Bocciato il referendum sull’abolizione delle Legge Fornero, rimane il problema degli esodati, per questo riprendono quota le ipotesi di un intervento organico sulle pensioni e sul prestito previdenziale.
Dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale riguardo all’incostituzionalità del referendum proposto dalla Lega Nord, al fine di abrogare la Legge Fornero, si è improvvisamente riacceso il dibattito sulla necessità di una nuova riforma delle pensioni che ridefinisca in maniera organica lo scenario attuale e che vada a risolvere, tra gli altri problemi, soprattutto l’annosa questione degli esodati che, pur essendo stati ridotti attraverso le varie salvaguardie, sono una categoria tutt’altro che estinta nel panorama previdenziale italiano.
A fronte delle sei salvaguardie messe in campo dopo l’attuazione della Riforma Fornero sono stati 170000 i lavoratori tutelati, tuttavia, sebbene la Corte Costituzionale abbia bocciato la proposta leghista, ha comunque riportato l’attenzione su tutti quei casi ancora non risolti o che potrebbero determinarsi nel prossimo futuro, di lavoratori che, dopo aver stipulato accordi per il pensionamento anticipato con le loro aziende, si sono visti innalzare l’età pensionabile a 66 anni e si sono trovati senza lavoro e senza pensione.
Le dichiarazioni del ministro Poletti
Proprio per questo nella giornata di ieri il ministro del Lavoro Poletti ha affermato che
"Noi sappiamo che esiste un problema che riguarda in particolare quelle persone che sono vicine alla pensione e che nella situazione attuale di difficoltà hanno perso o possono perdere il posto di lavoro e non hanno la copertura di ammortizzatori sociali sufficiente fino a maturare la pensione (...) Credo che qui uno strumento flessibile che aiuti queste persone a raggiungere i requisiti bisognerà sicuramente produrlo perché diversamente avremo un problema sociale. Abbiamo molte ipotesi all’ordine del giorno, il prestito previdenziale è una possibilità"
Riprende, quindi, quota l’ipotesi di una riforma organica delle pensioni e con essa anche il prestito previdenziale che costituisce, come avevamo già segnalato nei giorni scorsi, una delle ipotesi in campo per agevolare l’uscita dal mondo del lavoro dei contribuenti più prossimi alla pensione.
Prestito Previdenziale
Al momento attuale e fino al 2018, posso ottenere il trattamento pensionistico o i lavoratori che raggiungono i 66 anni di età (pensione di vecchiaia) o il lavoratori che hanno versato 41 (donne) o 42 (uomini) anni di contributi (pensione di anzianità).
Il prestito previdenziale, ideato dal ministro Giovannini (precedente titolare del dicastero del lavoro sotto il governo Letta) avrebbe consentito di anticipare l’età pensionabile di tutti quei contribuenti prossimi alla pensione (2-3 anni) e di ottenere un anticipo, correlato, dell’assegno pensionistico che poi si sarebbe dovuto restituire attraverso piccoli prelievi sulla pensione, dal momento in cui si sarebbe raggiunta l’età di uscita prevista dalla legge.
Parti sociali e forze politiche
Le parole del ministro Poletti hanno ricevuto l’approvazione quasi unanime di sindacati e forze politiche. I primi hanno rilevato la necessità di trovare una soluzione condivisa circa gli interventi di riforma, dopo che la consulta, con la sua decisione, ha di fatto demandato al Governo la responsabilità di riformare il comparto delle pensioni. Quello del pensionamento anticipato rimane, secondo i sindacati il nodo più importante da sciogliere per risolvere in via definitiva il problema degli esodati.
Proprio a proposito della flessibilità in uscita e del pensionamento anticipato le varie forze politiche hanno, invece, sottolineato la necessità di accompagnare gli interventi di pensionamento anticipato dalle penalizzazioni che incidano sul trattamento pensionistico.
Al di là della necessità della riforma i tempi per un intervento organico sulle pensioni saranno ancora lunghi: il ministro Poletti ha specificato, infatti, che l’eventuale riapertura dei lavori su questo versante potrebbe ragionevolmente iniziare non prima dell’estate, dal momento che il Governo ha dato priorità al completamento della riforma del mercato del lavoro.
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