Ancora giù il rublo russo, al quale non basta il quinto aumento dei tassi da inizio anno. La banca centrale di Mosca ha portato il costo del denaro al 10,5%
La Russia, seguendo le recenti direttive del premier Vladimir Putin, ha dichiarato apertamente guerra agli speculatori internazionali che stanno mettendo in ginocchio il rublo. La banca centrale russa, che la scorsa settimana è tornata a vendere diversi miliardi di dollari per frenare la discesa della moneta nazionale, ha deciso di aumentare ancora una volta i tassi di interesse. Questa volta il ritocco è pari a 100 punti base, per cui il costo del denaro in Russia è ora al 10,5%. Da inizio anno l’istituto monetario di Mosca, guidato da Elvira Nabiullina, ha aumentato i tassi di ben 500 punti.
La reazione sui mercati finanziari russi è stata ancora una volta negativa. Il rublo ha aggiornato i minimi di sempre, mentre il rendimento dei titoli di stato decennali resta intorno al 12,5%. La stretta sui tassi è stata resa necessaria sia dal crollo senza freni del rublo sia dal boom dell’inflazione, volata addirittura sopra il 9% a novembre ben oltre il target del 4% della banca centrale di Mosca. Il tasso di cambio USDRUB ha superato quota 55,70, portando la performance dall’inizio del secondo semestre dell’anno a +60%. Non si ferma nemmeno il rally di EURRUB, che ha sfiorato quota 69.
Per il cross euro/rublo la performance a due mesi è pari al 35%. La caduta del rublo russo è dovuta a diversi fattori di carattere economico-finanziario e geopolitico. Da un lato il crollo dei prezzi del petrolio fino a 60$ al barile sta riducendo sempre più le entrate fiscali del paese, che deve fare i conti con le pesanti sanzioni economiche inflitte dall’Occidente per la crisi in Ucraina. Mosca finirà in recessione nel 2015, con la Banca Mondiale che stima una contrazione dello 0,7%. I deflussi di capitali, che nel 2013 toccarono i 61 miliardi di dollari, potrebbero raggiungere la clamorosa cifra di 140 miliardi di dollari entro fine anno.
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