Social card 2014: tra enormi ritardi e requisiti reddituali bassissimi, lo strumento pensato per dare un piccolo contributo mensile a 50 mila persone in difficoltà si sta rivelando una vera e propria chimera. Di fatto, i 50 milioni stanziati per il 2013 verranno usati solo in parte: ecco come mai.
Social card 2014, a leggere i requisiti Isee fissati dall’Inps non si è mai abbastanza poveri. Tremila euro l’anno, infatti, è la soglia stabilita per essere considerati indigenti, e così in diritto di poter richiedere questo modesto contributo mensile che, però, per le persone davvero in difficoltà potrebbe rappresentare una significativa boccata d’ossigeno.
Social card: doveva arrivare a 50 mila persone, invece non supererà quota 11 mila
A certificare il flop della social card sono i freddi numeri: il governo aveva annunciato che sarebbe arrivata a 50 mila persone, invece ad oggi risulta che la platea si fermerà appena a quota 11 mila potenziali beneficiari. E sottolineiamo potenziali, perché a quanto pare, fino ad ora, non sono stati erogati soldi quasi a nessuno, nonostante i fondi siano disponibili da più di un anno ormai.
La storia della social card, dal Governo Berlusconi in poi
Con il nome social card, comunque, ormai non intendiamo più ciò che fu introdotto dagli esecutivi guidati da Silvio Berlusconi; uno degli ultimi atti firmati dall’ex ministro del Welfare Elsa Fornero, infatti, fu quello di rivedere e ampliare questo strumento di sostegno, con una fase di sperimentazione iniziale nelle 12 grandi città con più di 250 mila abitanti. Era il 10 gennaio del 2013, e l’aiuto previsto fu piccolo ma significativo: dai 231 fino ai 404 euro al mese per un anno. Il Governo Letta mise in atto le procedure e i singoli Comuni hanno successivamente emesso i relativi bandi per fare in modo di raccogliere le domande.
I rigidi paletti fissati dall’Inps
Le graduatorie stilate nelle diverse città devono essere inviate all’Inps, dove i rigidissimi requisiti richiesti falcidiano sistematicamente tutte le richieste: in particolare, il più contestato è quello dei 3 mila euro di reddito Isee, senza considerare altri paletti come il non aver acquistato un’auto o una moto nell’ultimo anno. Così facendo, di fatto, a Torino vengono accolte 350 domande su 4900, a Milano 600 su 1500, a Napoli 880 su 2800. Il braccio di ferro con l’Inps, tuttavia, sembra appena all’inizio: Roma ha inviato la sua graduatoria di 5482 nomi appena lo scorso 31 luglio. E intanto, anche chi ha ricevuto il via libera, nella stragrande maggioranza dei casi, non ha ancora visto un euro.
I dubbi sull’attivazione della social card
Superare il severo vaglio dell’Inps, infatti, non significa automaticamente avere il contributo in tasca. A quel punto entrano in gioco le Poste italiane, perché la social card è come un bancomat: serve la tessera, il codice Pin e l’accredito del denaro. Tre elementi che quasi mai coesistono, e che hanno contribuito alla situazione attuale: meno di mille persone, in data odierna, avrebbero (il condizionale è d’obbligo) effettivamente ricevuto i soldi.
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