La cena a Bruxelles con Juncker fu una richiesta d’aiuto, ormai circondata da troppi nemici interni. Senza un accordo, la brexit potrebbe essere annullata dal Parlamento.
Theresa May incontrò il presidente della commissione europea Juncker per discutere dei negoziati sulla brexit il 16 ottobre, ma sembra che a chiederlo fu insistentemente la premier britannica, come richiesta di aiuto. Senza accordo la House of Commons potrebbe bloccare la brexit.
Theresa May in crisi chiede aiuto all’UE
La telefonata inaspettata arrivò all’ufficio di Jean Claude Juncker il 16 ottobre scorso. All’altro capo del telefono c’è Theresa May, che chiede un incontro urgente la sera stessa, molto inusuale, che colse di sorpresa il lussemburghese. Si accordarono per una cena con i rispettivi capi negoziatori Barnier (UE) e Davis (Regno Unito), in fondo Bruxelles non è così lontana da Londra e l’incontro poteva avvenire senza ostacoli.
Secondo il quotidiano tedesco Faz, Theresa May è apparsa stanca, sotto assedio e senza più nessun margine di azione. Su quest’ultimo punto è importante soffermarsi. In casa vive uno stato di guerra interna perenne. Molti falchi dei Tories credono che le offerte della May siano troppo alte e che il Regno Unito non debba pagare nulla per il divorzio.
Perciò mentre da una parte, in Inghilterra, riceve critiche per le proposte “generose”; dall’altra parte, in Europa, le riceve per le proposte “insufficienti”.
Infatti anche Angela Merkel e Macron gelano la collega inglese, definendo troppo corti i passi fatti in avanti.
È probabile che allora le dichiarazioni del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che parlavano di progressi, siano riconducibili a questa richiesta di sostegno del primo ministro inglese all’Unione Europea.
Theresa May sa che senza un accordo la Gran Bretagna potrebbe essere trascinata verso una grave crisi economica, visto che già molte aziende stanno traslocando nella vicina Irlanda od Oltremanica.
Di altro avviso è Boris Johnson, il ministro degli esteri, leader della fazione della hard brexit, che sostiene che un “non accordo” non sia così grave. Ma non è solo, sembra che fra i conservatori ci sia una vera e propria spaccatura con la May nel mezzo, dove in bilico c’è anche il suo governo, che si poggia su una maggioranza risicatissima.
Della Theresa May che aveva preso il timone del Regno Unito dopo le dimissioni di David Cameron, non è rimasto molto. Ella aveva prima sostenuto timidamente il remain, ma poi si era convinta che la brexit sarebbe potuta essere un’occasione di rilancio. Oggi ha probabilmente compreso appieno ciò che i leader europei ripetono da tempo “un accordo serve più al Regno Unito che all’Europa”.
Il tentativo di Corbyn di bloccare la brexit
Il partito laburista resta a guardare, ma è pronto a intervenire qualora i negoziati non si concretizzassero. Ne ha parlato sul Times Keir Starmer, ministro ombra per la brexit di Jeremy Corbyn, leader del laburisti. L’idea è quella di imporre, con un voto, il veto parlamentare sui contenuti della brexit al governo May. Così qualora venissero bocciati, Theresa May non avrebbe più il mandato parlamentare per procedere e gli accordi salterebbero.
Senza un accordo, la maggioranza parlamentare crede che la brexit non sia così fruttuosa, sottolinea John McDonnell, braccio destro del leader laburista Corbyn. Dunque, la House of Commons potrebbe addirittura effettuare uno storico voto procedendo all’annullamento dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, ovvero la fine della brexit.
Si tratta di fantapolitica, ma l’attuale parlamento non sembra accettare le richieste europee, definite esose. I prossimi appuntamenti europei ci diranno sicuramente molto di più.
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