale della Casa Bianca, Donald Trump sta cominciando a passare al vaglio tutti i fascicoli lasciatogli in eredità dal suo predecessore Barack Obama. Tra affari di politica interna ed economica, Trump avrà anche a che fare con una politica estera frammentata e instabile come non mai.
Tra le questioni più delicate di politica internazionale a destare preoccupazione vi è anche il pericolo che arriva dalla Corea del Nord, paese che nel corso degli ultimi anni, in più di un’occasione, ha minacciato gli Stati Uniti di essere pronta a sferrare un attacco missilistico nella sua direzione. Inoltre, le ultime notizie in arrivo dal paese comunista di un rafforzamento dell’arsenale nucleare ha alzato il livello di allarme tra i funzionari americani.
L’elezione di Donald Trump potrebbe aprire a scenari interessanti per quanto rocamboleschi. Il dittatore nordcoreano, Kim Jong-un, durante l’ultima campagna elettorale statunitense, ha dichiarato la sua ammirazione nei confronti del candidato repubblicano definendolo “saggio e lungimirante”. Al tempo stesso Trump non aveva esitato a dichiarare: “parlerei con lui, non avrei certo problemi ad incontrarlo”.
Dalle minacce sembra essere quindi passati a una sorta di corteggiamento, tanto che molti analisti hanno cominciato a pensare che nei prossimi mesi si possa assistere a un clamoroso avvicinamento tra Stati Uniti e Corea del Nord.
Ma è davvero possibile un eventuale avvicinamento tra Stati Uniti e il regime comunista della Corea del Nord?
Avvicinamento Stati Uniti e Corea del Nord: davvero possibile?
A far pensare che Stati Uniti e Corea del Nord nei prossimi mesi possano sedersi attorno a uno stesso tavolo vi è la necessità del paese americano di trovare una soluzione al pericolo di un eventuale attacco missilistico. Se il ricorso all’uso della forza da parte degli Stati Uniti è visto come inefficace e rischioso, in quanto potrebbe scatenare una escalation che vedrebbe scendere in campo anche la Cina, in molti vedono nella diplomazia lo strumento più efficace.
Di seguito vediamo quali sono le ipotesi diplomatiche alle quali potrebbe fare ricorso l’amministrazione Trump per tentare di disinnescare il pericolo nordcoreano.
Avvicinamento Stati Uniti e Corea del Nord: le quattro carte di Donald Trump
La nuova amministrazione guidata da Donald Trump si trova a poter scegliere tra quattro diverse opzioni diplomatiche, vediamo quali sono:
- cercare immediatamente di intavolare una trattativa sulla falsa riga dell’accordo sul nucleare stipulato con l’Iran, imponendo sanzioni draconiane alla Corea del Nord per far sì che questa decida di sedersi al tavolo dei negoziati;
- attaccare militarmente la Corea del Nord, nonostante molti esperti hanno calcolato una bassa probabilità di successo. Un attacco alla Corea del Nord vorrebbe dire coinvolgere Giappone e Cina in quella che potrebbe trasformarsi in una seconda guerra di Corea;
- spingere affinché si arrivi a un cambio di regime. Questa sarebbe però una soluzione a medio-lungo termine dal momento in cui il crollo del regime autoritario di Kim Jong Un è piuttosto difficile;
- tentare la strada della diplomazia coercitiva. In questo caso la minaccia di sanzioni nei confronti della Corea del Nord potrebbe proteggere gli Stati Uniti e i suoi alleati dal programma nucleare di Pyongyang, portando alla progressiva denuclearizzazione della Corea del Nord e alla firma di un accordo globale di pace, che per il paese comunista potrebbe voler significare la fine della politica ostile degli Stati Uniti nei suoi confronti.
Può il presidente Trump, con la sua abilità di affair-making, riuscire dove altri prima di lui hanno ampiamente fallito?
Difficile dirlo vista l’imprevedibilità del personaggio in questione. Tuttavia, in molti si aspettano che il presidente Trump possa tentare l’avvicinamento alla leadership nordcoreana attraverso un messaggio privato nel quale manifestare l’intenzione di esplorare vie pacifiche di confronto. Lo scopo di tale mossa sarebbe quello di avviare colloqui preliminari con Pyongyang e tastare un’eventuale disponibilità di Kim Jong-un a sedersi a un tavolo delle trattative.
Il tempo, come sottolineano in molti, stringe visto che nuove esercitazioni militari congiunte USA-Corea del Sud, che potrebbero innescare una risposta da parte di Pyongyang, sono in programma a inizio febbraio.
Se quindi un eventuale sforzo diplomatico iniziale dovesse fallire l’amministrazione Trump si potrebbe trovare a fare i conti con cinque alternative diverse che non escluderebbero l’uso della forza, facendo saltare ogni piano di mediazione pacifica:
- un rafforzamento del proprio sistema di difesa missilistico, nonché di quello degli alleati giapponesi e sud coreani;
- continuare a rinforzare le capacità offensive d’attacco nella regione al fine di scoraggiare i coreani del nord;
- rivalutare il dispiegamento di forze militari statunitensi nell’Asia nord-orientale in proporzione alla crescita dell’arsenale nucleare nordcoreano;
- implementare la rotazione di velivoli in grado di trasportare armi convenzionali e nucleari, nonché sottomarini nucleari statunitensi, in Corea del Sud;
- cercare di imporre sanzioni multilaterali per tentare di mettere ancor di più alla corda la già provata economia norcoreana.
Molti esperti sottolineano che se è vero che una strategia basata sulla mediazione diplomatica non sia garanzia di successo, è altrettanto vero che essa rappresenti un passaggio necessario per tentare quanto meno di limitare danni futuri. Chissà se i diretti interessati, Donald Trump e Kim Jong Un, siano dello stesso avviso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA