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Riforma delle pensioni 2015, pensione anticipata, penalizzazioni, quota 100: le ipotesi allo studio del Governo
giovedì 15 gennaio 2015, di
La riforma Fornero delle pensioni varata nel 2011 e operativa del 2012 ha implicato, fin dalla sua nascita, una serie di interventi, sempre estemporanei e settoriali, volti a emendarla e a diminuirne l’efficacia. Dalle pensioni anticipate con relative penalizzazioni, alle salvaguardie degli esodati, il legislatore si è sempre sforzato di rivedere i contenuti di una riforma che è sempre sembrata troppo aspra per i contribuenti.
Il 2015 potrebbe essere l’anno in cui arriverà anche una riforma organica delle pensioni, attualmente allo studio del Governo. Sono molti gli elementi che ne impongo, più di prima, la necessità: dall’attuazione di una riforma del mercato del lavoro, all’imminente pronunciamento della Corte Costituzionale (rimandato al 20 Gennaio 2015) circa l’(improbabile) ammissibilità del referendum proposto dalla Lega Nord per l’abrogazione della riforma Fornero sulle pensioni (articolo 24 del Dl 201/2011), fino al crescente numero di disoccupati determinato, anche ma non solo, dall’allungamento dell’età pensionabile. Ecco quali sono le ipotesi di riforma allo studio del Governo.
Pensione Anticipata con penalizzazioni
Possibilità di ottenere la pensione alla soglia minima di 62 anni di età e 35 anni di contributi subendo una penalizzazione dell’8%. La soglia per ottenere la pensione senza penalizzazioni resterebbe quella, attuale dei 66 anni e 3 mesi e la penalizzazione si ridurrebbe con l’avvicinarsi dell’età del contribuente a quest’ultima soglia (se, ad esempio, un contribuente decidesse di andare in pensione a 64 anni subirebbe comunque una penalizzazione per il pensionamento anticipato, pur inferiore alla decurtazione dell’8% dell’assegno pensionistico). In questa ipotesi, elaborata da Cesare Damiano (Pd), presidente della Commissione Lavoro della Camera, sarebbe fatta salva la possibilità di ottenere la pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età del lavoratore.
Pensione di anzianità a Quota 100
Sempre Cesare Damiano ha presentato anche un’ulteriore proposta in base alla quale sarebbe reintrodotta la pensione di anzianità pur con requisiti differenti da quelli precedentemente in vigore. In questo caso, l’ipotesi di riforma prevedrebbe l’introduzione della quota 100 (come somma dell’età anagrafica e di quella contributiva) come requisito per ottenere la pensione, partendo da un’età minima anagrafica di 60 anni e da un’età minima contributiva di 35 anni di contribuzione. In tal modo si potrebbe, ad esempio, accedere alla pensione con 60 anni di età e 40 di contributi, o con con 61 anni e 39 di contributi o, ancora, con 62 anni e 38 di contributi.
Prestito Pensionistico
In questo caso sarebbe mantenuto invariata la soglia per l’età pensionabile prevista dalla riforma Fornero (66 anni e 3 mesi) e sarebbe concessa la possibilità di ottenere il pensionamento anticipato. L’anticipo dell’età pensionabile potrebbe essere di un massimo di due anni e il denaro percepito in anticipo dal contribuente, a titolo di trattamento pensionistico, sarebbe restituito attraverso dei micro prelievi sull’assegno previdenziale. La proposta, elaborata da Enrico Giovannini, ministro del Lavoro sotto il Governo Letta, sarebbe quella di più difficile attuazione data la sua difficoltà e la necessità di coinvolgere in questo meccanismo anche le imprese.
Calcolo contributivo condizionato
Questa ipotesi di riforma tenterebbe di estendere i benefici concessi dall’attuale opzione donna (in scadenza al 31 Dicembere 2015) non solo alle lavoratrici ma anche a tutti i lavoratori. L’opzione donna consente attualmente, alle sole lavoratrici, di ottenere il beneficio della pensione, calcolata con metodo contributivo, con almeno 57 anni e 3 mesi di età e almeno 35 anni di contributi. Questa ipotesi di riforma, avanzata dal consigliere economico del Pd, Yoram Gutgeld, prevedrebbe l’estensione del calcolo contributivo a tutti i lavoratori e in cambio di questa "penalizzazione indiretta", concederebbe la possibilità di anticipare l’età pensionabile. In tal caso anche gli uomini beneficerebbero del pensionamento anticipato ma, con il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo, potrebbero ottenere un assegno pensionistico ridotto anche del 25%.
Una riforma organica delle pensioni potrebbe ragionevolmente ricomprendere al suo interno anche altre misure divenute sempre più urgenti, tra le quali: una disciplina organica relativa al problema degli esodati e una revisione dell’aliquota per la gestione separata INPS di Partite IVA e Co.co.pro.
