La scommessa di Shanghai sul petrolio apre nuova Via della Seta in ambito finanziario

Alessio Trappolini

26 Marzo 2019 - 08:00

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Il primo anno di vita dei contratti future sul petrolio denominati in yuan non ha stravolto gli equilibri sul mercato: Brent e WTI mantengono il ruolo riconosciuto di benchmark globali. Ben presto però il derivato lanciato dall’exchange di Shanghai andrà a colmare il gap di contratti utilizzati in tutti i flussi commerciali ad est dell’Europa, fra Medio oriente e Cina

La scommessa di Shanghai sul petrolio apre nuova Via della Seta in ambito finanziario

Il 26 marzo 2018 la Cina ha lanciato sulla piazza finanziaria di Shanghai (Shanghai International Energy Exchange) il primo contratto future sul petrolio denominato in yuan cinesi (clicca qui per rileggere la notizia su Money.it).

Passato un anno esatto da questo storico evento possiamo tirare una linea e valutare come il mercato ha recepito questa importante rivoluzione mirata a insidiare il ruolo di benchmark del mercato petrolifero oggi rivestito da Brent e WTI.

Shanghai Crude Oil Future: partenza positiva

Il Future generico sul petrolio scambiato allo Shanghai International Energy Exchange. Fonte: Bloomberg

Il primo anno di vita dei contratti denominati in yuan in realtà non ha stravolto gli equilibri sul mercato petrolifero, che riconosce ancora il ruolo di benchmark internazionali ai due contratti occidentali, il WTI americano e il Brent di Londra.

Le statistiche un anno dopo. In termini di performance i risultati del Future petrolifero in yuan non sono stati così entusiasmanti. Dopo 12 mesi il contratto con scadenza generica riporta una performance positiva di soli 5 punti percentuali (la percentuale è aggiornata alla seduta del 25 marzo) (vedere grafico).

Shanghai Future meglio del Brent. Dalle statistiche elaborate da Reuters sulla quota di mercato conquistate dai tre derivati dopo il lancio emerge un dato interessante. Il primo anno (le statistiche comprendono il periodo marzo-dicembre 2018) di negoziazione per il derivato di Shanghai è stato addirittura migliore di quello del Brent, che nell’anno del lancio, il 1988, aveva ottenuto una quota del 3,1% sui volumi totali annuali registrati sul mercato dei derivati petroliferi.

I volumi sui tre contratti derivati: WTI, Brent, Shanghai. Fonte: Bloomberg

In termini di volumi la differenza è molto netta nei confronti del WTI. Meno marcata verso il Brent, che in qualche occasione è stato addirittura sorpassato in numerosità di scambi (vedere gli spike di agosto, novembre e dicembre). Confrontando i turnover (controvalori scambiati) i numeri messi in luce a Shanghai sono ancora molto lontani da quelli mossi ogni giorno sulle piazze di New York e Londra su WTI e Brent.

Ancora presto per tirare le somme. «Si tratta di una partenza in sordina, ma è senz’altro giusto che il mercato energetico di Shanghai abbia tentato questa via e sicuramente i risultati ottenuti nel primo anno non faranno desistere i cinese», ha commentato Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia.

Nel prossimo futuro è infatti probabile che la Cina non limiterà l’iniziativa al solo mercato petrolifero ma estenda iniziative simili anche su altri mercati delle commodity come il Natural gas: «E’ giusto che lo facciano. La Cina è il più grande importatore di risorse energetiche al mondo e sul mercato c’è bisogno di strumenti finanziari alternativi a quelli occidentali», ha riferito Tabarelli.

Nuova Via della Seta anche per gli strumenti finanziari

Il presidente Nomisma Energia ha sottolineato il ruolo di guida che le iniziative cinesi potrebbero rappresentare per il mondo asiatico e non solo. «Se escludiamo alcuni derivati negoziati a Dubai, esiste un vuoto di strumenti finanziari a est dell’Europa – sostiene Tabarelli, che aggiunge -, tutti i flussi commerciali fra Medio oriente e Cina hanno come benchmark strumenti occidentali (WTI Future o Brent Future, ndr). Quindi vi è un bisogno di strumenti finanziari dettato da esigenze prettamente commerciali, attività di copertura».

In effetti i precedenti non lasciano adito a dubbi. Shanghai aveva più volte tentato il lancio di uno strumento finanziario di questo genere negli anni ’90. Tentativi simili sono stati fatti dalla Russia e dagli Emirati Arabi (Dubai Mercantile Exchange, DME) con derivati sia sul petrolio che sul Gas naturale.

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