Sicurezza sul lavoro non rispettata: cosa deve fare il lavoratore?

Claudio Garau

16 Marzo 2022 - 21:50

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Per ciò che attiene alla sicurezza sul lavoro, l’azienda deve applicare quanto previsto dal d. lgs. n. 81 del 2008. Se non lo fa, il lavoratore può tutelarsi in vario modo. I dettagli.

Sicurezza sul lavoro non rispettata: cosa deve fare il lavoratore?

La sicurezza sul lavoro rappresenta un tema di primaria importanza in materia di contratti e rapporti di lavoro. Ciò in particolare rileva se pensiamo ai tantissimi casi di cronaca che trattano di incidenti anche molto gravi, se non addirittura letali, sul luogo di lavoro.

Non stupisce allora che nel tempo si siano succedute una serie di normative, le quali hanno mirato ad aumentare la sicurezza sul lavoro, indicando tutta una serie di norme e regole specifiche, gravanti sul datore di lavoro. Oggi il testo di riferimento in materia è il d. lgs. n. 81 del 2008 sulla sicurezza sul lavoro, ossia un articolato apparato normativo che contiene svariate norme inerenti a tutte le misure da adottare per garantire l’integrità psicofisica di chi lavora in azienda.

Ma che succede se il datore di lavoro non rispetta le regole in tema di sicurezza sul lavoro? Come può il dipendente difendersi e tutelarsi? Quali iniziative e contromisure può adottare? Lo vedremo di seguito, in questa sintetica guida pratica per il lavoratore.

Sicurezza sul lavoro non rispettata: l’obbligo di sicurezza gravante sul datore di lavoro

Vero è che uno dei maggiori obblighi che scattano per il datore di lavoro, in caso di sottoscrizione di un contratto di lavoro ed assunzione di un dipendente, è rappresentato dal cd. obbligo di sicurezza.

A predisporre l’obbligo di sicurezza in capo al datore di lavoro è la legge, e in particolare l’art. 2087 del Codice Civile, il quale obbliga le aziende a porre in essere tutte le misure che, in base alle conoscenze a disposizione, possano tutelare in modo efficace la salute e la sicurezza sul lavoro del dipendente.

In esso infatti si trova scritto che: l“’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.

L’appena citata norma include un principio generale, del quale la legislazione in campo di prevenzione e di assicurazione degli infortuni sul lavoro rappresenta applicazione specifica. Ci riferiamo ovviamente al d. lgs. n. 81 del 2008, ossia il notissimo Testo unico sulla sicurezza sul lavoro.

Per quanto riguarda il ruolo dell’azienda, essa deve essere in grado di scegliere ogni misura idonea a prevenire sia i rischi facenti parte dell’ambiente di lavoro, sia quelli derivanti da elementi esterni e riguardanti il luogo nel quale detto ambiente si trova. Ciò in considerazione del fatto che la salute del lavoratore consiste in un bene di rilevanza costituzionale, il quale impone al datore di lavoro di mettere al primo posto la sicurezza dei lavoratori sotto contratto.

Dunque, spetterà al datore di lavoro decidere quali misure azionare al fine di tutelare la salute dei dipendenti. Nel compiere detta valutazione l’azienda dovrà comunque tenere conto della specifica natura delle attività compiute. In altre parole, le misure di sicurezza non sono le stesse per tutti i reparti e le aree aziendali, essendo esse legate alla tipologia di attività che caratterizza il singolo reparto o area aziendale. Perciò l’obbligo di sicurezza è da intendersi come concetto ampio, che deve essere di volta in volta rapportato allo specifico contesto aziendale ed alle sue peculiarità.

Il ruolo dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e la denuncia da parte del dipendente

Nei casi in cui il datore di lavoro abbia dato luogo ad una o più violazioni delle norme in tema di sicurezza sul lavoro, il lavoratore potrà tutelarsi rivolgendosi all’Ispettorato Nazionale del Lavoro, ossia un’Agenzia unica che esercita le attività ispettive, che in passato erano affidate ad altri organi dello Stato, ossia Ministero del Lavoro, Inps e Inail.

In particolare, è alla sede dell’ispettorato del Lavoro competente sul territorio che il lavoratore dovrà rivolgersi - denunciando il datore di lavoro - per far valere i propri diritti e per segnalare dunque la situazione di irregolarità, sul piano del mancato rispetto degli obblighi di sicurezza. La denuncia dovrà contenere alcuni elementi essenziali quali, ad esempio, i dati identificativi dell’azienda e il contratto di lavoro.

Compito dell’Ispettorato è dunque anche quello di verificare il rispetto delle leggi che regolano il rapporto di lavoro dipendente. Ecco perché quest’agenzia potrà compiere tutti gli accertamenti del caso, per ciò che attiene alla sfera della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Nella prassi, alla denuncia da parte del lavoratore segue infatti un’ispezione da parte dell’Ispettorato. Da essa potrebbe poi scaturire una sanzione amministrativa, emessa verso il datore di lavoro, se emerge l’effettiva violazione delle norme sulla sicurezza sul posto di lavoro.

Detta violazione, oltre che determinare possibili profili risarcitori azionabili dal lavoratore, è infatti di solito punita con l’emanazione di sanzioni amministrative, il cui importo cambia in relazione alla specifica violazione accertata.

Sicurezza sul lavoro non rispettata: la possibilità della vertenza sindacale

Il dipendente che intenda ottenere tutela contro situazioni di mancato rispetto delle norme della sicurezza sul lavoro, potrà altresì usufruire dello strumento della vertenza sindacale. Di che cosa si tratta in concreto? Ebbene, altro non è che la facoltà di fare una contestazione al datore di lavoro, legata al mancato rispetto dei diritti e dunque alla violazione delle norme di cui al d. lgs. n. 81 del 2008.

Si chiama vertenza sindacale in quanto il dipendente può contare sull’assistenza tecnica del sindacato a cui ha aderito, onde verificare i propri diritti ed inoltrare al datore di lavoro una formale lettera di contestazione. Non bisogna infatti dimenticare che i sindacati hanno altresì uffici vertenze, allo scopo di dare una tutela ad hoc ai lavoratori e per controllare la effettiva gestione dei rapporti di lavoro.

Il sindacato dovrà così verificare la fondatezza della pretesa del lavoratore e, laddove siano riscontrate delle anomalie e violazioni delle norme in tema di sicurezza sul lavoro, l’ufficio vertenze potrà inviare una diffida al datore di lavoro mirata anzitutto a far cessare le condotte inadempienti e rispettare, per il futuro, i diritti del lavoratore.

Nel caso in cui la vertenza sindacale non porti al risultato desiderato dal lavoratore, quest’ultimo farà bene a rivolgersi ad un avvocato esperto in diritto del lavoro, al fine di accertare il giudizio la violazione delle regole di sicurezza da parte del datore di lavoro, e conseguire così il risarcimento danni.

I rischi e le responsabilità per l’azienda che non rispetta l’obbligo di sicurezza

Per l’azienda che non rispetta e viola l’obbligo di sicurezza, così come dettagliato nelle varie norme del Testo unico sulla sicurezza, possono scattare varie forme di responsabilità. Eccole di seguito in sintesi:

  • responsabilità contrattuale: essa entra in gioco in quanto l’obbligo di sicurezza è parte del contratto di lavoro sottoscritto con il lavoratore. Se detto obbligo non è rispettato siamo innanzi ad un inadempimento da parte dell’azienda. Ne consegue che il dipendente può conseguire in giudizio il risarcimento del danno;
  • responsabilità amministrativa: il d. lgs. n. 81 del 2008 indica che la violazione di alcune sue regole è punita con sanzioni amministrative;
  • responsabilità penale: se il non rispetto degli obblighi di sicurezza è causa di un infortunio o di una malattia professionale per il dipendente, il datore di lavoro rischia altresì di essere responsabile penalmente. Pensiamo ad es. ai casi di condanna per lesioni gravi o gravissime in base al danno patito dal lavoratore.

In particolare, per quanto attiene al risarcimento danni, spetterà al lavoratore dover fornire la prova del proprio diritto al risarcimento. Ovviamente si rivelerà essenziale il supporto di un valido avvocato esperto nel diritto del lavoro.

Il dipendente dovrà provare di aver subito il danno e la sua entità: si rivelerà essenziale la perizia medico legale. Il lavoratore dovrà provare altresì il comportamento illegittimo del datore di lavoro ed infine il nesso di causalità tra danno patito e comportamento datoriale. In altre parole, egli dovrà dunque acclarare che è stata la condotta del datore a provocare il pregiudizio. Per questa via, potrà ottenere tutela in caso di sicurezza sul lavoro non rispettata, e conseguire il risarcimento danni.

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