Riforma ticket sanitari in arrivo: tagli alle esenzioni e risparmio pubblico

Valentina Pennacchio

2 Luglio 2013 - 15:42

Riforma ticket sanitari in arrivo: tagli alle esenzioni e risparmio pubblico

Riforme, decreti, cambiamenti. Termini molto in auge in questo periodo, su cui il Governo Letta si sta concentrando per rilanciare l’Italia, non senza fare i conti con le casse dello Stato.

Nel mirino questa volta è il settore della sanità pubblica e tutto quel mondo che vi si muove nell’ombra. Il neoministro della Salute, Beatrice Lorenzin, è stato chiaro: riforma dei ticket sanitari in arrivo in nome di tagli alle esenzioni, risparmio e razionalizzazioni.

In un’intervista il ministro ha spiegato che la riforma dei ticket sanitari deve essere attuata in modo “semplice e lineare, tenendo conto dei carichi familiari" e ha aggiunto:

"Oggi metà degli assistiti non paga il ticket perché esente ed è quella fetta di popolazione che consuma l’80% delle prestazioni. In alcune aree del Paese gli esenti per reddito IRPEF arrivano al 70%. C’è qualcosa che non va perché poi chi paga, paga troppo”.

La Lorenzin ha inoltre dato conferma del mancato aumento di due miliardi a partire dal 1 gennaio 2014 perché “sarà garantita la copertura nel fondo sanitario”.

Sanità: urge riforma generale

L’analisi del ministro si è soffermata su tre punti essenziali. In primo luogo, così come è stata paventata l’ipotesi di calcolare l’IMU in funzione dell’ISEE, anche i ticket sanitari potrebbero essere agganciati al reddito ISEE affinché

“le esenzioni siano graduate, tenendo in maggiore considerazione i carichi familiari oltre che la ricchezza effettiva”.

Il secondo punto è quello relativo alla spesa sanitaria, che va assolutamente razionalizzata, ottenendo un risparmio fino a 10 miliardi di euro. Tra i possibili interventi:

  • l’informatizzazione con il fascicolo sanitario elettronico, che eviterà le duplicazioni di prestazioni, e la ricetta elettronica;
  • la possibilità che le farmacie di servizio possano fornire prestazioni base e prenotazioni;
  • la creazione di centrali d’acquisto per i servizi di lavanderia;
  • l’ottimizzazione della gestione dello smaltimento dei rifiuti.

Infine la Lorenzin ha parlato di tempi di ospedalizzazione e del ruolo dei medici di famiglia, i quali

“non possono essere relegati al ruolo di compila-ricette ma tornare alla medicina d’iniziativa. Quella che ti fa chiamare i pazienti che sai essere nelle fasce più a rischio per prevenire, curare in tempo”.

In quest’ottica rientra anche la necessità di valutare il piano di risorse per garantire agli assistiti la possibilità di studi aperti 24h. Questo capitolo è legato indissolubilmente ai costi di gestione per i tempi di ospedalizzazione, che potrebbero essere ammortizzati, appunto, con il rilancio della figura del medico di base, nonché con le cure domiciliari.

Considerazioni

Secondo il Censis, nonostante la crisi, 12,2 milioni di italiani hanno aumentato il ricorso alle prestazioni private a pagamento. Un dato che la dice lunga sul SSN. Su questo dato, che emerge da uno studio di Rbm Salute-Censis, influiscono due fattori principali:

  • liste d’attesa (61,6%);
  • convinzione che se paghi vieni trattato meglio (18%).

Dalla ricerca emerge anche:

  • il 50% degli italiani ritiene che il ticket sulle prestazioni sanitarie sia una tassa iniqua;
  • il 19,5% sostiene che sia inutile;
  • il 30% crede sia necessario per limitare l’acquisto di farmaci.

A ciò si aggiunge che:

  • il 41% degli italiani è convinto che la sanità pubblica copra solo le prestazioni essenziali;
  • il 14% crede che sia insufficiente;
  • 6 milioni gli italiani hanno aderito a un Fondo sanitario integrativo.

Tutti gli interventi che hanno interessato la sanità pubblica negli ultimi anni hanno generato malcontento tra i contribuenti, riducendo servizi pubblici e qualità, piuttosto che razionalizzare le spese. E’ noto che la sanità italiana andrebbe di gran lunga migliorata.

Dinanzi alle parole della Lorenzin gli italiani hanno ancora paura. E’ possibile credere che la riforma dei ticket sanitari non sarà un modo per fare cassa e finanziare la spesa sanitaria? E’ possibile sperare nel binomio tra equità ed aumento dell’efficienza nei servizi?

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