Riforma pensioni 2022: chi è sicuro di smettere di lavorare prima

Simone Micocci

12/08/2021

02/12/2022 - 11:00

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Pensioni: il dibattito sulla riforma porterà a delle importanti novità per il 2022. Diversi i dubbi, ma ci sono certezze: più tutele per donne e gravosi.

Riforma pensioni 2022: chi è sicuro di smettere di lavorare prima

Pensioni: cosa succederà il prossimo anno e soprattutto a chi verrà permesso di andare in pensione in anticipo? È la domanda del momento, alla luce della riapertura del dibattito sulla riforma delle pensioni, per la quale il confronto tra Ministero del Lavoro e sindacati riprenderà al rientro dalle vacanze.

Sta per finire la stagione di Quota 100 quella che, dati alla mano, ha permesso di anticipare la pensione perlopiù ai dipendenti pubblici, uomini e con redditi più elevati. Ragion per cui non si può certo dire che questa misura sia stata un successo, in quanto l’intenzione iniziale era quella di andare a riconoscere una strada alternativa per l’accesso alla pensione così da favorire le fasce più deboli della popolazione.

Così non è stato e per questo si guarda avanti. Le incognite su come sarà la prossima riforma delle pensioni sono molte e per questo motivo non sappiamo quali saranno le categorie alle quali si rivolgeranno le novità in arrivo (semmai ci sarà una riforma, al momento ipotesi probabile ma non certa).

Tuttavia, le ultime notizie - nonché le dichiarazioni fatte da coloro che sono impegnati nel confronto - ci danno comunque un’idea rispetto a chi può essere certo che anche il prossimo anno avrà a disposizione una strada alternativa per l’accesso alla pensione.

Pensione nel 2022: chi è certo di poterci andare prima

Con l’addio a Quota 100 gli interrogativi sono diversi: ci si chiede, ad esempio, se ci saranno altre opportunità - oltre a quanto previsto dalle regole introdotte dalla Legge Fornero del 2011 - per andare in pensione prima.

Governo e sindacati ci stanno lavorando, anche se al momento non sembra esserci condivisione d’intenti. Le parti sociali, infatti, hanno presentato delle proposte universali, in quanto riferiscono alla totalità dei lavoratori. Nel dettaglio, questi hanno chiesto di pensare a una flessibilità in uscita già al compimento dei 62 anni di età, o in alternativa con 41 anni di contributi.

Difficile pensare, anche solo per un fattore economico, che dal Governo arrivi il via libera a una tale proposta. Più probabile che ci si concentri sulle fasce più deboli: per loro sì che c’è la certezza che - in un modo o nell’altro - si potrà andare prima in pensione.

In pensione prima nel 2022: quali sono le fasce più deboli?

Una delle categorie per le quali continueranno a essere riconosciute agevolazioni per l’accesso alla pensione sono le donne. Queste, infatti, hanno dimostrato - anche solo per un fattore legato ai cosiddetti lavori di cura - di avere maggiori difficoltà rispetto agli uomini nell’arrivare a molti anni di contributi: basti pensare che - a parità di condizioni - per le donne la probabilità di attivare Quota 100 è stata dell’11% inferiore a quella degli uomini.

Si penserà, dunque, a questa categoria quando bisognerà ripensare il sistema previdenziale. Come? Intanto cominciando dal prorogare l’Opzione Donna, misura oggi riservata a coloro che ne hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2020. Con la Legge di Bilancio 2022 bisognerà intervenire per estendere questo termine, così da ampliare la platea delle beneficiarie di una misura che di fatto si paga da sola (visto che per accedervi è necessario accettare un ricalcolo contributivo dell’assegno di pensione).

Non solo donne: anche coloro che sono impiegati in mansioni particolarmente gravose verranno tutelati e gli verrà permesso di andare prima in pensione. Anche qui sarà fondamentale la proroga dell’Ape Sociale.

A tal proposito, nel mese di gennaio 2021 sono stati aperti i lavori della Commissione tecnica incaricata di studiare la gravosità delle occupazioni: il risultato darà delle importanti indicazioni sul futuro in quanto potrebbe anche ampliarsi la lista dei lavoratori gravosi ai quali vengono riconosciuti dei percorsi agevolati per l’accesso alla pensione.

L’obiettivo principale della suddetta commissione è di valutare l’impatto sull’aspettativa di vita di alcune condizioni di lavoro, proprio per analizzarle e “studiare le risposte previdenziali più adatte a specifiche categorie professionali”.

Per la prossima riforma delle pensioni, come tra l’altro confermato in più di un’occasione dal Ministro del Lavoro Andrea Orlando, si seguirà il principio per cui non tutti i lavori sono uguali. Chi è impiegato da anni in attività gravose e usuranti, quindi, avrà la certezza di poter andare in pensione prima rispetto a quanto previsto dalle regole di previdenza riconosciute al resto della popolazione. Bisognerà solo capire come, ossia se verranno introdotte nuove misure o se semplicemente ci si affiderà a quelle già esistenti.

Perché è impensabile avere una misura come Quota 100 che non va a soddisfare questo principio, andando invece a tutelare i redditi medio alti.

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