Terza Guerra Mondiale: nave Usa verso isole cinesi, si apre un nuovo fronte di scontro?

Alessandro Cipolla

3 Luglio 2017 - 10:19

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Terza Guerra Mondiale: un cacciatorpediniere Usa si è avvicinato all’isola di Tritone, controllata dalla Cina. Pechino indignata, si apre un nuovo fronte in Oriente?

Terza Guerra Mondiale: nave Usa verso isole cinesi, si apre un nuovo fronte di scontro?

Terza Guerra Mondiale: un cacciatorpediniere Usa si è avvicinato all’isola di Tritone, controllata dalla Cina, provocando la forte indignazione di Pechino. Si apre un nuovo bollente fronte in Oriente?

Si fanno di nuovo tesi i rapporti tra gli Stati Uniti e la Cina. L’avvicinamento fino a 12 miglia nautiche del cacciatorpediniere Stethem verso l’isola di Tritone, facente parte dell’arcipelago delle Paracel e controllata dal 1974 da Pechino, fa ripiombare il mondo intero nella paura di uno scoppio di una Terza Guerra Mondiale.

La Cina infatti ha risposto con poche ma dure parole alla mossa voluta da Donald Trump nelle acque orientali, con il governo di Pechino che ha parlato di una chiara provocazione politica e militare.

In mezzo poi c’è la questione di Taiwan e quella sempre attuale della Corea del Nord, tutte spine che stanno rendendo sempre più difficili i rapporti tra queste due superpotenze mondiali.

Terza Guerra Mondiale: crisi tra Usa e Cina

Ormai è chiaro che, se mai malauguratamente dovesse scoppiare una Terza Guerra Mondiale, sarà con ogni probabilità il continente asiatico a essere lo scenario del conflitto bellico.

Non solo Siria e Afghanistan sono zone calde, dove gli Stati Uniti e la Russia sono impegnate nella guerra contro il terrorismo islamico, ma ci sono sempre anche le questioni riguardanti la Corea del Nord e ora anche Taiwan.

Nonostante le diverse telefonate tra i due leader Donald Trump e Xi Jinping, il cacciatorpediniere Stethem si è avvicinato a 12 miglia nautiche dall’isola di Tritone, che è controllata dalla Cina.

Si tratta di un’isola facente parte dell’arcipelago delle Paracel, lembo di acqua che nel gennaio 1974 fu teatro di una guerra lampo tra la Cina e il Vietnam che vide poi il successo di Pechino.

Da allora quindi i cinesi controllano questo arcipelago, che ha una valenza strategica notevole essendo ricco di risorse minerarie e naturali oltre che rappresentare un fondamentale snodo commerciale. Si stima infatti in 5 miliardi di dollari il volume di affari che ogni anno transitano in queste isole.

Il governo di Pechino, per bocca del suo ministro degli Esteri Lu Kang, ha subito condannato con poche ma dure parole la provocazione messa in atto questa volta dagli Stati Uniti, chiedendo lo stop di azioni del genere.

Questa è una provocazione politica e militare. La Cina chiede all’America di fermare urgentemente questo tipo di provocazioni che violano la sovranità e minacciano la sicurezza della Cina.

Dietro le parole del ministro però ci sono tutta una serie di altre tensioni tra Usa e Cina. Di recente infatti gli americani hanno venduto armi per più di un miliardo di dollari a Taiwan, facendo andare su tutte le furie i cinesi.

Poi c’è sempre l’eterna questione della Corea del Nord, con gli Stati Uniti capeggiati da Donald Trump che spesso hanno accusato Pechino di non fare sufficienti sforzi per cercare di contenere le provocazioni del leader nordcoreano Kim Jong-un.

Proprio in quest’ottica, Washington da tempo ha iniziato una serie di azioni sanzionatorie verso cittadini e istituti bancari cinesi accusati di sostenere i livello finanziario la Corea del Nord.

Una serie di problematiche che, se sommate, ci consegnano un quadro della situazione molto allarmante. Importante quindi sarà il prossimo G20, dove i due presidenti Donald Trump e Xi Jinping discuteranno di persona delle questioni in sospeso.

La crisi in Oriente

Ormai sembrerebbe chiaro che Donald Trump stia cercando di nascondere le difficoltà interne, come lo scandalo Russiagate o il crollo nella popolarità, con una politica estera molto aggressiva.

L’avanzata del cacciatorpediniere Stethem verso l’isola del Tritone è stata definita, dai media americani, come una difesa di quella libertà di navigazione da sempre rivendicata dagli Stati Uniti in quella zona.

Oltre alla Corea del Nord, nei mari orientali è molto delicata anche la situazione di Taiwan. Tutte problematiche che di riflesso mettono di fronte gli Stati Uniti alla Cina. Non è un caso infatti che a breve ci sarà un incontro tra Xi Jinping e il suo collega russo Vladimir Putin.

I floridi rapporti economici tra Washington e Pechino comunque al momento sembrerebbero allontanare gli spettri di una Terza Guerra Mondiale. La tranquillità però nell’area è ancora lontana dall’essere trovata.

In questa sorta di nuovo braccio di ferro tra Usa e Cina potrebbe inserirsi la Corea del Nord che, visto il particolare momento, potrebbe riprendere i propri test missilistici se non addirittura nucleari.

La speranza quindi è che al G20 del prossimo 7 luglio ad Amburgo si possano chiarire diverse cose nei rapporti tra i due grandi paesi, anche se da un Donald Trump così in difficoltà ci si può in questo momento aspettare di tutto.

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