Studi professionali e cassa integrazione in deroga: un binomio reso impossibile, fin dal 1 gennaio del 2015, per via del decreto interministeriale che ha rivisto regole e condizioni per l’applicazione degli ammortizzatori sociali in deroga. Ma le associazioni di categoria non ci stanno, e cercano di far sentire la loro voce.
Studi professionali e cassa integrazione in deroga: un addio annunciato? A dire il vero, guardando le fredde carte, parrebbe proprio di sì: è una questione ormai di vecchia data, della quale abbiamo parlato già più volte. Il decreto interministeriale che ha ridisegnato l’intero apparato per la concessione dei cosiddetti ammortizzatori sociali in deroga, infatti, ha da tempo escluso i dipendenti degli studi professionali da questo tipo di strumento a sostegno del reddito.
Addio alla cassa integrazione in deroga dal 1 gennaio 2015
Le regole, al momento, delineano un quadro molto chiaro: dopo l’attuale regime transitorio in vigore in molte Regioni italiane - ottenuto grazie alle pressioni di Confprofessioni - è stata disposta una proroga della concessione dei trattamenti di integrazione salariale fino al 31 dicembre del 2014. Una volta trascorsa questa data (quindi a partire dal 1 gennaio 2015), gli studi professionali non avranno più diritto di usufruire della Cig in deroga.
Un problema di fondi?
Il problema, secondo il Governo, meramente contabile: non ci sarebbero fondi a sufficienza per tutti. Una versione fortemente contrastata dal presidente di Confprofessioni, Gateano Stella, che ha più volte ribadito come l’intero comparto rappresenti – nel calderone della spesa complessiva per gli ammortizzatori in deroga – appena l’1 per cento. Di fatto, questa esclusione rischia di privare i lavoratori degli studi professionali di un fondamentale strumento di tutela salariale: tra il 2012 e il 2013, più di 8 mila studi professionali in tutta Italia hanno usufruito della cig in deroga. Per questo, in questi ultimi giorni dell’anno i rappresentanti di categoria sono all’opera nel tentativo di sensibilizzare l’esecutivo sul tema, guardando con ansia a quanto potrebbe accadere nel 2015.
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