Gli esperti segnalano che comprare debiti (pubblici o privati) non è un investimento esente da rischi. Le previsioni degli analisti sono chiare: i tassi d’interesse a medio termine stanno per aumentare.
Emissioni di debito con le quali sia le imprese private che le istituzioni pubbliche cercano fondi: i titoli emessi con questo scopo sono definiti a reddito fisso.
Ad ascoltare queste due parole, viene automaticamente da pensare che si tratti di investimenti sicuri, lontani dalle altalene dei mercati, senza rischi: si comprano i titoli e, passato un determinato periodo di tempo, oltre al capitale tornano indietro anche gli interessi.
Gli esperti, tuttavia, non si stancano di ripetere il contrario e alcuni di essi arrivano a sconsigliarli agli investitori non molto cauti. Per lo meno ora che si sta avvicinando l’aumento dei tassi di interesse: evento che, se dovesse verificarsi, metterebbe sicuramente in dubbio il valore dei titoli a reddito fisso.
Il mercato: amico o nemico?
Esiste davvero il reddito fisso? Molti analisti ritengono che comprare un titolo di questo tipo e mantenerlo fino alla sua scadenza offra una redditività che, se in molti casi non è esattamente fissa, è almeno stabile. Tirarsi fuori dall’investimento in un dato momento intermedio significa essere soggetto alle fluttuazioni del mercato.
Il primo problema potrebbe essere determinato dal prezzo a cui si vende il titolo. Se è inferiore all’importo che si è pagato per acquisirlo, la redditività sarà compromessa. È quello che gli esperti chiamano rischio di mercato.
Allo stesso modo, se si investe nei debiti di un’impresa e la sua situazione finanziaria peggiora all’aggravarsi del debito o al peggiorare dei risultati, la percezione della compagnia sarà negativa. A quel punto si arriverebbe ad una redditività addizionale per investire su un debito del genere: la conseguenza è che i titoli che già si possiedono varranno meno.
È il cosiddetto “rischio di credito”, una situazione per cui gli investitori possono addirittura arrivare a pensare che l’ente da cui si è acquistato il debito stia per fallire e corrono a vendere. La conseguenza è intuibile: il prezzo crolla, si generano perdite tra il prezzo di vendita e quello d’acquisto. Proprio per aiutare gli investitori a controllare la qualità del credito, i rischi dei titoli sono misurati dalle agenzie di rating.
I tassi di interesse: la grande incognita
I fattori che possono influenzare il reddito fisso sono molteplici. Al momento, considerato lo stato delle borse, l’eventualità più temuta da parte degli investitori è che i tassi di interesse lievitino, dal momento che la relazione tra questi e i prezzi dei titoli è inversamente proporzionale.
Ora i tassi di interesse sono ancora bassi. Ma fino a quando? Gli analisti prevedono che l’aumento dei tassi potrebbe verificarsi in tempi brevi e davanti a questo scenario il consiglio che danno è uno soltanto: diversificare. Un investimento interessante potrebbe essere il reddito aziendale di grandi compagnie (il cosiddetto investment grade) a medio termine: i rendimenti generati da investimenti del genere sono moderati ma allettanti, tra l’1% e il 2%.
Alcuni analisti suggeriscono un altro approccio, ovvero privilegiare i titoli variabili o addirittura i titoli indicizzati, dal momento che misurano il pagamento iniziale degli interessi e dell’ammortizzazione dei capitali secondo tassa d’inflazione.
Altra possibilità sono i cosiddetti titoli a cedola zero, che permettono la consegna alla scadenza del capitale e dell’interesse composto accumulato e si vendono solitamente con sconti sostanziali rispetto al loro valore nominale.
Più redditività = più rischi
Il profilo più a rischio è senza ombra di dubbio quello dell’investitore che entra a gamba tesa nei fondi di titoli high yield che sono classificati con rating BBB- e sono volgarmente conosciuti come titoli-spazzatura. Se da un lato la possibilità di default delle compagnie che emettono questi titoli è più elevata, dall’altro le redditività sono sensibilmente più alte.
Discorso a parte va fatto per gli investimenti in titoli stranieri emessi in valute estere, giacché in questo tipo di prodotti alla volatilità del debito si unisce la volatilità della moneta.
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